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Sergio Marchionne, chi era davvero l’uomo dietro il manager

Venerdì 17 dicembre, alle 21:25 su RaiTre andrà in onda in prima assoluta Sergio Marchionne, il documentario scritto da Giovanni Filippetto e diretto da Francesco Miccichè su Sergio Marchionne, l’uomo che ha rivoluzionato l’azienda più importante d’Italia.

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Il documentario

Italiano d’origine e nordamericano di formazione, capo azienda di ampia visione, simbolo manageriale ai tempi della peggiore crisi economica dal 1929. Al vertice della più grande azienda manifatturiera italiana sull’orlo della bancarotta, in tre anni ne mette in ordine i conti e di fronte alla Grande Recessione globale adotta un’imprevedibile strategia d’attacco sfidando l’impossibile. Le sue iniziative imprenditoriali e il suo stile di lavoro hanno suscitato passioni, diviso i media, anticipato la politica e irritato molti osservatori.
Ma chi è stato, in realtà, Sergio Marchionne? 

Sergio Marchionne cerca di trovare risposta nelle tappe principali della vita del manager: l’infanzia in Abruzzo e l’emigrazione in Canada; la ribellione giovanile e gli inizi come dirigente; il periodo da underdog, la consacrazione, le sue partite principali, giocate alle pari con i maggiori manager mondiali; la venerazione ricevuta negli Usa e la diffidenza da parte della sua nazione d’origine. Infine, il triste epilogo con l’improvvisa scomparsa. Ma soprattutto le convinzioni, gli interessi, i sentimenti privati di un uomo che aveva fatto della riservatezza un cavallo di battaglia. Un documentario dal taglio internazionale, che, capitolo dopo capitolo, restituisce la complessità della figura che è stata Sergio Marchionne, spesso osannato per le intuizioni manageriali ma anche duramente criticato per i metodi e l’impatto a volte drammatico delle sue scelte.

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Sergio Marchionne

Occhiali da vista e maglione scuro: così, ogni giorno, si presentava Sergio Marchionne. In azienda, in televisione o in un’aula magna di qualche università. Ha scelto di abbandonare le sembianze del top manager in giacca e cravatta per preferire un’immagine pratica, semplice. E, con quel maglione sempre uguale, ha preso parte a tutti gli incontri che hanno caratterizzato la sua carriera. Anche le trattative più delicate. Perché Sergio Marchionne non è stato un personaggio qualunque. Non lo è stato per ciò che ha rappresentato, per le sue imprese manageriali e il suo impatto nel mercato automobilistico, ma soprattutto non era un personaggio qualunque per il suo modo di operare. Un outsider completo, nei metodi e nei modi, ma che proprio per questo ha lasciato il segno nella principale azienda italiana. Lavoratore instancabile – per Marchionne non esistevano sabati e domeniche -, pretendeva il massimo da chiunque avesse a che fare con lui. Parlava con tutti e non aveva paura di dispensare rimproveri sontuosi, ma al tempo stesso era il primo che pretendeva che a mensa non si parlasse di lavoro. Piccole premure, come ricordarsi i compleanni di tutti i suoi collaboratori o far recapitare regali alle loro mogli e compagne: su tali piccoli gesti ha stabilito una coerenza e una fiducia necessarie a conseguire grandi traguardi. Era un leader e un trascinatore, anche verso le nuove generazioni. Marchionne, infatti, dedicava molto tempo a parlare ai giovani nelle università. Schivo con i giornalisti, schietto con i sindacati e sfacciato in tutti i tavoli cui si è seduto per prender parte a una trattativa. Amato e osannato dai media e poi scaricato e criticato. Tutto questo e molto altro era Sergio Marchionne. Tante sfaccettature che il documentario ricostruisce, pezzo dopo pezzo, tra interviste prestigiose e importanti immagini di repertorio.

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