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Spencer, Kristen Stewart è la Principessa triste di Pablo Larraín

Presentato in Concorso alla 78esima Mostra Internazionale del Cinema di Venezia, giovedì 24 marzo arriva finalmente nelle nostre sale Spencer, il nuovo biopic diretto da Pablo Larraín che dopo aver portato (nel 2016, a Venezia 73) in laguna la figura Jackie Kennedy, questa volta racconta Lady D, la “Principessa Triste” qui interpretata da Kristen Stewart che per questa prova è candidata all’Oscar. Il film ha come interpreti anche Timothy Spall, Jack Farthing, Sean Harris e Sally Hawkins

Il film 

Lady Diana, Lady D (Kristen Stewart). Un nome che è diventato un marchio e un simbolo. La storia di una principessa che era entrata nel cuore di una favola ma che l’aveva rifiutata, scegliendo di non diventare regina per non rinunciare a se stessa. Diana coraggiosa e ribelle. Diana che prende in mano il suo destino e rompe tutti gli schemi, rifiuta le liturgie soffocanti di un mondo che l’aveva imprigionata in un sogno fasullo e destruttura il mito della corona. Una donna generosa e amatissima, sofisticata e pop, coraggiosa e vulnerabile, che esce dalla corte reale ed entra nel mito per diventare icona universale ed emblema di modernità.

Il matrimonio fra la Principessa Diana e il Principe Carlo (Jack Farthing) è in crisi da tempo. Malgrado le voci di presunti flirt e di un imminente divorzio, si cerca di preservare la pace in vista delle festività natalizie, tradizionalmente trascorse dai reali nella proprietà di Sandringham. Sono giorni in cui si mangia, si beve, si spara e si va a caccia. E sono i giorni cruciali della scelta non più negoziabile. Perché Diana conosce le regole del gioco ma questa volta ha deciso. Quest’anno non sarà come gli altri e niente sarà più come prima. Spencer immagina ciò che potrebbe essere successo in quei pochi, fatidici giorni.

Jack Farthing e Kristen Stewart

Jack Farthing e Kristen Stewart

Pablo Larraín racconta…

“Tutti noi conosciamo bene le favole e le sue icone idealizzate: Diana Spencer è riuscita a stravolgere questo noto paradigma, frutto della cultura popolare. Spencer è la storia di una principessa che decide di non diventare regina, scegliendo di costruire da sola la propria identità. La sua storia è appunto il rovesciamento dello schema di una favola. Mi ha sempre colpito la decisione di Diana, proprio perché immagino quanto le sia costata. È questo è il fulcro del film. Volevo esplorare il percorso interiore che, fra dubbi e determinazione, l’ha condotta a scegliere la libertà per se stessa e per i suoi figli. La sua decisione ha caratterizzato anche ciò che ci ha lasciato: un patrimonio di onestà e umanità senza eguali”.

“Quando ho girato Jackie, nel 2016, ho sviluppato un forte interesse nei confronti di quelle personalità femminili che hanno cambiato il volto del 20° secolo. Sia Diana che Jackie hanno costruito la propria identità individualmente e non necessariamente in funzione degli uomini a cui sono state legate. Entrambe hanno compreso come utilizzare i media del loro tempo, per riuscire a trasmettere una certa immagine di sé al mondo esterno, sebbene lo abbiano fatto ognuna a modo suo”.

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“Lasciare Carlo e la vita di corte, è una decisione intima a cui Diana giunge quando si rende conto che la propria identità è più importante di quella della famiglia reale e della sua stessa nazione. Ma non c’è inadeguatezza in questo: lo fa solo per necessità. Vive in un ambiente che la schiaccia, che la sminuisce, quindi si sente chiamata a difendere se stessa e i suoi figli. Può sembrare che l’esperienza di Diana a Sandrigham, offra solo uno scorcio della sua esistenza. In realtà non è così: lì c’è tutta la sua vita, riflessa in una manciata di giorni”.

“Su Diana è stato detto di tutto, nei giornali, nei libri, nelle riviste. Un’infinità di storie, alcune vere, altre no. Abbiamo svolto una ricerca molto approfondita sulla sua vita, sulle tradizioni natalizie della famiglia reale e sulle storie dei fantasmi di Sandringham House. Eppure i membri della Famiglia Reale sono estremamente discreti. Non appena concludono le apparizioni pubbliche, le porte del palazzo si richiudono e non si sa più nulla di loro. Questo ha alimentato la nostra fantasia e ci siamo messi al lavoro. Non aspiravamo a realizzare un docudrama, bensì a creare una storia basata sia su elementi reali che sull’immaginazione, per raccontare la vita di una donna con gli strumenti che abbiamo a disposizione. Il fascino del cinema è proprio questo: c’è sempre spazio per la fantasia”.

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“Kristen Stewart può essere misteriosa, fragile e allo stesso tempo forte, ed è proprio questo di cui abbiamo bisogno. L’insieme di questi elementi mi ha ispirato. Il modo in cui si è relazionata al copione e al personaggio è molto bello. Ha dato vita a una performance stupenda e intrigante. Per il personaggio di Diana, non volevamo semplicemente trovare qualcuno che le somigliasse; il nostro lavoro è stato utilizzare gli strumenti del cinema, quali il tempo, lo spazio e il silenzio, per creare il mondo interiore di una persona connotata da mistero e fragilità. Entrambi questi suoi lati emergono chiaramente nelle scene caratterizzate dagli elementi soprannaturali. Non volevo scivolare nel paranormale o nell’assurdo, bensì esplorare la sua vita interiore. Ciò che Diana vede è il riflesso dei suoi ricordi, delle sue paure, delle sue illusioni. Questi elementi raccontano ciò che accade dentro di sé e mostrano la sua grande e splendida vulnerabilità”.

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