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Tanna, un amore shakespeariano nel Pacifico

Presentato in anteprima alla Settimana della Critica della 72. Mostra del Cinema di Venezia (dove ha ottenuto il Premio del pubblico e quello della Miglior Fotografia) e candidato a rappresentare l’Australia agli Oscar 2017, il 4 maggio esce al cinema Tanna, il sensazionale film girato nel Pacifico Meridionale da Martin Butler e Bentley Dean.


Siamo a Tanna, isolotto dell’arcipelago Vanuatu (sud del Pacifico), uno dei rarissimi posti al mondo ad ospitare ancora una società tribale. Qui, in un villaggio di nome Yakel, troviamo due giovani innamorati: Wawa, una ragazza dolce e sveglia, e Dain, nipote del capo tribù; la vita scorre tranquilla tra canti, bagni nelle cascate, corteggiamenti.

Tanna è però abitata da varie tribù, per lo più in lotta tra loro, pronte a uccidere in caso di sconfinamento: per evitare queste lotte la tradizione Kastom, seguita scrupolosamente dagli indigeni, prevede l’organizzazione di matrimoni – su decisione degli anziani- tra appartenenti a gruppi rivali. L’uccisione del padre di Dain, sciamano di Yakel, inasprisce però il rapporto con il clan nemico: gli Imedin.

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Durante una riunione tra gruppi, per porre un freno alla violenza, Wawa viene così promessa in sposa al figlio di Mikum, il capo degli Imedin, come parte di una accordo di pace. La ragazza però non ne vuol sapere e ancor meno il suo innamorato Dain, che, visibilmente contrariato, viene cacciato sulle pendici del vulcano Yahul. Wawa lo raggiunge nella note e i due iniziano una fuga, una sorta di ribellione alla secolare cultura Kastom: vagheranno nella foresta, braccati dagli abitanti del loro villaggio e dai temibili guerrieri Imedin, furiosi per l’affronto subito.

Il loro viaggio d’amore finirà male, ma cambierà per sempre il corso delle unioni a Tanna, introducendo la possibilità di matrimoni per amore, nel rispetto del Kastom. La storia dei due innamorati sarà benedetta anche del vulcano Yahul, considerato un’entità ultraterrena da tuti gli abitanti dell’isola.

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Il primo film che abbiamo visto nella nostra vita è quello che abbiamo interpretato”: a dirlo è il capo tribù di Yakel, villaggio dell’isola di Tanna, nella Repubblica di Vanuatu (nord est dell’Australia). E’ in questo arcipelago incontaminato, casa di una delle ultime società tribali al mondo, che è stato girato Tanna, di Martin Butler e Bentley Dean, storia dell’amore travagliato tra due giovani aborigeni, già ribattezzati i “Giulietta e Romeo del Pacifico”.

Il film rappresenta la prima incursione nel mondo della funzione cinematografica del duo di documentaristi Butler – Dean. Per portare sullo schermo una delle tribù che ancora vive seguendo i propri usi e costumi, lontani anni luce da quelli occidentali, i registi si sono concentrati su una sceneggiatura che lasciasse spazio al contributo della popolazione Yakel, con cui hanno vissuto per sete mesi durante le riprese. Una tribù che va ancora a caccia con arco e frecce, costruendo i propri vestiti e le abitazioni con i materiali trovati nella foresta e che non aveva mai visto prima una cinepresa.

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Il risultato è di forte impatto: la natura incontrastata di Tanna, con le sue acque cristalline e l’incombente monte Tukosmerail, diventa la vera protagonista; è il primo film della storia in nauvhal, lingua diffusa a sud ovest dell’isola.

“La migliore recensione? Quella dei capi tribù: “Sappiamo che siete venuti qui con il vostro materiale e l’idea di fare un film, ma vi informiamo che lo consideriamo il nostro film”. Ci dissero che il film rifletteva la verità e che aiuterà a mantenere forte il Kastom. Ci congedarono donandoci un pollo e una radice sacra di kava… ”.

Martin Butler e Bentley Dean

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