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The Elevator, claustrofobia e oscurità nel thriller di Massimo Coglitore

Scritto da Mauro Graiani e Riccardo Irrera e diretto da Massimo Coglitore, giovedì 20 giugno arriva nelle sale The Elevator, un thriller psicologico, inquietante ed avvincente che spiazza di continuo lo spettatore. Protagonisti sono James Parks, Burt Young e Caroline Goodall.

Il film

The Elevator è ambientato nella città di New York, dove vive e lavora Jack Tramell (James Parks), 50 anni, single, famoso per il suo TV show, che fa impazzire gli americani. Il set principale è l’ascensore del building dove vive Jack, che si trasforma in luogo di espiazione delle sue colpe. Jack è sospettato da Katherine (Caroline Goodall) di aver commesso un efferato crimine ai danni della donna. Katherine è affascinante, autoritaria, cinica, scientifica ma anche a volte spaesata. Katherine blocca Jack nell’ascensore la sera del labour day, lungo week end in cui la città si svuota, e lì cerca la sua vendetta.

E’ veramente Jack responsabile di tutto ciò, o la donna è pazza e lui è innocente? I dialoghi serrati, gli effetti sonori e visivi, la luce fredda alternata al calore degli esterni e la claustrofobia che le scene suscitano all’occhio dello spettatore, terranno alta la tensione fino alla fine. Tutto si consuma in tempo reale. Due esseri umani al cospetto, vittime delle loro debolezze, della loro forza, dei loro misfatti, della loro vita, con la quale pagheranno a caro prezzo il loro incontro.

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Massimo Coglitore racconta…

The Elevator si rivolge a un pubblico molto vasto, ed è un film in linea con le principali tendenze del genere thriller di oggi su scala internazionale. Spesso la violenza in pellicole di questo tipo è finalizzata al compiacimento del sangue e del macabro. Per The Elevator niente horror o splatter per spaventare o irritare lo spettatore. Niente effetti speciali fini a se stessi, ma un racconto fatto di sguardi, dubbi, vendetta e paura della morte. Il respiro angosciante dei protagonisti, dentro l’ascensore, sarà il “tappeto sonoro” del film“.

Volevo raccontare un dramma, un’ossessione che sfocia in lucida follia. Quando nella vita ti rimane solo la vendetta, l’odio ti devasta il cervello, non resta nulla se non il gusto sadico della sofferenza altrui. Ma anche essendo pura finzione cinematografica, abbiamo tutti la consapevolezza che tutto ciò non è impossibile, e quindi ci angoscia. In The Elevator la violenza sarà “catartica”, senza istigare all’aggressività, ma alla riflessione. Sarà proprio “il vedo, non vedo” che darà rigore stilistico al film“.

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The Elevator si svolge dentro un ascensore, che qui più che mai gioca un ruolo quasi da co-protagonista e diventa “metafora di vita”. Raccontare la paura, raccontare come questo isolamento si trasformi in una prigione essa stessa angosciante e causa di paura ulteriore. Pericolo, oscurità e claustrofobia sono gli ingredienti del film. In una società gravida di incubi, e di effetti spettacolari a tutti costi, qui la suspense si formerà sugli schemi del classico cinema di genere. Due protagonisti, due realtà e due obbiettivi differenti. Jack lotta per salvare la propria vita, la donna per togliergliela. Ma alla fine, non ci sarà nessun vincitore“.

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