Un Amore all'Altezza 0

Un piccolo Jean Dujardin pronto per Un Amore all’Altezza

Jean Dujardin e Virginie Efira sono i protagonisti di Un Amore all’Altezza, la commedia romantica diretta da Laurent Tirard che l’ha anche scritta e sceneggiata insieme a Grégoire Vigneron. Il film, nelle sale dal 7 settembre, è tratto da Corazon de Léon, scritto e diretto da Marcos Carnevale.


Diane (Virginie Efira) è una bella donna. Molto bella. Brillante avvocato, spiritosa e determinata. E ha appena messo fine a un matrimonio che non la rendeva felice. Ora si sente pronta a incontrare l’uomo della sua vita. Guarda caso, un bel giorno Diane riceve una telefonata da un certo Alexandre (Jean Dujardin), che ha trovato il suo cellulare.

Durante la loro conversazione telefonica accade qualcosa. Alexandre è garbato, spiritoso e a quanto pare anche colto. Diane ne resta affascinata. Ben presto fissano un appuntamento. Ma il loro incontro non andrà affatto come previsto. Alexandre, infatti, è “alto”, solo 1 metro e 45 centimetri

Virginie Efira

Virginie Efira

Per addentrarci nel film, vi presentiamo di seguito un estratto dell’intervista rilasciata da Laurent Tirard.

Com’è nata l’idea di Un Amore all’Altezza?

Ho incontrato Vanessa Van Zuylen, la produttrice che aveva acquistato i diritti di Corazón de León, un film argentino di Marcos Carnevale che raccontava la storia d’amore tra una bella ragazza e un uomo affascinante… alto 1 metro e 45! E’ stato un grosso successo nel 2013 in Argentina, ma non è mai stato distribuito all’estero. Vanessa voleva che ne facessi un remake, ma io stavo già lavorando a un altro progetto. Le ho detto che gli avrei dato un’occhiata, solo per non essere scortese, sicuro che avrei declinato la proposta. Solo che quando l’ho visto la mattina dopo, quel film mi ha stregato. Aveva una vera storia, era forte, audace e originale. Ho capito immediatamente che aveva anche un grosso potenziale comico. L’originale era un po’ strappalacrime, sul tipo di una telenovela. Così, ho pensato che sarebbe stata una buona idea riscriverlo e farne un remake un po’ più europeo.

Ha coinvolto fin dall’inizio il suo co-sceneggiatore, Grégoire Vigneron?

Sì. Come me, si è subito innamorato della storia e ne ha intuito le potenzialità. Così, ci siamo messi a scrivere la sceneggiatura agli inizi del 2014, con l’idea di girarlo in autunno. All’inizio, volevamo solo adattare la storia alla società francese. Ma quando oggi rivedo l’originale, mi rendo conto che abbiamo fatto parecchi cambiamenti. E dettaglio dopo dettaglio, Un amore all’altezza è diventato un altro film. L’idea non era quella di fare un documentario sulle persone così piccole. Volevamo parlare di cose importanti con leggerezza, e perché il film restasse una commedia era importante mantenere una certa distanza poetica.

Jean Dujardin

Jean Dujardin

Perché ha scelto proprio Marsiglia, per ambientare il film?

Non volevo che la storia si svolgesse in una megalopoli come Parigi o Londra, perché lì si incontrano persone così diverse che perfino un uomo alto un metro e 45 passerebbe inosservato. Ma ci serviva una grande città e volevo che ci fosse il sole, per dare alla storia un’aria un po’ californiana. Mi sono innamorato di Marsiglia a prima vista. Ha quell’atmosfera caotica e disordinata della Parigi degli anni ’70. Vedere persone in motorino senza il casco ha qualcosa di romantico. E in un mondo che è sempre più piatto, omologato e asettico, Marsiglia è una ventata d’aria fresca.

Alcune scene sono ambientate all’Opéra de Liège. Voleva dare un tocco di romanticismo alla storia?

Anche nel film argentino il protagonista era un architetto, ma non vediamo mai quello che fa. Grégoire ed io volevamo mostrarlo al lavoro. E qualche mese prima avevo visto alla televisione Cathedrals of Culture: una splendida serie di documentari prodotti da Wim Wenders. Uno degli episodi era sull’Opera di Oslo, in cui si respirava un’atmosfera magica. Così mi è venuto in mente di riprendere le riunioni di lavoro del protagonista con sullo sfondo danzatori e clown, per dare al film un tocco di poesia. Ma per ragioni di diritti, abbiamo girato in una vecchia stazione ferroviaria trasformata in teatro.

Diane e Alexandre

Diane e Alexandre

Nel suo film vediamo alcuni dei temi classici della commedia romantica. A quali film si è ispirato?

Mi sono ispirato a Capra, perché anche lui giocava con le favole e aveva una visione positiva delle persone. Non mostrava mai cattiveria, solo tanta umanità. Ma essendo cresciuto con le commedie romantiche inglesi e americane, ammetto che nel mio film c’è anche qualcosa di Pretty Woman – per l’aspetto della favola moderna – e un po’ di Bridget Jones, per le gag durante alcuni dei momenti più romantici.

Per questo film avete avuto bisogno di parecchi effetti speciali. E’ una parte del lavoro che l’affascina?

Ne ho fatto indigestione con Astérix, e non è esattamente la parte del lavoro che preferisco. Ma erano indispensabili per questo film, e devo dire che alla fine non è stato così complicato come pensavo. Almeno metà degli effetti speciali li abbiamo realizzati in post-produzione. Non bastava rimpicciolire il personaggio, perché altrimenti avrebbe avuto testa e mani troppo piccole e sarebbe apparso strano nei primi piani. E non doveva avere la morfologia di un nano. Ma facendo molti test prima delle riprese siamo riusciti a trovare le proporzioni giuste e le tecniche migliori per realizzarle.

Un Amore all'Altezza

Un Amore all’Altezza

Che cosa ha pensato quando ha visto il film finito?

Che avevo fatto il mio primo film per adulti! In questo film c’è un po’ della mia esperienza personale e anche delle mie esperienze traumatiche. Per la prima volta mi sono lasciato andare e ho scavato un po’ più a fondo nelle mie emozioni. E’ stata una sfida ed è la cosa di cui vado più fiero.

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