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Watcher, Maika Monroe tra stalking e paranoia nel thriller psicologico di Cloe Okuno

Acclamato da pubblico e critica all’ultimo Sundance Film Festival, da mercoledì 7 settembre arriva nelle nostre sale Watcher, il thriller-horror che segna il debutto alla regia di un lungometraggio di Cloe Okuno. Protagonista del film è Maika Monroe, che dopo quasi dieci anni torna al genere che l’ha resa celebre con l’iconico It Follows di David Robert Mitchell (2014).

Il film

Julia (Maika Monroe) è una giovane donna americana che abbandona la sua carriera di attrice per seguire il marito Francis (Karl Glusman) a Bucarest, che l’uomo ha dovuto raggiungere per lavoro. Il trasferimento in Romania sarà nocivo per Julia: nella sua nuova casa, spesso sola e annoiata, si avvicinerà drammaticamente alla depressione. Tutto cambierà quando una notte, osservando dalla finestra il condominio di fronte, la donna noterà un uomo, intento a spiarla e a tenerla sempre d’occhio. In preda al terrore, Julia inizierà a sospettare che l’uomo possa essere un serial killer del posto, noto come “Il ragno”, che è solito decapitare le donne. Tra realtà e paranoia, Julia sprofonderà in un incubo ad occhi aperti a cui, marito compreso, nessuno sembra essere disposto a credere.

Cloe Okuno racconta…

“Nel realizzare Watcher, volevo catturare una sorta di paura costante e sgradevole che accompagna molte donne per tutta la vita, che viene espressa attraverso il personaggio di Julia. Julia si trasferisce in un condominio con suo marito e inizia subito a percepire di essere osservata. Capisce che questo uomo che la osserva è una minaccia. Lo sente molto chiaramente, ma le persone intorno a lei faticano a comprendere l’entità di questa minaccia. È una situazione che probabilmente è abbastanza familiare per la maggior parte delle donne. Viviamo il mondo in modo diverso dagli uomini e quando proviamo a esprimere ciò che proviamo, veniamo spesso messe in dubbio, definite paranoiche, irrazionali o eccessivamente sensibili, e questo può farci cominciare a dubitare di noi stesse“.

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“Questo è sempre stato il fulcro della storia, che nel tempo si è evoluta notevolmente, da quando sono stato scelta per dirigerla nel 2017. Inizialmente, la sceneggiatura era ambientata a New York City, ma quando è apparso chiaro che avremmo girato il film in Romania, ho deciso di riscriverla ambientandola a Bucarest. Ci sono dei momenti come regista in cui i limiti pratici finiscono per essere creativamente molto liberatori, questo può sbloccare qualcosa di straordinario quando si è disposti ad accettare gli imprevisti. Questa era una di quelle volte. Improvvisamente, l’esperienza di Julia come straniera in questa nuova città accresce tutti i suoi sentimenti di disagio e incertezza“.

“Si ritrova sempre più isolata, incapace di parlare la lingua e quindi alienata da tutti quelli che la circondano. Ovviamente c’erano dei paralleli mentre giravo il film in Romania: non sapevo parlare la lingua, spesso ero chiusa in una stanza d’albergo nel bel mezzo della pandemia e, spesso, lottavo con i dubbi che una donna ha quando lavora in una professione dominata dagli uomini. Fortunatamente, la vita non ha imitato completamente l’arte. Ho finito il film senza alcuna discesa da incubo nell’oscurità ‘in stile Watcher’, sperando che tutta la tensione si facesse strada sullo schermo”.

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“I registi che ammiro sono quelli in grado di creare un linguaggio emozionante attraverso il loro mestiere, traducendo ciò che provano in una forma che le altre persone possono vedere e sperimentare da sé. Per Watcher mi sono ispirata al lavoro di David Fincher, Sofia Coppola, Satoshi Kon, Roman Polanski, Krzysztof Kieslowski e Mary Harron, registi che si sono distinti nel tradurre paura, solitudine e alienazione. La speranza è sempre che ci sia qualcun altro che possa entrare in empatia raccontando storie in modo che possiamo trarre conforto dal riconoscimento di noi stessi negli altri. Essendo una persona piena di ansie, fare film è il modo migliore e forse l’unico che ho trovato per affrontarle. Ho fatto del mio meglio per ritrarle onestamente in questo film e posso solo sperare che coloro che hanno sperimentato paure e ansie simili trovino conforto sapendo che non sono soli”.

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