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SPECIALE Ragazze a Mano Armata – Intervista a Fabio Segatori: “Nel mio film la Sicilia fuori da ogni stereotipo”

Un cast giovane e frizzante, un regista innovativo e appassionato di cinema orientale, un attore del calibro di Nino Frassica e la luce accecante della Sicilia. Mettete tutti questi elementi insieme e otterrete Ragazze a Mano Armata, in arrivo stasera nei cinema dopo esser stato presentato in anteprima lo scorso 15 giugno al festival di Taormina. La regia è di Fabio Segatori, poliedrico film maker che ha alle spalle lavori importanti come Terra Bruciata, con attori del calibro di Michele Placido, Raul Bova, Giancarlo Giannini e l’allora esordiente Bianca Guaccero. Si è cimentato anche in lavori lontani dai soliti schemi come I Gladiatori del Calcio, opera sul calcio storico fiorentino, girata anche con una telecamera posta sulla tempia dell’arbitro.

_RAMA_G.Verdelli, K.Proia,F.De Cola,G.D'Angi

Ragazze a Mano Armata è un misto tra commedia e film d’azione, ambientato in Sicilia, precisamente a Messina, che vede tre giovani protagoniste (Federica De Cola, Giovanna Verdelli e Giovanna D’Angi) nei panni di studentesse di Corleone fuorisede attanagliate dai classici problemi della loro età: la mancanza di denaro e di lavoro. Nella loro vita irrompe una signora veneta (Karin Proia) che spariglierà le carte e che avrà con sé una valigia con un milione di euro. Tra disavventure varie la borsa finirà divorata dalle fiamme e le tre ragazze per restituire l’ingente somma saranno costrette a fare una rapina e imparare i trucchi del “mestiere”. Sullo sfondo c’è una Sicilia lontana dai soliti stereotipi, che lotta per apparire diversa da quello che sembra e la presenza di Nino Frassica nel cast caratterizza ancor di più la pellicola.

Le tre protagoniste: Giovanna Verdelli, Federica De Cola, Giovanna D'Angi

Le tre protagoniste: Giovanna Verdelli, Federica De Cola, Giovanna D’Angi

CameraLook ha intervistato telefonicamente il regista Fabio Segatori sulla realizzazione del film, che prende spunto da una piéce teatrale sceneggiata dalla moglie Paola Columba.

C’è tanta Sicilia nel film e si percepisce una grande voglia di abbattere gli steccati del luogo comune. Come é nata l’idea di portare al cinema questa storia ambientata in un’isola “differente”?

Il punto di vista del racconto é siciliano. Paola Columba é catanese di origine e con la sua piéce teatrale ha vinto diversi premi. Abbiamo proposto una storia diversa, differente dai consueti canoni. Abbiamo portato in scena una commedia – thriller sganciata da stereotipi cercando di tracciare una nuova strada ed evitando di ripetere cose già fatte da altri.

La Sicilia offre sempre grandi fonti d’ispirazione. Adesso ha preso piede nell’isola anche la Lega Nord, questo l’ha stupita?

Secondo me siamo in una fase di cambiamento e nei cambiamenti ci si aspetta di tutto. Abbiamo avuto per anni vecchie classi dirigenti ormai fuori dal mondo e che hanno danneggiato tutto il Paese. Adesso il vecchio ordine sta cadendo a pezzi e si aprono diverse novità. Spero che trovino spazio coloro i quali sono indipendenti e che riescano a farsi sentire anche attraverso la rete. Per il resto penso che il cambiamento sia sempre stimolante.

Karin Proia

Karin Proia

Girare il film a Messina che effetto le ha fatto? Era un suo desiderio?

Sono un film-maker di lunga data e ho girato dall’85 in poi in diverse nazioni, tra cui Usa, Canada e Turchia. La scelta è stata dettata sia dal budget sia dal fatto che in Sicilia abbiamo trovato dei giovani, anche alla prima esperienza in un film, che ci hanno dato un apporto immenso. Molti di loro sono under 30 e avevano girato piccoli lavori e abbiamo collaborato benissimo. Certo é stato più faticoso, però ho trovato dei ragazzi “smanettoni” davvero bravissimi e abbiamo girato con Canon 5D, mostrando che é possibile fare del cinema anche così. I giovani danno un’energia matta che é fondamentale.

Nel film c’è la scena di una sparatoria sullo Stretto di Messina, una novità assoluta per il cinema italiano. E’ stata una scelta precisa o è arrivata d’improvviso durante le riprese?

Sono sempre stato incantato dallo Stretto di Messina e volevo valorizzarlo. E’ più bello della Baia di San Francisco! Ho vissuto in California per anni e lì vedevo la stessa luce della Sicilia e mi rammaricavo. Lì hanno fatto Hollywood, mentre in Sicilia….E’ un vero peccato non sfruttare un patrimonio così grande.

Giovanna Verdelli sul set

Giovanna Verdelli sul set

La Sicilia è un palcoscenico a cielo aperto pieno di luoghi meravigliosi. Come mai l’isola non è, nonostante tantissimi talenti, un epicentro di cinema e cultura?

La palla é nelle mani dei siciliani. Se volessero potrebbero fare qualsiasi cosa. Hanno il dono di avere una terra bellissima con una luce impressionante. Pensiamo alla Danimarca o all’Inghilterra che pur non avendo gli stessi paesaggi o la stessa luce hanno costruito comunque una cifra stilistica importante e riconosciuta a livello internazionale.

Com’è stato lavorare con Nino Frassica?

Nino é un vero artista, lontano dal ruolo della star. Ha dimostrato grande curiosità e voglia di sperimentare, infatti ha recitato in un ruolo lontano dalle sue corde, un ruolo molto malinconico ma che lui ha saputo interpretare benissimo. E’ una persona speciale e positiva e secondo me é un artista sottoutilizzato rispetto le sue grandi qualità.

Nino Frassica

Nino Frassica

Quali sono le sue fonti d’ispirazione per questo genere di commedia – thriller così particolare?

Mi sono ispirato a Peking Opera Blues che é un action movie molto fluido. Per il resto sono appassionato di cinema asiatico e da redattore di una rivista di cinema mi sono occupato spesso di film del filone, come La porta del corpo, un film d’azione e divertente con protagoniste tre prostitute.

Intervista di Andrea Sessa

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