Grande attesa oggi al Lido: alla 79. Mostra del Cinema di Venezia sarà infatti presentato Blonde, il film audace e ingegnoso con cui il regista Andrew Dominik ha ripercorso la travagliata vita di Marilyn Monroe ed esplora anche i lati più nascosti della celebre icona hollywoodiana. Tratto dall’omonimo romanzo di Joyce Carol Oates, il film – disponibile sulla piattaforma digitale Netflix a partire dal 28 settembre – vede Ana de Armas nel ruolo di Marilyn al fianco di Adrien Brody, Bobby Cannavale, Xavier Samuel e Julianne Nicholson.
Il film
Dalla sua infanzia precaria – figlia maltratta di madre single (Julianne Nicholson) – alla star più famosa e richiesta al mondo. Blonde racconta sia Norma Jean Baker che Marilyn Monroe (Ana de Armas), icona dello schermo la cui immagine di donna dalla strepitosa bellezza celava una vivace intelligenza oltre che una tumultuosa vita privata. Il film dipinge il fantasioso ritratto della vita della modella, attrice e cantante, narrando il suo percorso artistico, la sua ascesa alla fama e gli intrecci sentimentali che l’hanno pervasa. La pellicola confonde i confini tra realtà e finzione – analogamente al romanzo, ricrea meticolosamente i momenti iconici della vita e della carriera della Monroe, compresa la sua straordinaria interpretazione di Diamonds Are a Girl’s Best Friend nel musical di Howard Hawks del 1953 Gli uomini preferiscono le bionde, ma si concede anche qualche licenza drammatica – con la sua vita per esplorare la crescente divisione tra il suo io pubblico e quello privato.
Ana de Armas racconta…
“Le ambizioni di Andrew erano chiare fin dall’inizio: presentare una versione della vita di Marilyn Monroe dal punto di vista della protagonista. Desiderava che il mondo provasse che cosa realmente significa essere non solo Marilyn, ma anche Norma Jeane. Ho trovato che fosse il modo più audace, impenitente e femminista di accostarsi alla sua storia mai visto prima d’ora. Il nostro film non è lineare né convenzionale: vuole essere un’esperienza sensoriale ed emozionale. Il film si sviluppa con i suoi sentimenti e le sue esperienze. Ci sono momenti in cui ci troviamo dentro il suo corpo e la sua mente e questo offre agli spettatori l’opportunità di comprendere cosa significasse essere Norma e Marilyn al tempo stesso”.
“Abbiamo lavorato a questo film per molte ore di ogni singolo giorno per quasi un anno. Ho letto il romanzo di Joyce, studiato centinaia di fotografie, di video, di registrazioni audio, di filmati, tutto quello su cui sono riuscita a mettere le mani. Tutte le scene sono ispirate a immagine esistenti. Passavamo in rassegna ogni minimo dettaglio di ogni fotografia e discutevamo di cosa avvenisse in essa. La prima domanda era sempre: ‘Cosa stava provando qui Norma Jeane?’ Volevamo raccontare il lato umano della sua storia. La notorietà è quello che ha reso Marilyn la persona più visibile nel mondo, ma anche è anche quello che ha reso Norma la più invisibile”.
Diventare Marilyn
L’impegno di De Armas nei confronti di Blonde è stato instancabile. Ogni mattina dei 47 giorni delle riprese, dedicava dalle due ore e mezza alle tre ore al trucco e ai capelli prima di arrivare sul set e interpretare una serie di scene emotivamente estenuanti. La sua temeraria e poliedrica interpretazione ha costantemente impressionato Dominik. “Sono stato molto fortunato ad avere Ana perché è stata in grado di fare qualunque cosa – afferma Dominik – È stata bravissima. Coglieva l’essenza nel giro di pochissimo tempo. Aveva una sensibilità a fior di pelle e comprendeva tutto quello che le dicevo. Le scene prendevano vita grazie alla presenza di Ana”.
Andrew Dominik racconta…
“Era una donna profondamente traumatizzata e quel tipo di trauma esige una spaccatura tra un’identità pubblica e un’identità privata. È una realtà che si applica a chiunque, ma quando si tratta di un personaggio famoso, quella frattura spesso si manifesta pubblicamente in modi che generano ulteriori traumi. Il film si concentra molto sul rapporto con se stessa e con quest’altra persona, Marilyn, che è al tempo stesso la sua armatura e la cosa che minaccia di consumarla”.
“È possibile vedere il mondo al di fuori dei nostri traumi, al di fuori delle nostre paure e desideri? E se si incarna un oggetto del desiderio, quello che il mondo vede è il tuo vero io o una proiezione dei propri bisogni? Marilyn Monroe una volta disse: “Quando si è famosi, ci si imbatte sempre nell’inconscio delle persone”. Come si pone una bambina indesiderata di fronte all’essere diventata la donna più desiderata del mondo? Deve dividersi a metà? Proporre un’immagine sfolgorante al mondo, mentre l’io indesiderato soffoca all’interno. E non è forse il cinema stesso una macchina del desiderio? L’abbiamo in qualche modo uccisa noi stessi con il nostro sguardo? Lei ora esiste, come la polvere di una stella esplosa, sotto forma di migliaia di immagini che fluttuano nel nostro inconscio collettivo, nei film, nelle fotografie, sui muri, nelle pubblicità, sulle fiancate dei furgoni dell’aria condizionata e la sua luce – come quella di una stella – viaggia ancora verso di noi, anche se lei si è spenta da tempo”.
“Il film è sincero. È fatto con amore. È fatto con buone intenzioni. Ma al tempo stesso è pieno di rabbia. Sembro cacciarmi spesso in situazioni in cui la gente mi considera provocatorio, ma non è mai questa la mia intenzione. Cerco solo di dire le cose con quanta più chiarezza possibile. La mia ambizione è di farvi innamorare di Marilyn”.