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De Angelis racconta Perez, con Luca Zingaretti. Storie del nostro Paese nella Patria di Farina e nelle Arance e Martello di Bianchi

In questo ultimo giorno di gara, la Mostra del cinema di Venezia ospita ancora tre film italiani di cui vorremmo parlarvi. Capovolgendo platealmente il loro ordine di proiezione, cominciamo da Perez, film girato da Edoardo De Angelis e presentato Fuori Concorso. Il regista ci racconta la sua città, ovvero Napoli. Perez è un avvocato d’ufficio. Poteva essere un grande uomo di legge, ma la paura lo ha fregato. Ha sempre considerato la sua condizione mediocre un efficace riparo dall’infelicità. Quando il pericolo si insinua in casa sua, scopre fatalmente che non è così. Incalzato dagli eventi, nello strenuo tentativo di difendere la vita di sua figlia, fidanzata con un pericoloso criminale, infrange ogni regola e legge.

"Perez"

“Perez”

Protagonista della storia è Luca Zingaretti, affiancato da Marco D’Amore, Simona Tabasco, Giampaolo FabrizioMassimiliano Gallo. La macchina da presa “è inquieta, sempre in movimento, insegue i personaggi, si infila negli ambienti” racconta De Angelis. Una tecnica che sperimenta una grafia inedita grazie al supporto di strumenti prototipo sviluppati assieme al direttore della fotografia Ferran Paredes Rubio. Il regista napoletano è affascinato dalla “zona grigia in cui criminali e persone per bene si incontrano: è la zona non geografica più vasta dell’umanità. I criminali, per come li ho conosciuti, si rivelano solo all’occorrenza. Spesso, sono insospettabili. Al tempo stesso, le persone per bene, così come le ho conosciute, sbandierano la loro purezza ma, se messe alle strette, spesso si sporgono nella zona grigia. Perez non sbandiera la propria purezza, naviga a vista nelle acque grigie del tribunale, dove l’unica verità è la verità processuale. La verità assoluta, lì, non importa a nessuno“.

Simona Tabasco, Luca Zingaretti, Marco D'Amore

Simona Tabasco, Luca Zingaretti, Marco D’Amore

Così il tribunale di Napoli e l’abitazione di Perez sono nel Centro direzionale, un quartiere che secondo l’autore “assomiglia al protagonista di questa storia: una promessa mancata di ricchezza e progresso. Ho voluto fotografarlo vuoto, freddo, come un’antitesi alla città. Ai piedi dei grattacieli imponenti di vetro e acciaio, ho schiacciato la figura di un avvocato d’ufficio, un uomo curvato dal peso della prepotenza e dell’insuccesso. Il viso di Perez è segnato dalla tristezza, gli occhi sono cerchiati di rosso perché la sua immobilità viene turbata dal pericolo e, per fare ciò che deve, Perez non dorme“.

"Patria"

“Patria”

Per la Giornata degli Autori ecco invece Patria di Felice Farina che schiera il trio formato da Francesco Pannofino, Roberto CitranCarlo Gabardini. Senza svelarvi chi è chi, la storia è questa: l’operaio Salvo si arrampica sulla torre della fabbrica dove lavora, per protesta contro il licenziamento, o forse solo per rabbia cieca, minacciando di buttarsi giù. Giorgio, operaio e rappresentante sindacale, anche se di carattere e fede politica del tutto opposti, sale per aiutarlo. Luca, custode ipovedente e autistico, si aggiunge per fare loro compagnia. Nell’arco di una notte, ripercorrono gli ultimi trent’anni della vita del Paese.

Roberto Citran

Roberto Citran

Farina ha affermato di aver tradito le forme del documentario con un esperimento che insegue la memoria di un film che ama, Hiroshima Mon Amour di Resnais: “quel modo di legare i frammenti di repertorio allo svolgersi di un racconto presente, quel fonderli in una sola cosa sincronizzando le emozioni della Storia a quelle dell’azione scenica. Il risultato è indefinito, come indefinito è l’oceano di ombre e luci della memoria“.

"Arance e Martello"

“Arance e Martello”

A concludere invece la Settimana Internazionale della Critica ci sarà invece, come Evento Speciale, Arance e Martello di Diego Bianchi. Un film ‘storico’, in ‘costume’, ambientato nella calda estate del 2011, ai tempi del governo berlusconiano. La vita di un tranquillo e ordinario mercato rionale è stravolta dalla notizia della sua chiusura da parte del Comune. L’unica realtà politica a cui rivolgersi è una sezione del PD, separata dal mercato e dal mondo da un muro di cemento eretto per permettere i lavori della metropolitana. Da quel momento si vivrà una giornata unica, paradossale, comica e drammatica, nel quale tutto si consuma e tutto diventa paradigma satirico della storia recente del nostro Paese.

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