(Photo Credit: Davide Pippo)

Diabolik, Luca Marinelli diventa il Re del Terrore dei Manetti Bros

(Photo Credit: Davide Pippo)

Con un anno di ritardo, a causa della pandemia, giovedì 16 dicembre 2021 è finalmente il giorno dell’arrivo nei nostri cinema di Diabolik, il film diretto dai Manetti Bros che hanno tradotto sul grande schermo il celebre fumetto creato nel 1962 dalle sorelle Giussani (Angela e Luciana) e protagonista dell’omonima testata pubblicata dalla casa editrice milanese Astorina. Protagonista di questo film (dopo la pellicola diretta da Mario Bava nel 1968) un grande cast composto da: Luca Marinelli, Miriam Leone, Valerio Mastandrea, Alessandro Roja, Serena Rossi, Roberto Citran, Luca Di Giovanni, Antonino Iuorio, Vanessa Scalera, Daniela Piperno, Pier Giorgio Bellocchio e Claudia Gerini. 

Il film

Clerville, anni ‘60. Diabolik (Luca Marinelli), ladro privo di scrupoli e di cui nessuno conosce la vera identità, ha portato a segno un altro colpo, sfuggendo anche questa volta con i suoi abili trucchi agli agguati della polizia. Intanto in città c’è grande attesa per l’arrivo di Lady Kant (Miriam Leone), affascinante ereditiera che porta con sé un famoso diamante rosa. Il gioiello, dal valore inestimabile, non sfugge all’attenzione di Diabolik che, nel tentativo di impadronirsene, rimane però ammaliato dal fascino irresistibile della donna. Ma ora è la vita stessa del Re del Terrore a essere in pericolo: l’ispettore Ginko (Valerio Mastandrea) e la sua squadra hanno trovato finalmente il modo di stanarlo e questa volta Diabolik non potrà salvarsi da solo. Inizia così la storia oscuramente romantica tra Diabolik ed Eva Kant. Un sodalizio e un amore che faranno da sfondo a mille pericolose avventure.

I Manetti Bros raccontano…

“Non amiamo la parola “sogno” perché fa pensare più ad un colpo di fortuna inaspettato che a qualcosa che si è ottenuto attraverso la progettazione ed il lavoro. Ma fare il film di Diabolik è la cosa più vicina al raggiungimento di un sogno per noi. Ci ricordiamo adolescenti, aspiranti filmmaker, a discutere di come avremmo fatto il film di Diabolik. La strada che a noi sembrava ovvia, e che nessuno sembrava voler intraprendere, era la fedeltà alle suggestioni e ai temi offerti da questo straordinario e amato fumetto. Nel corso della nostra carriera, nel nostro linguaggio, il termine “alla Diabolik” è sempre stato un modo di impostare alcune scene, la scelta di un certo tipo di location o alcuni espedienti narrativi. I nostri film, i nostri telefilm e persino i nostri video musicali sono pieni di queste suggestioni”.

Miriam Leone (Photo Credit: Nicole Manetti)

Miriam Leone (Photo Credit: Nicole Manetti)

“Poi un giorno, spinti dal coraggio del nostro socio produttivo, Carlo Macchitella, abbiamo deciso di provarci sul serio, nonostante diverse realtà produttive ben più grandi della nostra ci stessero provando senza successo da anni. Abbiamo scritto, in quattro semplici pagine, come avremmo visto noi il film e le abbiamo mandate a sua maestà “l’uomo nero”, Mario Gomboli, l’erede artistico delle sorelle Giussani, le autrici del fumetto. Mario ci ha risposto in pochissimo tempo e le parole sono state più o meno queste: “Sono più di trent’anni che aspetto di leggere esattamente queste pagine”. È stato un momento molto importante, un primo approccio emozionante con l’uomo che poi è diventato nostro co-autore oltre che grande amico. Un momento in cui abbiamo messo alla prova quello che abbiamo sempre pensato: che l’amore è più forte di tutte le cose. Ed è dal profondo amore per il fumetto che siamo partiti per fare questo film”.

“Un’altra cosa che abbiamo appreso facendo questo film, è che la fedeltà ha un aspetto decisamente, inevitabilmente e involontariamente “soggettivo”. Questo film è Diabolik come lo vediamo noi e come lo amiamo da quando, bambini, abbiamo iniziato a leggerlo. Nessun tentativo di rivoluzionarlo o di aggiornarlo. Semplicemente la trasposizione in cinema delle vicende, e delle emozioni che abbiamo letto nel fumetto attraverso la nostra interpretazione ed il nostro stile naturale. Nient’altroUn film che vuole essere cinematografico e non fumettistico (perché il fumetto esiste già ed è bellissimo) ma che vuole anche essere, semplicemente, il film di Diabolik. Abbiamo cercato di portare al cinema le storie noir e avvincenti scritte dalle sorelle Giussani e da Mario Gomboli. Di ricostruire le atmosfere cupe della città di Clerville. Di dare un volto, aiutati da un cast straordinario, ai protagonisti disegnati da grandi autori del fumetto come Enzo Facciolo e Sergio Zaniboni. Di portare al cinema l’impeccabile eleganza minimalista di questo fumetto, attraverso scenografie, costumi e uso delle luci fortemente ispirati agli albi. Tutto aggiunto alla sfida di ambientare tutto non in epoca contemporanea ma, come dice la scritta con cui si apre il film: “verso la fine degli anni 60”. Tuttavia, solo guardando il film, e non con le parole, si potrà giudicare quello che abbiamo fatto”.

Valerio Mastandrea (Photo Credit: Antonello Montesi)

Valerio Mastandrea (Photo Credit: Antonello Montesi)

Mario Gomboli racconta…

“Era la primavera del ‘68 quando le sorelle Giussani mi invitarono ad andare a vedere il film di Diabolik. Il primo – e sino a ieri unico – film dedicato al Re del Terrore. Quello diretto da Mario Bava, con John Phillip Law e Marisa Mell. A me era piaciuto ma non osavo dirlo, dopo aver ascoltato i commenti caustici di Angela, in sala e non a bassa voce. La critica era riassumibile in un semplice concetto: “Quello non è Diabolik!”. Con qualche precisazione: “Non usa le maschere, non lancia pugnali… e poi lei non ha lo chignon”. Luciana acconsentiva tacendo. Va ricordato che le due belle ed eleganti signore della buona borghesia milanese che avevano avuto il coraggio di creare il primo fumetto nero non erano certo tipe da lasciarsi intimidire dal grande schermo. Al contrario: era stata loro intenzione sfruttare la proposta di Dino de Laurentiis solo per dare maggiore visibilità al personaggio, ed erano rimaste deluse. Da quella delusione derivò la decisione di non permetter mai più a chicchessia di girare un film che non fosse coerente all’immagine e alla filosofia di Diabolik”.

“Negli anni le sorelle rifiutarono proposte milionarie dalle più disparate case di produzione, non solo nazionali, perché nessuna accettava il loro vincolante controllo su soggetti e sceneggiature. E neppure il mio, che da vent’anni dopo la scomparsa di Luciana ne ho raccolto il testimone. Questo spiega come mai sia trascorso più di mezzo secolo prima che si parlasse concretamente di un nuovo, diaboliko film. A sbloccare la fossilizzata situazione fu un incontro, in redazione Astorina, con i Manetti bros. Mi sentii proporre non un film su Diabolik ma il film di Diabolik. Ascoltai analisi puntuali sul personaggio, resoconti di letture attente, progetti figli della creatività delle Autrici. Mi fu chiesto di fondere la mia esperienza di fumettista con la loro di registi per spostare senza traumi o tradimenti il Re del Terrore dai disegni al grande schermo, e il loro entusiasmo mi ha contagiato. Così, a sessant’anni dalla sua nascita, Diabolik – il vero Diabolik – arriva finalmente al cinema”.

Luca Marinelli (Photo Credit: Antonello Montesi)

Luca Marinelli (Photo Credit: Antonello Montesi)

Carlo Macchitella racconta…

“Era il lontano 1968 quando Dino De Laurentiis affidò a Mario Bava la regia del film Diabolik. Un film molto atteso e, una volta uscito, poco amato sia dal pubblico che dalle sorelle Giussani, le ideatrici del “Re del Terrore”, perché sembrava essere più un agente segreto modello 007 che il personaggio dei fumetti uscito in edicola pochi anni prima e che aveva avuto un successo immenso. Sulla scorta di quell’errore e del fallimento di tutti i progetti successivi di portare in tv o al cinema Diabolik la nostra scelta produttiva è stata quella di ambientare il film nel contesto degli anni ’60 in cui le sorelle Giussani ambientarono le avventure del Re del Terrore. Solo la “storicizzazione” poteva infatti rendere plausibile e credibile un film su Diabolik oggi. Non dovevamo cioè portare Diabolik ai giorni nostri e contemporaneizzarlo, ma produrre invece un film “in costume”, che si ispirasse puntualmente al fumetto e che fosse allo stesso tempo un prodotto cinema. Lo sforzo inesauribile degli scenografi, dei costumisti, e di tutti i reparti coinvolti all’interno di questa produzione è stato infatti quello di ricreare un’atmosfera e un’ambiente quale quello che si avverte leggendo i fumetti. Produrre cioè non un film su Diabolik, ma il film di Diabolik, questa la sfida che abbiamo accettato e raccolto“. 

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