Tokyo Love Hotel

Hiroki Ryuichi ci porta nel bizzarro Tokyo Love Hotel

Presentato l’anno scorso in Italia durante il Far East Film Festival di Udine, e accolto davvero calorosamente (tra applausi, risate, un po’ di inevitabile commozione), è da oggi nelle sale Tokyo Love Hotel il film che segna il grande ritorno di Hiroki Ryuichi. Protagonisti della storia sono Sometani Shota, Maeda Atsuko, Lee Eun-woo.

Sesso. Umorismo. Speranza. Destino. Hiroki Ryuichi, sorridente bad boy del cinema giapponese, fa ruotare la bizzarra storia di Tokyo Love Hotel attorno a queste parole. Anzi: le storie. Sì, perché Tokyo Love Hotel è un racconto corale, un irresistibile racconto corale, dove le combinazioni o i cortocircuiti fra sesso, umorismo, speranza e destino disegnano cinque coppie sull’orlo di una crisi di nervi (e qualche single non meno borderline).

Tutto si svolge nell’arco di un giorno e di una notte a Kabukicho, il quartiere a luci rosse di Tokyo, sotto lo sguardo stralunato e rassegnato del giovane Toru (Sometani Shota). È lui che dirige, con pigrissima rassegnazione, lo squallido Atlas, uno dei tanti alberghi dell’amore, ed è sempre lui che, suo malgrado, fa da sponda al via vai, alle tresche, ai naufragi dei personaggi: amanti clandestini, ragazze fuggite di casa, finti talent scout, vere attrici porno, escort malinconiche, fidanzati ignari, donne delle pulizie che non sono chi dicono di essere, clienti che s’innamorano, aspiranti artiste che non disdegnano le scorciatoie.

Tokyo Love Hotel 1

Lasciamo ora spazio all’intervista rilasciata da Hiroki Ryuichi al Far East Film Festival 17.

Per girare Tokyo Love Hotel hai fatto buon uso della tua lunga militanza nel mondo del softcore?

Quell’esperienza è preziosissima, soprattutto quando lavoro con tempi molto stretti: due settimane, in questo caso. I pink eiga venivano realizzati in tre o quattro giorni al massimo e giravamo sempre nella stanza di un love hotel, dal momento che c’erano molte scene di sesso.

Ti è mai venuto il dubbio che i personaggi potessero essere troppi?

Certo che mi è venuto! Se avessi dato lo stesso numero di scene a tutto il cast, Tokyo Love Hotel sarebbe diventato una specie di kolossal [ride], per cui ho fatto vari tagli in post-produzione.

Tokyo Love Hotel 2

Lee Eun-woo, quand’è arrivata in Giappone dalla Corea del Sud, non masticava nemmeno una parola di giapponese: hai avuto problemi?

No, ha fatto davvero un ottimo lavoro! Sul set avevamo un interprete e Lee, comunque, era molto preparata, così non ho dovuto faticare per farle capire le cose. Quello che l’angosciava, invece, erano le scene di nudo: non le ha accettate immediatamente. Se un’attrice coreana va in Giappone a interpretare un ruolo per cui deve spogliarsi, cosa diranno quando fa ritorno a casa? Del resto, accadrebbe lo stesso se un’attrice giapponese andasse a lavorare in Corea e dovesse togliersi i vestiti! Quando abbiamo presentato il film al Festival di Busan, però, tutti si sono complimentati con lei.

Il nome più famoso del cast, per il pubblico giapponese, è quello di Maeda Atsuko, ex idol della girl band AKB48. L’hai scritturata personalmente?

Sì, le ho detto che Saya doveva essere lei! Da quando ha lavorato con Yamashita Nobuhiro, per Tamako in Moratorium, e Kurosawa Kiyoshi, per Seventh Code, è diventata un’attrice davvero interessante.

Tokyo Love Hotel 3

Con lei hai girato una straordinaria scena di pianto. È il tuo marchio di fabbrica, quello delle attrici che scoppiano in lacrime!

Ah sì? Non va bene, non va bene. Bisogna proprio che giri un film asciutto! Detto questo, ho valutato diversi espedienti per far piangere Atsuko, ma lei ci riusciva solo quando mangiava un hamburger al kimchi. Ecco a chi va il merito! [Ride]

A proposito di attori molto amati dal pubblico giapponese: anche Sometani Shota sta attraversando un buon momento.

Un buonissimo momento, direi, e non solo in Giappone. Chi ha visto i due Parasyte lo sa: è un attore straordinario.

Tokyo Love Hotel 4

Tornando a Tokyo Love Hotel, devo aggiungere che sono rimasto davvero colpito dall’umorismo che ci hai messo dentro. Non che fosse assente nei tuoi lavori precedenti, anzi, solo che qui ce n’è davvero tanto.

L’intenzione era questa, sì, ma non sono stato coraggioso fino in fondo: avrei dovuto intitolarlo Mia Sorella è un’Attrice Porno! [Ride].

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