Andrea Bosca 0

INTERVISTA – Andrea Bosca: “Romanzo Famigliare un viaggio meraviglioso. All’Italia servono più Arte e coscienza civile”

Stasera su Rai Uno andrà in onda l’ultima puntata di Romanzo Famigliare, la serie tv diretta da Francesca Archibugi che ha letteralmente conquistato il pubblico. Un romanzo visivo ambientato a Livorno che, attraverso le vicende di una famiglia, descrive il nostro tempo incerto e la nostra umanità. Un’umanità di fondo che emerge dalla precarietà del futuro e dei sentimenti. Una vita mai tranquilla che scuote tre diverse generazioni della famiglia protagonista: i giovani, smarriti, sensibili, ma forti, come la giovane figlia Micol (interpretata da Fotinì Peluso) che si trova ad affrontare una gravidanza; gli adulti, Agostino (Guido Caprino) ed Emma (Vittoria Puccini), i genitori altrettanto fragili e alla ricerca della propria rotta navale; il ricco nonno Gian Pietro (il sempre immenso Giancarlo Giannini), malato, ma che offre tutto se stesso per riaccendere un focolare rimasto spento troppo a lungo.

"Romanzo Famigliare"

“Romanzo Famigliare”

Tra gli altri protagonisti poi ce n’è uno che spicca, Giorgio Valpredi, il primo amore di Emma (ai tempi del liceo), uno che si è trovato a gestire, e a far fallire, l’azienda di famiglia dopo la morte del padre. Un eterno ragazzo che un giorno crescerà e si rimetterà in carreggiata, diventando finalmente un uomo. Giorgio è un personaggio che conquista, a cui non si può che voler bene, grazie agli occhi, la parlata, la mimica e la bravura attoriale di Andrea Bosca, il suo interprete. È con lui che ho fatto questa bellissima chiacchierata.

Andrea, in tv stasera va in onda l’ultima puntata di Romanzo Famigliare di Francesca Archibugi. Che viaggio è stato per te?

Un viaggio meraviglioso. Ti racconto un aneddoto: un giorno si parte per un bel cameracar, io nei panni di Giorgio e Vittoria come Emma. Dietro di noi, per questioni di spazio, solo Kikka nostra direttrice della fotografia. Francesca stava sul camion con i monitor, dietro di noi. Mi spinge ad improvvisare e a guidare un po’ “sportivo”. Abbiamo recitato senza mai staccare da Livorno a Castiglioncello, poi siamo tornati indietro e preso dalla foga ho pure sbagliato l’uscita. Eravamo in un clima davvero familiare e libero, artisticamente pieno di suggestioni. Mi sono lasciato guidare da Francesca. Era lei il faro. Un grande divertimento nel fare un personaggio diverso per il mio pubblico. Mi sono divertito per far divertire anche loro.

Giorgio Valpredi è il tuo personaggio, un eterno Peter Pan – anche se poi sarà costretto a crescere – che tu stesso hai definito “un vitellone”. Come lo definiresti?

Giorgio è simpatico, elegante. Un bambino, per certi versi. Ma una persona a cui vuoi bene, perché i suoi giochi non è capace di portarli a termine facendoti del male. Vuole uscire da una situazione difficilissima di decadenza in cui è cascato. Ama Iaia, la sua tata, ma proprio di lavorare non è capace. Per fortuna grazie a Gian Pietro e a Emma crescerà. Diventerà un vigilante della Fondazione e si rimetterà a studiare. È scemo e geniale, ma … chissà quale parte ti sta parlando in questo momento?

Andrea Bosca (foto di Claudio Iannone)

Andrea Bosca (foto di Claudio Iannone)

Per prepararti ad interpretare questo ruolo, sei stato a Livorno due mesi, non solo per imparare l’accento. Se ogni città è uno specchio della nostra società, che Italia hai visto e vissuto in quel periodo di preparazione? Che palcoscenico è stato Livorno per questa storia?

Adoro Livorno perché per me i posti sono soprattutto le persone. E ho trovato veri amici, persone con cui ho condiviso la vita e il set, le mie gioie e anche qualche botta presa. Ci torno sempre volentieri. Ma ricordo bene i primi giorni: non conoscevo nessuno, mi fermavo a parlare con qualcuno in un bar e la gente era accogliente. Mi lasciavano registrare. Davvero, sono orgoglioso di questa parte della nostra società.

In Romanzo Famigliare, Francesca Archibugi tocca davvero tante tematiche di strettissima attualità. Penso in particolar modo alle dinamiche che coinvolgono le giovani generazioni, sempre più smarrite (o isolate), in preda ad emozioni che faticano a gestire, inghiottite dai sempre più presenti social come mezzo di comunicazione (spesso spietato). Concordi? Qual è il tema che ti ha colpito di più?

Mi colpisce sempre il tema della gravidanza quando tocca una generazione che ai miei occhi è davvero forte e anche distratta da mille stimoli… un figlio ti cambia ad ogni età. Ma quella è l’età del cambiamento per eccellenza. Mi incuriosisce seguire le vicende di Micol. Le trovo, tra l’altro, oneste e ben raccontate. I social possono essere usati e non abusati. Ma l’ironia si conquista al prezzo di qualche graffio. Se a quell’età mi avessero detto di non prendermi sul serio, mi sarei voltato con un dito medio alzato. Quindi, diamogli degli esempi e lasciamo che i ragazzi scelgano per se. Il mondo lo fanno loro.

Andrea Bosca con Vittoria Puccini

Andrea Bosca con Vittoria Puccini

Facendo riferimento sia al tuo personaggio Giorgio che a te stesso, come definiresti invece la tua di generazione? Come giudichi i tuoi coetanei all’alba del 2018?

Siamo anche noi, coi nostri problemi, in un momento delicato. La società non ha più la capacità di contenere di una volta. Le famiglie e le relazioni si sfaldano con più facilità. Però c’è una cosa positiva: possiamo trovare la persona giusta. Io ci credo e sono sicuro che se una volta non fosse stato proibito, molti lo avrebbero fatto. Il clima in casa deve essere disteso. E le persone hanno il diritto a cercare la propria felicità.

Un discorso a parte credo se lo meriti Giancarlo Giannini, che personalmente ritengo un mostro sacro del nostro cinema. Ti chiedo due cose. La prima è: com’è stato lavorare insieme a lui? C’è stata per te un “insegnamento” (se così si può dire) sia a livello attoriale che umano? La seconda è questa: per me la sua è la miglior voce del doppiaggio italiano. Tu cosa ne pensi?

Giannini è un fuoriclasse e io te lo dico perché c’ero…e nonostante tutto, quando l’ho rivisto a lavoro finito non potevo crederci.  Può sembrarti smarrito e invece sta giocando ed è al centro di tutta la scena. Può sembrarti fragile e invece è il più forte in campo. Guardatelo. Il lavoro fatto con Francesca è eccellente, quando entra in scena è magnetico. Bisogna davvero avere un sole dentro, per stargli vicino e non sparire. La sua voce è la più bella perché è assolutamente dinamica: bassa, roca, in un attimo alta e soverchiante. Francesca ci aveva avvertito, sul set, ogni volta che si toglieva le cuffie: “Voi non sapete cosa sto sentendo io. Magia”. E aveva ragione. Sono contentissimo di aver lavorato con Giancarlo, in una delle sequenze più divertenti e sottili della serie, per me.

Sul set con Giancarlo Giannini (foto Instagram)

Sul set con Giancarlo Giannini (foto Instagram)

Un attore esegue, interpreta, comunica. Un regista invece dirige, esprime se stesso, lancia un messaggio attraverso il suo film. In futuro, dopo i tuoi primi esperimenti tra cortometraggi e teatro, ti piacerebbe dirigere una pellicola?

Mi piacerebbe e per ora voglio concentrarmi sulla scrittura. È una cosa che ho imparato e che vedo per esempio in Francesca Archibugi: il regista scrive, riscrive, riscrive in scena, riscrive al montaggio. È un lavorio continuo. Poi, penso che sia parte di una maturazione artistica: prima ti occupi dei destini di un solo personaggio. Poi vuoi vedere i bisogni di tutti gli altri. Perché il regista deve conoscere questi diversi bisogni. È un lavoro molto duro. Per ora, quindi, scrittura. E poi vedremo.

Tu sei uno dei volti più noti della fiction (prossimamente ti vedremo anche ne Il Capitano Maria su Rai Uno), mentre al cinema hai lavorato con Laura Luchetti, Mario Martone, Ferzan Ozpetek, Luca Lucini, tanto per citarne alcuni. Secondo te qual è l’emozione principale che il grande schermo riesce a regalare ad un attore? Per me la sala buia resta davvero unica… [Secondo me meriteresti nuovi ruoli da protagonista al cinema!]

Ti ringrazio e ci stiamo lavorando. Il cinema soffre un po’ di una certa ripetitività di cast. Ma è anche vero che i progetti sono pochi. Io amo il Cinema perché, oltre alla magia che hai detto tu, del rito del film condiviso, c’è anche la Scelta. Noi scegliamo di uscire, scegliamo il film, scegliamo di non lasciarci distrarre per due ore. E questo crea un ascolto e un intelligenza che per me fa bene, ti fa fare l’esperienza. Il cinema ha una poesia sua, come rinunciare? Però a me piace il cinema che ti emoziona, che ti tocca il cuore. Al cinema chiedo di essere impegnato, di portarmi altrove. Poi, vado anche a vedere i supereroi. Ma la cosa che mi fa impazzire sono le storie delle persone, di noi… delle persone vere.

Andrea Bosca in uno scatto-ritratto di Massimo Pamparana

Andrea Bosca in uno scatto-ritratto di Massimo Pamparana

Il nuovo anno è appena iniziato. Tra non molto il Paese va a votare. Tu come uomo e come artista cosa ti auguri per te stesso e per tutte quelle persone che inseguono i propri sogni in questo momento storico?

Mi auguro che chi andrà al potere si prenda cura di questo Paese. Che ha un patrimonio artistico che non ha eguali. Che ha bisogno che l’Arte torni ad essere centrale e che crei lavoro per le persone. Sono stato in America: ci amano. Magari ci vedono come usciti da una cartolina…ma l’Italia è bella, merita qualcuno che la porti ad essere sempre migliore e non un paese satellite o provinciale. Vorrei vedere giovani che studiano all’estero ma che poi portano quel bagaglio a fiorire in questo paese. Vorrei vedere più coscienza civile tra di noi. Ma la classe dirigente è frutto dei nostri comportamenti: se noi cominciamo a vivere avendo dei valori, produrremo e pretenderemo una classe dirigente all’altezza.

CAMERALOOK

In generale non amo lo sguardo in macchina. Spesso mi fa strano. Ma poi c’è Kubrick. E allora: 1-Shining 2-Full Metal Jacket 3-2001 Odissea nello Spazio. Ecco.

Intervista di Giacomo Aricò

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