CITY OF LIES

Johnny Depp cerca verità e giustizia nella City Of Lies

I misteriosi omicidi dei rapper Tupac Shakur e The Notorious B.I.G. è raccontata al cinema da City Of Lies – L’Ora Della Verità, il film tratto dal romanzo LAbyrinth di Randall Sullivan (2002), scritto da Christian Contreras e diretto da Brad Furman. Protagonista nei panni del compianto detective Russell Poole è stato Johnny Depp, affiancato sul set da Forest Whitaker.


Il film

Russell Poole (Johnny Depp) è un ex-detective che ha dedicato la sua vita ad un caso mai risolto, gli omicidi delle due star del rap Tupac Shakur e The Notorious B.I.G., avvenuti alla fine degli anni ’90. Vent’anni dopo riceve la visita di Jackson (Forest Whitaker), un reporter dell’ABC che a sua volta legò a quel caso il suo unico momento di notorietà e oggi vede smantellate le teorie esposte nel documentario che gli valse un Emmy Award. I due si immergono insieme in una nuova indagine, decisi a smascherare il coinvolgimento della corrotta polizia di Los Angeles.

Dall’articolo al romanzo

Nel 2000, mentre faceva delle ricerche per una potenziale storia sullo scandalo della Divisione Rampart del Dipartimento di Polizia di Los Angeles come redattore della rivista Rolling Stone, lo scrittore Randall Sullivan ha incontrato Russell Poole, un ex detective del Los Angeles Police Department, convinto che il dipartimento avesse coperto il coinvolgimento di Suge Knight negli omicidi sia di Tupac sia di B.I.G. Quell’incontro avrebbe ispirato Sullivan a scrivere prima un articolo inchiesta su Rolling Stone (giugno 2001), poi il suo libro, LAbyrinth (2002): “Russell mi ha portato in un magazzino pieno di documenti che aveva preso dalla polizia di Los Angeles quando se n’era andato – racconta Sullivanche rappresentavano l’intera storia delle indagini sugli omicidi di Biggie Smalls e Tupac Shakur. Rimasi assolutamente sbalordito dalle prove che indicavano che il LAPD (Los Angeles Police Department, ndr) aveva occultato il coinvolgimento degli agenti di polizia nell’omicidio di B.I.G. e in altri crimini”.

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Dal romanzo al film

Al romanzo di Sullivan si è interessato il cinema. Dopo diversi anni, nel 2012, la produttrice inglese Miriam Segal ha acquistato i diritti del film sul libro: “stavo cercando qualcosa che esplorasse come la società si fa giustizia da sola e il modo in cui le persone di diverse classi sociali e razze vengono trattate dal sistema giudiziario e questa storia sembrava incarnare tutto questo – racconta – ed è per questo che volevo trasformare il libro in un film. Essendo io europea e non vivendo a Los Angeles a quei tempi, non sapevo molto dello scandalo Rampart o degli omicidi di Tupac edi Biggie, per questo ho trovato questa storia incredibile e il libro di Randall davvero avvincente. La cosa più interessante è che, fino ad oggi, nessuno è mai stato processato”.

Responsabilità e ingiustizie

Per la produttrice, a proposito degli omicidi dei due rapper, le teorie su chi abbia effettivamente premuto il grilletto sono meno importanti: “è la persona che ha ordinato l’assassinio di entrambi che è interessante – continua la Segal in questo caso, l’assassino è semplicemente un killer pagato da qualcun altro. E quando si scopre che questo qualcun altro è stato coperto dalle forze dell’ordine che proteggono un’intera città, la cosa diventa preoccupante e allarmante. Il film parla di responsabilità e ingiustizie. Questo non è un film su chi sia l’assassino, perché non sappiamo effettivamente chi sia. È una storia che non ha fine. Non si sa chi sia stato e non si può nemmeno presupporre, perché non abbiamo prove. Riguarda più il desiderio di Poole di scoprire chi sia stato”.

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Le teorie di Furman

Penso che il libro Labyrinth sia molto avvincente – afferma il regista Brad Furmanci sono continue rivelazioni sulla corruzione delle forze dell’ordine e la sfiducia che ne deriva. Quando vedi un agente di polizia, dovresti sentirti protetto, non spaventato. Sapere che ci affidiamo e crediamo in queste istituzioni che alla fine non ci tutelano, è piuttosto scoraggiante e degno di approfondimenti nel nostro film”. Le trame oscure vengono alla luce un po’ alla volta: “quando metti insieme tutti i pezzi del puzzle, capisci che non c’è davvero nessuno di cui ci si possa fidare – insiste il regista – e sentivo che quella era una storia che dovesse essere raccontata”.

Sugli omicidi, Furman dice: “è triste da dirsi, ma potrebbero essere dovuti al colore della pelle di questi due uomini. Tuttavia, qui è in gioco qualcosa di più che l’essere bianco o nero. Spero che questa storia spinga le persone a cercare sempre più risposte, che induca tutti a lottare non solo per ottenere giustizia in questo particolare caso, ma anche in tanti altri. Secondo me, viviamo in un sistema che sta attraversando una crisi profonda, soprattutto da un punto di vista politico, e noi abbiamo il compito di vigilare. E se non lo faremo, allora saremo nei guai. Per me, questo è il cuore del film. Solo a prima vista, la storia parla dell’omicidio di questi due giovani rapper sotto i venticinque anni, e di un caso che a distanza di vent’anni non è mai stato risolto”.

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Johnny Depp è Russel Poole

Quando ho letto per la prima volta la sceneggiatura e ho letto di Russell Poole, ciò che mi ha attratto di lui è stata la sua dedizione, non solo al caso in sé, ma alla verità – racconta Johnny Depp è un uomo con una relazione quasi ossessiva con la verità. Russell Poole era fondamentalmente fuori dal LAPD. Ha trovato la verità. L’ha portata alla polizia di Los Angeles. Lo hanno deriso. Ha lasciato il LAPD e ha trascorso i successivi venti anni ossessionato da quella storia. Gli è costatala sua famiglia, il suo lavoro, il suo mondo. E la sua vita. Basata su questo caso”. L’attore aggiunge: “quando Poole diventa un ufficiale della polizia di Los Angeles, poi promosso a detective, non riesce a comprendere l’idea che un collega poliziotto potesse essere in qualche modo un nemico. Non poteva immaginarlo. Quando è diventato un detective, gli è stato affidato l’omicidio di Biggie Smalls e hanno iniziato a detestarlo molto velocemente perché si stava avvicinando troppo alla verità”.

Per il divo, City Of Liessi concentra principalmente sul caso, con gli ostacoli e le lotte del detective Poole, che rappresentano l’altro lato della storia. C’è una grande attenzione su Poole, che si stava trasformando nello zimbello del dipartimento. Penso che Poole abbia sorpreso così tanto la polizia di Los Angeles. Penso che li abbia spaventati, perché stava scoprendo un’incredibile quantità di prove che avrebbero potuto inchiodare tutte queste persone. È una cosa davvero rara che qualcuno possa essere così puro, concentrato e impegnato sul proprio lavoro. Non c’è un abbellimento dei fatti. C’è un po’ di licenza cinematografica, ma non c’è alcun tipo di abbellimento. Russell Poole era proprio come lo raffiguriamo. E quando ha la possibilità di riaprire potenzialmente il caso ed esporre la verità, muore”.

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Jackson

Johnny Depp descrive anche Jackson, il personaggio interpretato da Forest Whitaker: “Jackson, si fa strada nella vita di Poole e lo mette in agitazione a causa del senso di colpa che si porta dietro da vent’anni. Quando sono insieme, è quasi come se Poole si trovasse di fronte a un lato di se stesso che lui rifiuta. E Jackson vede in Poole una versione di se stesso che non potrebbe mai essere. Jackson è cinico e non ha quella purezza, quell’ingenuità, quella convinzione che un uomo come Poole possa fare la differenza”.

Un pensiero per Voletta Wallace

Johnny Depp rivolge un pensiero anche a Voletta Wallace, la madre 65enne di Notorious B.I.G., un’altra vittima di questa ingiustizia: “non ha avuto informazioni, niente. È una donna molto orgogliosa, con un’incredibile dignità e integrità, intelligenza e disinvoltura. Lei non ha paura di nulla. Vorresti aiutare questa donna a voltare pagina”. Perché ha perso suo figlio? Depp se lo chiede con rabbia e frustrazione: “ad oggi non sa ancora cosa sia successo. Ecco perché ho fatto il film, mi sento così legato a ciò che rappresenta. La corruzione c’è ed è ovunque. Poole aveva un’assoluta dedizione per Voletta Wallace, la mamma di Biggie, fino al giorno della sua morte. Lei e il Detective Poole erano molto, molto legati. Le ha sempre promesso di trovare l’assassino di suo figlio. E ci ha provato fino alla morte”.

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Un film per riflettere e non dimenticare

Brad Furman, in conclusione, lancia un messaggio: “spero che questo film stimoli il pubblico, spero che sia qualcosa che lo informi. Spero sia evocativo e provocatorio, e spero che lo faccia riflettere. Spero che lo faccia mettere in discussione o discutere il caso. La storia, in definitiva, riguarda Tupac Shakur e Christopher Wallace, e ho cercato di rendere omaggio a loro mentre li umanizzavo, in modo che il loro spirito continuasse a vivere”.

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