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Jules e Jim di François Truffaut torna restaurato in sala

Da lunedì 4 marzo 2019, la Cineteca di Bologna, nell’ambito del progetto Il Cinema Ritrovato, riporta in sala – in versione restaurata – Jules et Jim, un capolavoro della Nouvelle Vague diretto nel 1961 (uscì al cinema nel 1962) da François Truffaut che lo trasse dall’omonimo romanzo autobiografico di Henri-Pierre Roché. Con la colonna sonora composta da Georges Delerue, la pellicola vinse numerosi premi, tra cui quello per la Regia al Festival di Mar del Plata e al Festival di Acapulco, il Premio Académie du cinéma – Stella di cristallo per il miglior film francese e Gran Premio per l’interpretazione femminile a Jeanne Moreau; nonché il Nastro d’argento per il miglior film.

Il film

Ambientato nella Parigi bohémienne negli anni della Prima Guerra Mondiale, Jules e Jim racconta l’evolversi di un particolare triangolo amoroso. Jules (Oskar Werner) e Jim (Henri Serre) sono due amici e sono abituati a condividere tutto: l’amore per la letteratura, l’arte e le donne. Nella loro vita, però, irrompe la bella e imprevedibile Catherine (interpretata da una passionale Jeanne Moreau) che, non sapendo chi scegliere, mette in crisi il rapporto di amicizia tra i due ragazzi. Alla fine la donna sposa Jules, ma il suo affetto per Jim rimane immutato e il marito è disposto a tollerare le infedeltà piuttosto di perdere uno dei due.

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Il tragico finale

Per quanto si possa simpatizzare per i tre, è chiaro che la situazione non può andare avanti all’infinito senza arrivare a una crisi. Anche Catherine se ne rende conto e un giorno si presenta con la sua nuova automobile, invita Jim a salire e dice a Jules di guardarli. Si dirige su un ponte interrotto da cui si lancia con la macchina e nella catastrofica caduta lei e Jim perdono la vita. Il seguito è ancora più straordinario: vediamo i loro corpi scivolare in un forno crematorio, i resti delle ossa sono ridotti in polvere e questa viene versata nelle urne per la tumulazione. Tutto ciò, come scrisse il critico David Sterritt, “è in linea con lo scetticismo spirituale di Truffaut e ci ricorda che la natura degli esseri umani è esclusivamente materiale“. Poi, proprio quando ci aspettiamo che sia inconsolabile, Jules esce dal cimitero a passo svelto sulle note di un motivetto allegro: ha perso le persone che amava di più al mondo, ma i suoi tormenti esistenziali sono finiti e ha il diritto di tirare un profondo sospiro di sollievo.

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Capolavoro d’utopoia dolcemente amorale

Questo è Jules e Jim, la dolce vita secondo Truffaut. Due uomini e una donna che provano ad amarsi oltre le regole, attraverso il tempo, la guerra, matrimoni e amanti, accensioni e delusioni: Jeanne Moreau con i suoi travestimenti, il suo broncio altero, la sua voce magica percorre tutti i tourbillons de la vie, ma alla fine è lei a non saper accettare la resa. Appunto il film definitivo sul perdere, sul perdersi. Capolavoro d’utopia dolcemente amorale, infinitamente replicato in tanti film à la manière de.

“Abbiamo giocato con le sorgenti della vita, e abbiamo perso”

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