Photo credits Jérôme Prébois

La Promessa, Isabelle Huppert scopre il prezzo del potere

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Dopo aver aperto la sezione Orizzonti della 78. Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia, giovedì 10 marzo arriva nelle sale italiane La Promessa – Il Prezzo Del Potere, il secondo lungometraggio del regista Thomas Kruithof, scritto dallo stesso regista insieme a Jean-Baptiste Delafon. Protagonista della pellicola, la carismatica musa del cinema francese Isabelle Huppert, nei panni di un sindaco dei sobborghi parigini in bilico tra fede politica e una ritrovata ambizione. Nel cast anche Reda Kateb e Naidra Ayadi.

Il film

Clémence (Isabelle Huppert), impavido sindaco di una cittadina vicino Parigi, sta completando l’ultimo periodo del suo mandato. Con il suo fedele braccio destro Yazid (Reda Kateb), ha combattuto a lungo per questa comunità afflitta da disuguaglianze, disoccupazione e povertà. Tuttavia, quando a Clémence viene offerta la carica di Ministro, la sua ambizione prende il sopravvento, mentre la devozione e l’impegno per i suoi cittadini iniziano a vacillare. La sua integrità politica e le promesse elettorali sopravvivranno a queste nuove aspirazioni?

Thomas Kruithof racconta…

“Dopo le elezioni presidenziali francesi, ho voluto esplorare il coraggio politico e mi sono accorto che la gente avesse fiducia solo nella politica locale, anche se alla fine il film attraversa tutti i livelli dello spettro politico. Il fattore comune con il mio primo film è il rapporto tra l’individuo e il sistema. In La meccanica delle ombre, era più apertamente kafkiano, ma qui, all’interno di questa cartografia della vita politica, percepiamo diversi livelli di decisione che ogni individuo deve affrontare. Il sindaco occupa un posto speciale in questo sistema: è l’anello di congiunzione tra il popolo e lo Stato. Egli conosce i nomi dei suoi elettori e allo stesso tempo è esposto allo Stato centrale. Sperimenta la freddezza e il disprezzo che arrivano dai piani alti, e la rabbia, l’impazienza e la perdita di fiducia dal basso. La gente spesso pensa che lui abbia più potere di quanto ne abbia realmente”.

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La storia è incentrata sul rapporto tra Clémence, il sindaco, e Yazid, il suo capo di gabinetto. Sono una coppia tutti gli effetti: una forte amicizia professionale con ammirazione reciproca, con dei confini non necessariamente netti tra intimità e lavoro, e un legame personale con l’impegno politico. Sono anche a un punto diverso delle loro carriere. Loro due sono la spina dorsale umana del film. Il personaggio di Clémence non è ispirato direttamente ai sindaci che ho incontrato. Nella periferia di Parigi, abbiamo conosciuto molti sindaci con personalità e appartenenze politiche diverse che combattevano la stessa battaglia per salvare sia Grigny che Clichy-sous-Bois, dove abbiamo girato il film, o in altre periferie di Parigi. Noi abbiamo catturato dei frammenti di vita, delle piccole scene che ci hanno ispirato. Tra le quali sempre questa doppia relazione con i cittadini e con le autorità superiori”.

“Anche il sindaco di una città di 50.000 abitanti riceve i cittadini ogni settimana, ascolta le loro lamentele, è un lavoro sul campo. Anche i sindaci delle periferie si sono riuniti per rendere pubbliche le loro lotte, per denunciare la mancanza di mezzi, le disuguaglianze territoriali, ecc. Ed è per questo che non sappiamo a quale partito Clémence appartenga: lasciamo da parte l’ideologia per concentrarci sull’azione concreta, sulla lotta quotidiana dei protagonisti. Inoltre, è un film sulla politica, ma si tratta più di soldi che idee… In generale, mi annoiano le storie dei personaggi. Trovo più interessante dare qualche accenno e lasciare che ognuno si faccia la sua idea. Piuttosto che raccontare storie passate, ho voluto che fossimo con i personaggi fin dall’inizio. Dalla scoperta del problema che devono risolvere, riusciamo a capire chi sono, da dove vengono, un po’ come nella vita reale quando incontriamo qualcuno”.

Photo credits Jérôme Prébois

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Ciò che è molto difficile nei film sulla politica è la rappresentazione del popolo. In questo caso, volevo mostrare abitanti impegnati e attivi che difendono i loro interessi. I quartieri periferici sono i più giovani di Francia e la maggior parte dei film sono incentrati sul confronto tra questi giovani e la polizia. Da parte nostra, sapevamo che avremmo parlato meno dei ragazzi e più dei loro genitori o dei nonni. Contrariamente alla credenza popolare, questi complessi residenziali non sono tutti alloggi popolari, ci sono condomini a tutti gli effetti: all’inizio degli anni ’60, sembravano rappresentare una buona soluzione per una nuova classe media. Ma oggi questi edifici sono troppo grandi, spesso costruiti con materiali di qualità mediocre, vi prosperano i proprietari che estorcono gli affitti alle persone in difficoltà, soprattutto i richiedenti asilo, per i quali queste malsane stanze sono l’unica soluzione abitativa. Ma ci sono anche residenti “storici”: gli è stato permesso di acquistare, ci hanno spesso investito tutti i loro risparmi, e ora che il momento della pensione si avvicina, il loro appartamento non vale più nulla, mentre le spese sono aumentate drasticamente. Stanno lottando per le loro case”. 

“Le promesse sono la moneta della politica. Sono ciò con cui i personaggi commerciano nel corso del film. Ma sono anche le promesse che facciamo a noi stessi, la linea di condotta che ci impegniamo a seguire. Mi piace questa parola: è molto concreta, ma ha anche un significato morale e quindi intimo”.

Thomas Kruithof

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