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Men, il nuovo horror non convenzionale firmato Alex Garland

Jessie Buckley e Rory Kinnear sono i protagonisti di Men, il nuovo inquietante horror scritto e diretto dal visionario regista Alex Garland uscito nelle nostre sale lo scorso agosto, da giovedì 19 gennaio 2023 – grazie a Midnight Factory e Vertice 360 – arriva in un’edizione limitata home video in Dvd e in 4K Ultra HD + Blu-ray. Entrambe le versioni sono arricchite da uno speciale booklet.

Il film

A seguito di una tragedia personale, Harper (Jessie Buckley) si ritira da sola nella rigogliosa campagna inglese, sperando di trovare un luogo dove curare il dolore che la accompagna. Ma dai boschi circostanti sembra materializzarsi qualcosa o qualcuno che inizia a perseguitarla. Quello che inizialmente è un’inquietudine sottesa si trasforma ben presto in un vero e proprio incubo, abitato dai suoi ricordi e dalle sue paure più oscure che prendono forma.

Una riflessione sulla mascolinità tossica

Una donna sola in una grande casa isolata, una passeggiata nella foresta e uno sconosciuto che la scruta nascosto nel sottobosco: questa potrebbe sembrare lo scenario classico di un film horror. Ma Men non è un horror convenzionale, nonostante usi abilmente tutti gli elementi più affascinanti del genere per entrare sotto pelle e insinuarsi nel profondo. Il cuore del racconto affronta una delle grandi criticità contemporanee, la mascolinità tossica e le sue diverse manifestazioni: le violenze, da quelle piccole alle più grandi, il rimorso, sui cicli perniciosi, antichi, idee incontrollate e aspettative culturali. È un film basato sui miti fondanti della nostra cultura e su ciò che il pubblico porta con sé al cinema. “Sono temi su cui rifletto da molto tempo e alcuni di questi li ho toccati nei miei film precedenti – spiega Alex Garland – ma in questo caso volevo che le persone potessero proiettarsi nella storia e partecipare alla narrazione. Men funziona come una sorta di strano specchio in cui il pubblico potrà  riflettersi, formare una sua opinione su quello di cui parla il film o meno e se queste cose hanno un effetto su di loro”.

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Harper sfida un mostro polimorfo

Un processo in cui si è immedesimato anche il cast di Men, a partire dai due protagonisti. Jessie Buckley nei panni Harper, il cui ritiro rigenerante viene ripetutamente invaso, e Rory Kinnear, che si cimenta in un’interpretazione polimorfica nei panni di tanti differenti personaggi tutti con lo stesso viso, hanno entrambi contribuito allo sviluppo del racconto con le loro idee. I loro personaggi dovevano viaggiare in perfetta sincronia. Perché nonostante Harper cerchi di scendere a patti con il suo recente dolore e la svolta violenta presa dal suo matrimonio negli inquietanti giorni finali, contemporaneamente non può sfuggire a una comunità di uomini invadenti, minacciosi, tutti con la stessa faccia, variazioni su un tema tutti interpretati da Kinnear. Questa sinistra parata di archetipi diventa sempre più strana, ciascuno di loro sembra essere un frammento della stessa fonte, collegati l’uno all’altro come schegge rotte, e la loro totalizzante essenza è come se divorasse Harper.

L’interazione uomo-donna

Come dice Jessie Buckley, “vedo questo film come parte dell’intensa conversazione tra uomini e donne che viviamo in questo momento storico. Sono successe così tante cose a livello politico e sociale negli ultimi anni e credo che Men sia una provocazione nei confronti di tutto questo piuttosto che una risposta”. Rory Kinnear aggiunge: “Credo che il film si sviluppo attraverso le metafore dell’horror per parlare delle interazioni tra uomini e donne, di cosa gli uomini sono capaci sia per quanto riguarda il consorzio sociale che all’interno di una relazione. Spero che il pubblico si senta come mi sono sentito io quando per la prima volta ho letto la sceneggiatura che è profondamente sentita e offre una vasta gamma di tematiche, sorprende continuamente e si coagula in qualcosa di bello e rivelatorio rispetto a ciò che siamo”.

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Un folk horror

Alex Garland in Men mette in gioco tutti gli elementi primari del folk horror: isolamento, natura, religione, fertilità, inquietudine, l’essere in qualche modo straniero. Fedele all’essenza del genere, l’incessante tensione del racconto monta fino a un’apice di inquietanti sequenze. Ma le immagini inquietanti di Men riflettono in maniera diretta interazioni reali, imposizioni e divisioni sociali che fanno parte della quotidianità. La pellicola ribalta le allegorie stesse che usa per trasportare lo spettatore nel racconto, abbattendo la struttura horror classica. Questo potere maligno, piuttosto che diventare sempre più forte, sembra solo diventare più vulnerabile e disperato. Commenta in conclusione Garland: “Era una cosa interessante da sviluppare perché spoglia il film di ciò che, in termini di genere, lo rende pauroso, che è il potere del mostro di essere invulnerabile e di essere una minaccia. Qui questo potere diminuisce man mano che il mostro diventa sempre più patetico, e questo invita a un diverso tipo di riflessione”.

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