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Monica Vitti, addio all’attrice che nacque due volte

Lo scorso 3 novembre 2021, aveva compiuto 90 anni. Oggi, purtroppo, se n’è andata: Monica Vitti. Non ho più parole per descriverla: una donna unica, un’attrice che ha fatto la storia del cinema italiano. La sua bellezza e la sua bravura hanno riempito i nostri cuori. La ricordiamo parlandovi di Monica Vitti – L’Attrice Che Nacque Due Volte, un’intervista (realizzato nella seconda metà degli anni ’90) dove per la prima volta viene messa a nudo la sua anima in una confessione di rara intensità e autenticità, realizzata da Donatella Baglivo, autrice capace di entrare in profonda sintonia con i pensieri e i ricordi dell’attrice. Il contributo delle testimonianze di altri grandi protagonisti che ne condivisero l’itinerario artistico e umano completa il ritratto di questa importantissima artista italiana.

“Recitare è essenziale per la vita”

L’intervista prende le mosse dall’infanzia della Vitti, trascorsa in Sicilia: essere una “femminuccia”, e per di più non essere “la più bella della famiglia”, la motivò a esprimere le proprie naturali doti comiche per guadagnare il centro dell’attenzione, come rievoca l’episodio delle “sette sottane”, che indossava e minacciava di sollevare da bambina quando arrivavano ospiti a casa, e che ha poi dato il titolo alla sua autobiografia “involontaria”. Monica Vitti ricorda anche quando, in occasione del suo esordio, pur avendo solo 14 anni, si propose per il ruolo della madre nella pièce La Nemica di Niccodemi. La madre infatti si opponeva alla sua propensione a recitare, ed è significativo questo parallelismo fra gli avvenimenti della sua vita e le storie che ha interpretato al cinema e sul palcoscenico, che costituirà uno dei tratti distintivi della sua carriera.

“Coi film mi racconto”

Davvero decisivo fu per la Vitti l’incontro con Michelangelo Antonioni: anche l’idea per L’Avventura, che lanciò la coppia a livello internazionale, nacque da un’esperienza vissuta realmente durante una gita a Ventotene. La “trilogia dell’incomunicabilità” la portò sulla ribalta, consacrandola come una grande attrice drammatica, fra le maggiori interpreti delle ansie della vita moderna al cinema. Questo periodo di successo e di notevole impegno sfociò in una fase di depressione, che l’attrice affrontò non andando in analisi, ma portandolo sullo schermo nel film Deserto Rosso, con cui si interruppe il suo sodalizio artistico con Antonioni.

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Il dono di far ridere

Una nuova svolta arrivò con Mario Monicelli, che la chiamò per interpretare il suo La Ragazza con la Pistola. Questo film rivelò finalmente al mondo intero quello che Monica Vitti aveva sempre saputo: cioè di essere naturalmente portata per la comicità e i ruoli brillanti. Cominciò così per lei una seconda vita artistica di enorme popolarità, tanto formando una coppia straordinaria con Alberto Sordi, che in film con Tognazzi, Mastroianni (“un rapporto fraterno”) e Giannini, diretta da registi come Ettore Scola (“un intellettuale raffinato e intelligente”) e Luciano Salce.

La solitudine nasce con noi

Nel corso della lunga e intensa conversazione con Donatella Baglivo, la grande attrice svela le sue attese e le sue ansie più profonde. Raccontando del suo profondo amore con Antonioni, motiva il suo rifiuto del matrimonio con una concezione estremamente libera e generosa dell’amore: e d’altronde, se una coppia finisce, come succede tanto spesso, che senso avrebbe una causa di divorzio, in quel caso come fare ad “analizzare i sentimenti?”. Qui come altrove, sono i trascorsi cinematografici che sembrano riecheggiare nelle vicende vissute realmente da Monica Vitti.

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L’ansia di vivere

Nella piena maturità, è alla scrittura che la Vitti ha affidato il ruolo di veicolo per “viaggiare dentro di sé”, e confrontarsi con se stessa quotidianamente, come consiglia di fare a tutti e a tutte, perché nella scrittura ha trovato lo spazio per elaborare la propria vita, così piena di cose vissute, e di cose da vivere. Quest’ansia di vivere, prima che la malattia si mettesse di mezzo, è testimoniata dalle riflessioni su come possa esistere un’altra vita, in senso cristiano, o magari reincarnandosi – “ma non in una donna di nuovo, vorrei scegliere di fare una vita nuova e diversa, magari perchè no, in un cavallo” – o sull’amore, che è il contrario della morte, perché “amare è una necessità”.

Il cinema come luogo magico

Giorno per giorno, in ogni caso, e quello che lancia l’attrice è più un appello che un consiglio, andrebbe riscoperto il cinema, come luogo di magica condivisione di tante esperienze: perché se è tanto più comodo guardarsi un film a casa, da soli o con qualche amico, è ben altra cosa condividere anche solo una risata con le altre persone, che magari non conosciamo, ma con cui abbiamo tanto in comune. I colpi di sfortuna, come l’incendio della casa romana in cui conservava tutti i ricordi della sua vita, compresa una importante collezione di quadri, non hanno intaccato lo slancio di una donna che, finché ha potuto, ha guardato al futuro con una grande attesa di novità.

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Senza maschera

Allorché Donatella Baglivo, mettendo in evidenza quanta energia ancora ella sprigioni, le domanda se la sua vita non sia soltanto all’inizio, la malinconia vela lo sguardo di Monica che sente di doversi coprire con una mano, nel fotogramma finale, quando la commozione rischia di travolgerla: ma ciò rivela solo una volta di più la personalità di un’attrice che recita senza maschera, perché porta in scena non un personaggio ma se stessa: Monica Vitti, l’attrice “che non sa mentire”, nella vita come davanti alla cinepresa.

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