cop-Un'Estate in Provenza

Rose Bosch porta Jean Reno a trascorrere Un’Estate in Provenza

Sarà da domani in sala Un’Estate in Provenza, il nuovo film scritto e diretto da Rose Bosch che esplora il conflitto generazionale tra nonni – interpretati da Jean Reno e Anna Galiena – e nipoti e che presenta una serie di interessanti spunti tematici su: ambiente, sordomutismo (uno dei bambini protagonisti è sordomuto), stile di vita sostenibile e famiglia.


Nella campagna provenzale accarezzata dal maestrale giungono in vacanza dai nonni Léa, Adrien e il fratellino Théo, sordo dalla nascita. Non è la vacanza dei loro sogni e in meno di ventiquattro ore è scontro generazionale con il nonno Paul (Jean Reno), un olivicoltore rigido e burbero che non hanno mai conosciuto a causa di un vecchio conflitto familiare con la madre. Ben presto, però, il passato tempestoso di Paul si riaffaccia e i trasgressivi anni Settanta fanno ritorno sullo sfondo incantevole della Provenza mettendo in luce il suo lato più umano e affettuoso. Le differenze tra la vita di città e di campagna favoriscono la scoperta di questo intenso rapporto fra nonni e nipoti e del valore del contatto con la natura.

Il film rappresenta un felice tentativo di coniugare il genere della commedia con un interessante spaccato generazionale. Rose Bosch, già regista dell’acclamato Vento di Primavera, con Un’Estate in Provenza pone particolare attenzione alla tematica del confronto tra generazioni e ai rapporti familiari, nonché alla questione delle differenze (uno dei bambini protagonisti è sordomuto dalla nascita); si tratta di un lavoro originale sia dal punto di vista stilistico sia per quanto riguarda l’attenzione a tematiche complesse, sapientemente inserite nella cornice di una commedia divertente e di qualità.

Jean Reno

Jean Reno

Vi lasciamo ora ad un estratto dell’intervista rilasciata dalla regista Rose Bosch.

Da dove arriva l’idea di partenza del film?

Dai miei nonni. Li ho conosciuti a stento ma ne conservo un ricordo poetico. È un gran vuoto. E poi avevo voglia di descrivere un conflitto generazionale tra nonni e nipoti. Amo il fatto che i nonni di oggi siano gli hippy di ieri. Essi hanno protestato contro la guerra in Vietnam, contro il consumismo, sono stati a Woodstock. È un confronto interessante quello in atto con la generazione “Y”, ribelle ma molto consumista. Il mio film rende omaggio a questi nonni, non sono mai stati così presenti e importanti. Oggi corrono in soccorso delle famiglie più sconquassate. Loro sono ancora in forma e quindi gli si chiede molto.

In Un’Estate in Provenza hai scelto Jean Reno come protagonista nei panni di Paul…

Avevo scritto l’idea di un film sulla Provenza e sulla mia famiglia circa dieci anni fa. Il personaggio di Paul somiglia molto agli uomini catalani della mia famiglia. Parte di loro si trasferì in Provenza dopo la guerra di Spagna. Ho condiviso con Jean delle cose essenziali. Come le origini iberiche (senza farne un folklore), la passione per la terra delle Alpilles, che nonostante sia a due ore dai treni ad alta velocità, resta l’ultimo Far West. Sia io che Jean sentiamo il bisogno di vivere in questo clima estremo, che passa da -10 a 40 gradi, abbiamo bisogno del Maestrale. Nella nostra famiglia si coltivano uliveti da generazioni. Dal canto suo anche Jean ha i suoi uliveti e conosce tutto di questi alberi. Chi altro avrebbe potuto interpretare Paul?

Anna Galiena

Anna Galiena

Paul coltiva il suo orto i suoi ulivi: un quadro idilliaco?

Niente affatto. Eccetto che nel sud. I provinciali hanno ripreso a coltivare il loro giardino. E i loro accenti! Si tratta di una tendenza profonda, di un’ondata. Si coltivano le proprie radici e le proprie verdure. In un mondo impazzito, tutto questo riconduce alla calma.

Quando i ragazzi adolescenti gli chiedono: “Verrai a trovarci a Parigi? Lui risponde:” Vuoi vedermi morto?”

E’ uno scherzo. Ma è vero che la provincia non ha nulla da invidiare alla capitale. Semmai è il contrario. Nei primi anni ’80, ha perso il suo “accento” in fretta. Si temeva di essere considerati come arretrati. Oggi la gente si è resa conto che le grandi città rubano ciò che la Provincia restituisce: il tempo. Il tempo presente che, nelle megalopoli, ti scivola fra le dita come l’acqua.

Un'Estate in Provenza

Un’Estate in Provenza

Vivere lontano dalla città, pur rimanendo collegati?

I miei cugini combattono per “Amnesty International” dai loro villaggi. Ma non rinuncerebbero mai alla “paella” organizzata dal club di calcio. Credo che vivremo un grande esodo al contrario. Come negli anni Settanta. Le città sono diventate spietate. “Paul” dice tutto questo verso la fine del film. Si dice che ormai molte persone stiano cominciando a capire che la felicità non è fare delle lunghe passeggiate al centro commerciale di domenica.

Anche suo nonno è stato un nonno cool?

Assolutamente no. Ma sono cresciuta ad Avignone negli anni Settanta. Quando ero bambina, si andava a vedere gli hippy in Place de l’Horloge . Era un po’ la loro Mecca. Erano giovani, belli, a piedi nudi. Ero affascinata.

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