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SPECIALE Social World Film Festival – Intervista al Direttore Nuzzo:”Vico Equense vuole diventare sempre più importante: il futuro del cinema passa anche da noi”

kkk - CopiaNella suggestiva cornice di Vico Equense, si è chiuso lo scorso lunedì 9 giugno la quarta edizione del Social World Film Festival. Grande occasione di incontro e riflessione sulle principali tematiche sociali, la kermesse ha visto intervenire grandi nomi del cinema italiano, giornalisti e critici, e soprattutto il pubblico. Tema portante del Festival è stato L’Amore che Unisce. La Giuria di Qualità, presieduta dal critico Valerio Caprara, ha assegnato il Golden Spike Award, riconoscimento della manifestazione, come miglior film a Fuoristrada di Elisa Amoruso. Il Premio della Critica è invece stato assegnato al film L’intervallo di Leonardo Di Costanzo.

Per fare un bilancio di questa edizione appena conclusa, abbiamo intervistato il Direttore Artistico del Festival, Giuseppe Alessio Nuzzo.

Giuseppe Alessio Nuzzo, il Direttore del Social World Film Festival

Giuseppe Alessio Nuzzo, il Direttore del Social World Film Festival

Prima di tutto le chiedo di fare un bilancio di questa quarta edizione del Social World Film Festival.

Ci siamo tolti tante soddisfazioni quest’anno e il bilancio è nettamente positivo. Il Social World Film Festival non solo si è confermato, ma sta continuando a crescere in modo progressivo. Tutti i numeri sono aumentati: sia per quello che riguarda i professionisti che sono intervenuti, sia per gli spettatori, fino ad arrivare alle stesse pellicole. Se l’anno scorso le opere presentate sono state 30, quest’anno siamo saliti a 70. Film provenienti da 15 Paesi, da 5 continenti. E 11 erano in anteprima.

Quali sono stati gli ingredienti per ottenere questi risultati positivi?

Abbiamo puntato molto su una linea giovane e fresca, ben rappresentata da tutto il team che ha lavorato per il Festival. Il nostro target di riferimento è giovane e ben definito e per questo abbiamo voltato pagina rispetto ai classici protocolli tipici dei Festival. Ci siamo rapportati al pubblico in maniera libera e diretta, favorendo l’incontro e la riflessione. Gli apprezzamenti che abbiamo avuto ci hanno dato ragione.

Una splendida veduta di Vico Equense

Una splendida veduta di Vico Equense

Vico Equense come Hollywood: Giancarlo Giannini, Isabella Ragonese, Gabriel Garko, Alessio Boni, Anna Falchi, solo per citarne alcuni…

Anche per gli ospiti, che hanno arricchito il nostro cartellone, devo dire che la soddisfazione è stata enorme. Non abbiamo ricreato i blasonati Red Carpet di Cannes o di Venezia, del resto bastava e avanza già la splendida cornice di Vico Equense a rendere tutto magico. Sono intervenuti grandi ospiti e io li ringrazio ancora per aver accettato il nostro invito. Quello che volevamo era creare con loro un momento di incontro, bello e semplice, senza alcuno sfarzo inutile. Non chiuso tra quattro mura, ma all’aperto, a contatto con il pubblico. Per tutti gli appassionati di cinema poterli vedere anche solo per qualche secondo è stato un momento indimenticabile. Qui al Sud non capita troppo spesso di poterli vedere e vivere così da vicino. Su tutti citerei Giancarlo Giannini, che non sempre partecipa ai Festival. Poterlo avere con noi è stato un privilegio, per me lui rappresenta una pietra miliare della storia del nostro cinema.

Giancarlo Giannini, sul palco del SWFF

Giancarlo Giannini, sul palco del SWFF

A proposito di storia del cinema, avete creato la Wall Of Fame…

Sì, ispirandoci alla Walk of Fame di Los Angeles, abbiamo creato questo ‘muro dei famosi’ che è stato inaugurato insieme a Gabriel Garko. Un muro che rappresenta una gratificazione per la città, un monumento che diventerà un forte attrattore turistico. Vico Equense vuole affacciarsi sul cinema mondiale con le firme dei principali attori e attrici. Segni indelebili che restano.

A fine anno invece dovreste inaugurare anche un Museo del Cinema, per ricordare i film girati sulla penisola sorrentina. Quanto è importante ricordare la storia del cinema?

Sono iniziati i lavori per questo Museo del Cinema che inaugureremo a dicembre. Sarà qualcosa di storico, in cui troveremo foto, documenti, locandine, e tutti quei reperti e oggetti dei set cinematografici che furono ospitati dalla nostra terra. La nostra stessa locandina del Festival, se vogliamo, è un’anticipazione: Pane e Amore di Dino Risi (1955, ndr.), con Sophia Loren e Vittorio De Sica. Con questo luogo della memoria non vogliamo lasciare il ricordo fine a se stesso: vogliamo ricordare per promuovere. Anche per dare una svolta al sistema in termini di investimenti, ora che i tempi per il cinema sono duri. Il nostro sogno è che rivedendo certi capolavori del passato si possa nuovamente tornare a produrre cinema qui nella penisola sorrentina.

Il Direttore Nuzzo con Anna Falchi per l'inaugurazione dei lavori del Museo del Cinema

Il Direttore Nuzzo con Anna Falchi per l’inaugurazione dei lavori del Museo del Cinema

Oggi si parla sempre più di Social. Lei cosa ne pensa?

Il nostro Festival si occupa di tematiche sociali che possano fare riflettere il pubblico. Se invece passiamo al web, i Social Network stanno prendendo sempre più spazio nelle nostre vite. Per noi del Festival i Social sono importanti soprattutto per promuovere, per creare contatti, per comunicare con città e Paesi lontani, in tutto il mondo. Per questo la rete ci agevola e consente sempre nuove forme di coinvolgimento. L’importante è trasformare tutto il virtuale in qualcosa di concreto e tangibile: dopo la comunicazione online è sempre bello incontrarsi di persona. I veri contatti sono quelli che poi si mantengono nel tempo.

Pensando al tema del Festival, L’amore che unisce, crede che oggi ci stiamo isolando con internet?

Il rischio di creare una dipendenza “da social” esiste. E un abuso di internet può portare all’isolamento. Non saper distinguere tra la realtà e il virtuale è una forma di patologia, non fisiologica, ma comunque pericolosa. Le vere amicizie sono quelle che si toccano e che si vivono davvero. Sento parlare sempre più spesso di amicizie su Internet senza nemmeno che ci si conosca davvero. Quelle in realtà sono solo uno schermo vuoto.

Cosa pensa del film vincente al Festival, Fuoristrada di Elisa Amoruso?

Sono felice perché tutti i film selezionati hanno raggiunto l’obiettivo, ovvero quello di creare empatia, interesse, voglia di riflettere e discutere, facendosi veicolo di messaggi sociali. Detto questo, Fuoristrada è una storia che parla di un amore fuori dal comune. Tratta il tema della sessualità, particolarmente importante in questo periodo storico. Trovo che sia un film necessario, soprattutto per un target giovane.

Il film vincitore, "Fuoristrada" di Elisa Amoruso

Il film vincitore, “Fuoristrada” di Elisa Amoruso

Intervallo di Leonardo Di Costanzo ha invece ricevuto il premio della critica.

Un film che mi ha molto soddisfatto. Il fatto che anche il grande critico Valerio Caprara l’abbia elogiato, significa molto. Di Costanzo ha saputo trasmettere quella condizione particolare che vive sia la criminalità organizzata sia la donna. Un film davvero ricco di tematiche sociali. Un film che parla anche di amore.

Cosa si aspetta dal futuro del cinema?

La situazione che vive il cinema non è facile. Non voglio polemizzare, ma le istituzioni devono davvero riflettere sulla situazione a livello di investimenti. Siamo in un momento in cui le realtà cinematografiche stanno aumentando ma allo stesso tempo i fondi vengono dimezzati. Noi per il Social World Film Festival non abbiamo chiesto alcuna sovvenzione al Ministero dei Beni Culturali. Ma una rassegna come la nostra credo che potrà fare la sua parte, creando anche un indotto turistico importante. Per noi la cosa principale è diffondere una bella immagine del nostro territorio a livello internazionale. Ci vorrà un po’ di tempo, ma questo è il nostro obiettivo. Non ci fermeremo, anzi: noi vogliamo continuare a crescere.

Intervista di Giacomo Aricò

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