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Arriva Noah: la Bibbia secondo Aronofsky

E’ arrivato in Italia Noah, il lungometraggio di Darren Aronofsky, che ripercorre (più o meno fedelmente) le vicissitudini dell’Arca e di Noè, suo nocchiere, interpretato da Russel Crowe. In precedenza ben poche volte il mondo di celluloide aveva esplorato, così da vicino, il diluvio universale; l’evento biblico era stato solamente citato in pellicole a sfondo religioso (vedi La Bibbia di John Huston) senza essere analizzato nel dettaglio.

L'Arca di Noè in "La Bibbia" di John Houston (1966)

L’Arca di Noè in “La Bibbia” di John Huston (1966)

Il regista e sceneggiatore statunitense, meravigliato fin dall’adolescenza dalla figura di Noè (“un personaggio dark”, dice Aronofsky), ha deciso di rivivere la più famosa inondazione della storia dell’umanità fondendo più generi: dal drammatico si passa al fantastico (con punte fantasy) fino a toccare l’epico. Tale commistione permette ad Aronofsky di curare i particolari e di staccarsi, in parte, dal testo originale di riferimento, trovando un equilibrio tra la storia raccontata e la spettacolarizzazione targata Hollywood (è possibile anche la versione 3D).

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Probabilmente è proprio la propensione a rendere avvincenti i duelli (da una parte Uomo contro Natura e dall’altra Noè contro Tubal – Cain, discendente di Caino) che mette la pellicola in una luce differente rispetto ad altre della medesima categoria. Così come la figura di Noè pare allontanarsi dalla tradizione per avvicinarsi alla concezione, più moderna, di essere umano che vuole confrontarsi con l’assoluto.

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Se i classici epico – religiosi (almeno fino agli anni ’70) erano, per la maggor parte, meticolose trasposizioni storiche al limite del mito, da qualche decennio la rappresentazione del sacro è notevolmente mutata: da Jesus Christ Superstar, che ebbe numerose polemiche perché la figura di Gesù somigliava troppo agli hippie dell’epoca, fino a La Passione di Cristo di Mel Gibson, criticato per la violenza mostrata, senza dimenticare il Figlio di Dio dubbioso (un bravissimo Willem Dafoe) ne L’Ultima Tentazione di Cristo di Scorsese. In Italia, patria della Chiesa cattolica, fece particolarmente scalpore anche il pasoliniano Vangelo Secondo Matteo, dove la storia di Gesù era vista in chiave neorealista.

"Il Vangelo Secondo Matteo" di Pier Paolo Pasolini (1964)

“Il Vangelo Secondo Matteo” di Pier Paolo Pasolini (1964)

Va da sé che il cambiamento ha seguito di pari passo l’evolversi di classi, regole e standard della società e del cinema; non è un caso, quindi, se questo Noè si situa in un’era che, cinematograficamente parlando, è dedita a fumetti e ricostruzioni visive (le infinite versioni degli eroi della Marvel, tanto per capirci). Basti pensare che, prima di realizzare il film, è stato distribuito un graphic novel (romanzo a fumetto) creato da un fumettista canadese basandosi sulla sceneggiatura di Aronofsky e Handel.

Tommaso Montagna

 

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