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Da Viol@ a Her : quando le relazioni diventano virtuali

Fino a che punto è così ‘futuribile’ Her di Spike Jonze? Il film, premiato con l’Oscar per la Miglior Sceneggiatura Originale, inquadra il prossimo domani che già oggi è cominciato. Il rapporto tra l’uomo e la tecnologia, con nuove componenti e nuove variabili chiamate emozioni e sentimenti. Una tematica che ha radici lontane, fin dai romanzi di Isaac Asimov. La macchina creata dall’Uomo che sviluppa una propria coscienza e diventa sua nemica. Ricordate Hal 9000 in 2001: Odissea nello Spazio del 1968? Un occhio che registrò “il movimento delle vostre labbra” e che quindi si vendicò.

L'occhio crudele di Hal 9000 in "2001: Odissea nello spazio"

L’occhio crudele di Hal 9000 in “2001: Odissea nello spazio”

Ma se quella era fantascienza spaziale (e filosofica), il lavoro di Jonze pone i riflettori sul nostro cuore moderno, e ancor di più sulle relazioni tra le persone. In questa società della comunicazione perenne e continua, di fatto, è proprio la comunicazione tra persone che non c’è più. Parole e pensieri, sono filtrate attraverso un’interfacci digitale. Persino Theodore, il personaggio di Joaquin Phoenix, di lavoro scrive lettere per altri. I computer dettano la nostra esistenza, inglobandoci in maniera irreversibile. In certe inquadrature il film sembra uno spot a sfumature iPhonesche, sul mondo ipercollegato di oggi, dove ogni nostro desiderio è subito appagato dall’aggeggio che teniamo in tasca. Siamo in gruppo ma siamo soli. Oggi stiamo diventando tutti dei muti digitali. La prova? Basta pensare ad un vagone della metropolitana o in qualche altra zona pubblica di attesa o di transito in cui tutti sono collegati ai loro device senza fiatare.

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News, messagggi, mail: queste sono le cose importanti per Theodore, ancora depresso per il distacco dalla moglie. La sua è una vita a comando: chiede e gli sarà dato. Esattamente come fa con il personaggio del gioco che fa in salotto (sembra una versione futura della Nintendo Wii). Quando però decide di acquistare l’OS 1 la sua vita cambia improvvisamente. L’incontro con Samantha, il suo nuovo sistema operativo che “lo capisce” oltre che ad eseguire le sue richieste, lo manda in tilt. Non può toccarla ma sentirla, attraverso la sua voce. E attraverso la sua voce sentire cosa prova. La voce calda e sensuale di Scarlett Johansson (o della nostra, bravissima, Micaela Ramazzotti) conferisce alla macchina un tocco d’anima in più. Qualcosa di profondo che intriga, che eccita. Come una fiamma che si ravviva, il dialogo tra i due cresce nei giorni, fino a giungere a quel primo, inatteso, inedito, incredibile orgasmo. Schermo nero: solo i gemiti, l’emozione, la passione. Senza la carne, senza i corpi.

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Se facciamo un passo indietro, per la precisione nel 1998, in Italia si girò un vero e proprio film cult: Viol@ (regia di Donatella Maiorca). Marta, interpretata da Stefania Rocca (ne abbiamo parlato con lei), conosce il piacere erotico in una chat agli albori di Internet. Due nickname: Viol@ e Mittler. In quel caso la comunicazione avveniva tramite tastiera, gli incontri tra i due – anche qui virtuali – si basavano sull’immaginazione dell’altro. Un coinvolgimento tale per Marta che per quella relazione nel web arriva a perdere tutto: lavoro, compagno, e addirittura il cane. Sarà poi amara la scoperta finale (l’utente con cui faceva sesso online era un ragazzino).

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Stefania Rocca nei panni di Marta-Viol@

Her è quindi, in questa ottica, rappresenta un’evoluzione rispetto a Viol@. Il reale è solo delusione: il matrimonio fallisce; i suoi amici fidanzati si lasciano; gli appuntamenti che Samantha organizza per lui falliscono. Addirittura nel secondo di questi, quello in cui una ragazza in carne ed ossa deve incarnare il sistema operativo (Isabella), ci lascia suggerire quasi una nuova forma di prostituzione. Quella che si mette al servizio della tecnologia e degli OS per far provare piacere agli umani.

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Effettivamente le vacanze che Theodore e Samantha fanno insieme (montagna e pic-nic tra coppie) sembrano esaltare il patetismo del protagonista, incapace di gestire la realtà, gli ostacoli concreti della vita, tutti i pro ed i contro di una compagna vera ed esistente. La figura della donna viene sminuita, diventando così un apparecchio da comandare e poter spegnere quando si vuole. Saranno le parole dell’ex moglie a scuoterlo, così come l’amara rivelazione di Samantha, che seguiva altri 8316 umani di cui ne amava 641. E quando si vedono tutte quelle persone che parlano – di fatto – da sole nei propri auricolari, forse scatta la preoccupazione per il nostro domani. Senza dialogo, quello vero, non si può costruire.

Per quanto possa essere complicata, la vita dovrebbe essere sempre affrontata realmente, non dietro ad uno schermo. Solo così potremo tornare a parlare di noi, tra noi, per un futuro collettivo reale e non virtuale. Come gli occhi della propria compagna o del proprio compagno, in cui ci completiamo ogni giorno di più.

Giacomo Aricò

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