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Benvenuti a Casa Mia, la commedia sull’integrazione di Philippe De Chauveron

Il prossimo 8 marzo al cinema arriva Benvenuti a Casa Mia, il film diretto da Philippe De Chauveron che lo ha anche scritto insieme al fratello Marc e Guy Laurent. Attori principali sono Christian Clavier, Ary Abittan e Elsa Zylberstein.


Jean-Etienne Fougerole (Christian Clavier) è una figura di spicco della scena letteraria e mediatica francese. È uno scrittore intellettuale, sposato con una ricca ereditiera (Elsa Zylberstein) che vive totalmente distaccata dalla realtà. Durante un dibattito televisivo nel quale Fougerole promuove il suo nuovo romanzo, intitolato Benvenuti a Casa Mia, lo scrittore invita i ricchi e i benestanti ad accogliere nelle loro case i più bisognosi.

Ma a un certo punto, il suo avversario lo sfida a mettere in pratica quello che suggerisce ai suoi lettori. In evidente imbarazzo, Fougerole accetta la sfida per non perdere la faccia. Ma quella stessa sera qualcuno bussa alla porta della sua suntuosa abitazione a Marnes-la Coquette: da quel momento in poi le convinzioni della famiglia Fougerole saranno messe a dura prova.

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Riportiamo qui sotto un estratto dell’intervista rilasciata dal regista Philippe De Chauveron.

Da Les Parasites a Non Sposate le Mie Figlie, fino ad arrivare a Benvenuti a Casa Mia, il suo cinema sembra girare attorno all’idea del confronto tra degli elementi, dei luoghi e delle persone che apparentemente non hanno molto in comune.

Sì, è vero, però in questo determinato frangente non ho inventato nulla. Tanto per citare un esempio, è una tema che ritroviamo anche in Francis Veber, ma anche in un certo tipo di cinema meno orientato alla commedia. Far coesistere elementi che non hanno nulla in comune provoca inevitabilmente delle scintille, delle tensioni, dei guizzi; ovvero tutto ciò che da ricchezza al cinema. Comunque, se devo essere sincero, non sono ossessionato da questo genere di cose quando scrivo. Direi che mi viene tutto in modo spontaneo e naturale.

Parliamo del soggetto. In Non Sposate le Mie Figlie descriveva l’ambiente cattolico di destra; le è venuta voglia di attaccare anche la sinistra?

Non è stata una scelta consapevole ma trovavo divertente che un tipo come il protagonista di questo film, un filosofo impegnato, si ritrovasse messo alle strette dalle sue stesse convinzioni. E poi, in effetti, dopo aver descritto la provincia borghese di destra ci piaceva l’idea di ridere anche di un borghese parigino di sinistra. Però ci tengo a precisare che dietro a tutto questo non c’è malvagità né un’idea di vendetta.

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Il notaio Verneuil di Non Sposate le Mie Figlie e l’intellettuale Fougerole di questo film hanno un punto in comune: in qualche modo lei li salva facendoci provare empatia verso di loro, malgrado tutti i loro difetti.

Sì, ma anche questo corrisponde a un criterio tipico della commedia classica: sono dei personaggi che soffrono, per questo proviamo simpatia verso di loro. In fondo questi due uomini non sono cinici, anzi sono sinceri, anche se il loro comportamento a volte risulta discutibile e criticabile. Ritengo di avere una visione abbastanza benevola del mondo che mi circonda, ma questo non m’impedisce di riderne. E poi di base non si dovrebbero fare delle commedie con dei buoni sentimenti: seguire le avventure di qualcuno che è totalmente onesto e gentile sarebbe terribilmente noioso.

In Francia Benvenuti a Casa Mia è uscito ad Aprile 2017, a pochi giorni dalle elezioni presidenziali, in un momento di tensione e in un clima sociale difficile. La storia parla di un uomo di sinistra alle prese con l’arrivo di una famiglia Rom in casa sua. Le è mai capitato di dirsi: “Forse sto esagerando”?

Alla base di tutto, secondo me, c’è una storia che mi fa ridere con dei personaggi interessanti e per certi versi -considerando che parliamo di Rom- poco presenti nel cinema francese. Per quanto riguarda la questione dell’intellettuale di sinistra, Gérard Lauzier aveva già affrontato questo stesso tema in modo molto corrosivo. In fondo, è questo il ruolo della commedia: presentare delle tematiche che facciano reagire, che disturbino le persone. Avevo già parlato di questi argomenti in Non Sposate le Mie Figlie, per il quale ho ricevuto delle critiche sia dalla destra che dalla sinistra. Già so che succederà la stessa cosa con Benvenuti a Casa Mia, ma gli spettatori sanno percepire l’ironia, i vari livelli di lettura e il lato provocatorio di una storia.

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Come ha gestito l’elemento dei Rom del film? Com’è riuscito a mostrare le cose che voleva mostrare senza cadere nella caricatura o nella volgarità?

Bisogna innanzitutto spiegare che esistono diverse comunità di Rom. Noi abbiamo scelto il caso di una famiglia originaria della Romania, e rifugiata in Francia. Stiamo parlando di persone che vivono in condizioni molto difficili, che spesso sono obbligate a mendicare e che vivono stipate nelle roulotte. Il personaggio di Ary Abittan lo spiega chiaramente nel film: non ha i documenti e quindi non può lavorare, dunque non è una questione di scelta. Volevamo avvicinarci a questa realtà esaminandola attraverso la commedia. Perciò abbiamo lavorato a stretto contatto con Sorin Mihal, un membro importante della comunità Rom in Romania. Gli abbiamo fatto leggere la sceneggiatura non appena pronta, e lo abbiamo invitato a venire sul set. Il suo compito era di dirci se quello che facevamo o mostravamo fosse giusto oppure no, tenendo a mente che non si trattava di un documentario ma di una commedia! Il film l’ha divertito moltissimo, ma soprattutto ha potuto constatare che non c’era alcuna malevolenza nei nostri propositi.

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