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La Francia delle nozze miste in Non Sposate Le Mie Figlie di Philippe de Chauveron

Arriva oggi nelle nostre sale Non Sposate le Mie Figlie, uno dei fenomeni  cinematografici dell’anno che ha incassato in Europa 130 milioni di Euro e che in Francia è stato un grande successo con oltre 12 milioni di spettatori. Il regista è Philippe de Chauveron che ha diretto Christian Clavier e Chantal Lauby.

Claude (Christian Clavier) e Marie Verneuil (Chantal Lauby) sono una tranquilla coppia borghese cattolica e conservatrice che ha allevato 4 figlie (Frédérique Bel, Elodie Fontan, Julia Piaton e Emilie Caen) secondo i principi di tolleranza, integrazione e apertura, che sono nei geni della cultura francese. Ma il destino li mette a dura prova – non una ma ben quattro volte.

Il primo boccone amaro arriva infatti quando la loro primogenita decide di sposare un musulmano (Medi Sadoun). Ma poi  la seconda sceglie un ebreo (Ary Abittan) e la terza un cinese (Frédéric Chau). Ormai tutte  le loro speranze di assistere ad un tradizionale  matrimonio in chiesa vengono riposte sulla figlia minore, che incontra infine un bravo cattolico (Noom Diawara).

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 A dare l’idea del film al regista è stata la lettura di una statistica. Sembra infatti che i francesi siano i campioni del mondo di matrimoni misti. Circa il 20% delle unioni che si celebrano in Francia avvengono tra soggetti di origini e confessioni diverse.

Lo stesso de Chauveron ha affermato: “ho potuto testare il tipo di difficoltà e reazioni che la mescolanza di razze, culture e religioni diverse può provocare in una famiglia borghese e cattolica, provenendo da quel tipo di ambiente. Certo i miei genitori erano più alla mano dei Verneuil, mia madre però teneva corsi di catechismo e il mio rifiuto di fare la prima comunione l’ha preoccupata non poco”.

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L’obiettivo del regista era quello di realizzare un film in cui “le differenze potessero emergere senza retro pensieri, e con divertimento”. Da qui la scelta di intraprendere la strada della commedia, un genere che da sempre “gioca sulle differenze, spesso in modo riuscito”. Tra le fonti d’ispirazione di de Chauveron ci sono i fratelli Farrelly, con Tutti Pazzi per Mary e non solo: “sono anche un grande estimatore della commedia sociale italiana, in particolare quella di Dino Risi. E dei film della compagnia teatrale dello Splendid. Ho visto per la prima volta Les Bronzés nel 1976, quando è uscito. Avevo 11 anni e Christian Clavier ne aveva 25” ha spiegato.

La commedia – continua – è un vettore meraviglioso per parlare in modo lieve anche delle cose più gravi. Non ho assolutamente voluto fare un “film a tesi” perché le persone non hanno bisogno di gente che pensi al posto loro. L’unica “tesi”, se vogliamo trovarla, è quella del divertimento e di una convivenza tra culture che rappresenta il patrimonio di un paese”.

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Gli attori che il regista ha scelto per interpretare i quattro generi sono tutti di origine straniera anche se hanno in comune il desiderio di essere considerati francesi a pieno titolo. A tal proposito è emblematica la scena in cui cantano in coro La Marsigliese di fronte ad un orgoglioso e stupefatto padre Verneuil.

Nei panni di Claude Verneuil un Christian Clavier in gran forma: “come tutta la generazione del ’68 – riflette l’attore – sono cresciuto con folli desideri di libertà in una Francia prospera e freddolosa, che era appunto quella della generazione dei miei genitori. Persone normali, ma con una serie di convinzioni e giudizi. In casa mia il conflitto generazionale è avvenuto a livello culturale: non ascoltavamo la stessa musica, questo è certo”.

Christian Clavier e Chantal Lauby

Christian Clavier e Chantal Lauby

Nei panni di sua moglie, ecco invece Chantal Lauby che inquadra così l’atteggiamento della coppia: “i genitori Verneuil si sentono in colpa perché hanno l’impressione di aver sbagliato qualcosa nell’educazione che hanno impartito alle figlie. Volevano essere «una famiglia come tutte le altre», vale a dire conforme al loro mondo borghese provinciale, ma le loro figlie li hanno privati di questo piacere d’altri tempi”.

“La molteplicità di culture in Francia è una vera ricchezza e ci tenevo a fare un film dove le risate scaturissero autentiche senza rigidità, perché anche vizi e diffidenze fanno parte di ognuno di noi”

Philippe de Chauveron

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