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Copenhagen Cowboy, la nuova serie thriller “sensoriale” di Nicolas Winding Refn

Dopo Too Old To Die Young, il regista danese Nicolas Winding Refn torna a dirigere una serie con Copenhagen Cowboy (Sneak Peak), un thriller in sei episodi di cui i primi due episodi saranno presentati oggi – Fuori Concorso – alla 79. Mostra del Cinema di Venezia. La serie è stata realizzata con Netflix.

La serie

Copenhagen Cowboy è una serie noir in sei episodi satura di luce al neon e adrenalina che parla di una giovane ed enigmatica eroina, Miu (Angela Bundalovic). Dopo una vita di servitù, alle soglie di un nuovo inizio, si aggira nel tetro paesaggio del mondo criminale di Copenaghen. Alla ricerca di giustizia e vendetta, Miu incontra la sua nemesi, Rakel (Lola Corfixen), e insieme intraprendono un’odissea nel naturale e nel soprannaturale. Alla fine, il passato trasforma e definisce il loro futuro e le due donne scoprono di non essere sole, ma di essere molti.

Nicolas Winding Refn racconta…

Copenhagen Cowboy nasce dal mio fuoco rivoluzionario e cerca allo stesso tempo di sedurre e intrattenere i sensi. È progettato per stimolare la mente, gli occhi, la lingua, il cuore e l’anima: tensioni ed emozioni si accendono in un macabro tour de force che si manifesta in Miu, una nuova incarnazione dei miei alter ego, fondamentali nel mio lavoro passato, presente e futuro: Bronson (Tom Hardy) in Bronson, One Eye (Mads Mikkelsen) in Valhalla Rising, Driver (Ryan Gosling) in Drive, il Tenente (Vithaya Pansringarm) in Only God Forgives, Jesse (Elle Fanning) in The Neon Demon e i numerosi personaggi dello spettacolo Too Old to Die Young“.

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Con Copenhagen Cowboy ritorno al mio passato per plasmare il mio futuro. Questa serie è un’espansione dei miei alter ego in costante evoluzione, ora sotto forma della mia giovane eroina Miu. Sembrerà un cliché ma più si invecchia e più ci si inizia a preoccupare del mondo che ti circonda. Too Old to Die Young in un certo senso era una previsione di come gli USA sarebbero cambiati nel post Trump. Una serie costruita in un periodo specifico, che raccoglieva le informazioni che mi arrivavano dai media e quelle che erano le mie preoccupazioni. Copenhagen Cowboy prosegue questo aspetto“.