Da giovedì 14 ottobre sarà nelle sale italiane Days, il nuovo film diretto dal pluripremiato regista Tsai Ming-liang (vincitore del Leone d’Oro 1994 per Vive L’Amour). Presentato in concorso alla 70° Berlinale, il film si è aggiudicato il premio Teddy Award come opera a soggetto LGBT.
Il film
Due uomini appartenenti a classi sociali differenti conducono una vita solitaria e routinaria. Kang (Lee Kang-Sheng) soffre da anni di un disturbo alla cervicale di natura misteriosa che lo spinge a una continua ricerca di cure in grado di alleviargli il dolore. Anong (Anong Houngheuangsy) è un giovane del Laos che lavora in nero a Bangkok, cucinando i piatti del suo villaggio natale. Confinati nella loro solitudine, i due uomini condividono un momento d’intimità in una camera d’albergo. La sera, dopo una breve cena, Kang e Anong si separano per continuare la loro vita, i loro giorni.
Due solitudini nel silenzio
Dopo ben sette anni dall’uscita dell’acclamato e pluripremiato Stray Dogs, Ming-liang torna alla regia e mette in scena l’incontro tra due uomini con lo stile minimalista e poetico che lo ha reso celebre. Ancora una volta è Lee Kang-Sheng (già protagonista de Il gusto dell’anguria e Che ora è laggiù?) ad affiancare il regista in questa avventura sensoriale, in cui il silenzio è il vero leit-motiv. Le prime scene furono girate nel 2014 senza un plot rigoroso, creando negli anni una storia semplice e quotidiana, che valorizza la prova artistica dei due attori. L’autore taiwanese modella un ritratto umano melodioso, contaminato da un erotismo spinto, che spezza quella solitudine sempre più caratterizzante la nostra epoca.
Film della Critica per il SNCCI
Days è stato appena designato Film della Critica dal Sindacato Nazionale Critici Cinematografici Italiani – SNCCI con la seguente motivazione: “Ancora una volta Tsai Ming-liang fa parlare i corpi e i silenzi di esistenze alla deriva, in una sottrazione di elementi narrativi, come i dialoghi, raccontando un’umanità desolatamente sola, dove sono i gesti a scandire una quotidianità ripetitiva e malinconica, nella quale almeno il suono di un carillon è lo struggente ricordo di un incontro”.