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Helen Mirren colonnello a distanza ne Il Diritto di Uccidere

Dopo essere stato presentato l’anno scorso al Toronto International Film Festival, esce oggi al cinema Il Diritto di Uccidere, il film diretto dal premio Oscar Gavin Hood interpretato da un cast formidabile formato da Helen Mirren, Aaron Paul e il compianto Alan Rickman. Si tratta di un thriller di grande attualità che racconta come nessun altro prima i retroscena della guerra contemporanea e l’uso dei droni.


Il colonnello inglese Katherine Powell (Helen Mirren, foto copertina) dirige a distanza un’operazione contro una cellula terroristica a Nairobi. Il suo “occhio” sul campo è un drone pilotato in Nevada dal giovane ufficiale Steve Watts (Aaron Paul), ma quando diventa inevitabile sferrare un attacco entrambi realizzano che anche una bambina innocente finirebbe tra le vittime. Mentre nessun politico nella “war room” londinese vuole prendersi la responsabilità di una decisione, una drammatica serie di eventi fa precipitare la situazione.

Ecco ora qui sotto le note di regia di Gavin Hood, suddivise per aree tematiche.

Una sfida allo spettatore – “Sono da tempo a conoscenza di vari aspetti della guerra dei droni. Ho letto molto sull’argomento e continuo a tenermi aggiornato su quello che sta succedendo nelle forze armate occidentali ma, prima di girare questo film, ancora non avevo approfondito i temi legati ai cosiddetti omicidi mirati. L’aspetto più brillante della sceneggiatura di Guy Hibbert sta nella capacità di invitare lo spettatore a un confronto genuino. I dilemmi che i personaggi sono costretti ad affrontare sono reali e non facilmente risolvibili e le riposte che provano a dare sono profondamente umane, permettendo al pubblico una connessione emotiva con quello che accade. Come regista cerco sempre di non fare prediche, piuttosto di presentare delle domande in una forma cinematografica tesa e viscerale, che appassioni lo spettatore e al tempo stesso sfidi le sue nozioni di bene e male”.

Aaron Paul

Aaron Paul

Propaganda – “Da un punto di vista strategico una domanda fondamentale è se gli attacchi dei droni, che inevitabilmente causano vittime tra i civili, generino in realtà così tanto sentimento anti-occidentale che qualsiasi successo ottenuto nel colpire degli individui pericolosi abbia un rovescio della medaglia, ossia una crescente animosità contro l’Occidente. È una domanda che riguarda uno strumento molto importante in qualsiasi guerra, quello della propaganda. Stiamo creando una propaganda negativa attraverso l’uso dei droni? I droni sono una strategia vincente? Quali sono le conseguenze dell’uso di questa tecnologia?”.

Cancellare l’umanità dell’altro – “In ogni caso si può parlare di statistiche e tecnologie fino allo sfinimento, ma una cosa resta chiara: in qualsiasi guerra, le parti in causa tendono a cancellare l’umanità l’una dell’altra. In che altro modo saremmo capaci di uccidere? Cancellando l’umanità dell’altro si rischia di perdere la propria e di usare la forza senza essere consapevoli che il nostro impulso alla violenza non necessariamente è al servizio dei nostri stessi interessi a lungo termine. Un punto a favore della sceneggiatura è che ci fa passare molto tempo con Alia, la bambina che rischia di finire colpita dall’attacco. Il fatto di seguire la sua vita così da vicino ci ricorda che siamo simili, che siamo umani e che lei non è solo una statistica”.

Alan Rickman

Alan Rickman

Realtà e finzione – “Abbiamo iniziato a lavorare al film tre anni fa e l’argomento che affronta è diventato più attuale che mai. Nel settembre del 2015 un drone inglese ha ucciso per la prima volta due cittadini britannici collegati allo Stato Islamico in Siria e il dibattito legale e politico sull’evento, sulla stampa come in Parlamento, rispecchiava esattamente quanto accade nel film. Mentre giravamo una cosa simile era già accaduta invece agli Stati Uniti nel 2011 nello Yemen, con l’uccisione attraverso un drone di Anwar al-Awlaki, cittadino americano, seguita due settimane più tardi da quella del figlio sedicenne. All’epoca avevamo quindi immaginato uno scenario che anticipava quanto in questi giorni sta accadendo nel mondo reale. È quanto ci ha confermato anche Chris Lincoln-Jones, il consulente militare inglese, per 25 anni ufficiale della Royal Artillery: lui e Chris Hercules, militare americano e pilota di droni, ci hanno aiutato a dare al film un’autenticità straordinaria in ogni dettaglio”.

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