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I 1000 Volti di Lombroso, il legame tra fotografia e scienza sociale

Dal 25 settembre 2019 al 6 gennaio 2020, il Museo Nazionale del Cinema di Torino ospita I 1000 Volti di Lombroso, la mostra che presenta, per la prima volta al pubblico, una selezione di fotografie appartenenti al fondo fotografico dell’Archivio del Museo di Antropologia criminale “Cesare Lombroso” dell’Università di Torino, in parte restaurate per l’occasione. La mostra, dedicata al padre fondatore della criminologia, prevede l’esposizione di 305 fotografie che dialogano con 13 disegni, 2 manoscritti, 1 pannello illustrativo per la didattica e la divulgazione, 1 calco in gesso di un cranio e 1 maschera mortuaria in cera, 2 strumenti scientifici, 2 manufatti realizzati da pazienti psichiatrici, 1 scultura, 11 libri e 1 rivista per un totale di 340 exhibit.

"I 1000 Volti di Lombroso"

“I 1000 Volti di Lombroso”

La fotografia come prova

I 1000 Volti di Lombroso vuole creare un parallelo tra le numerose fotografie di volti presenti nel fondo e le diverse sfaccettature del pensiero lombrosiano, evidenziando lo stretto legame tra fotografia e ruolo sociale della scienza sul finire del XIX secolo e l’inizio del XX secolo. Tra il 1860 e il 1909 Lombroso raccolse, grazie alla sua fitta rete di relazioni con criminologi, psichiatri e medici legali, un’enorme quantità di immagini di soggetti appartenenti prevalentemente al mondo della psichiatria e a quello della criminalità. Queste fotografie furono sistematicamente utilizzate dall’antropologo veronese nella ricerca, nella didattica e nell’ambito di attività espositive finalizzate alla divulgazione scientifica. Com’era pratica comune fra gli scienziati dell’epoca, Lombroso raccoglieva immagini acquistate sul mercato, inviategli da colleghi o da lui stesso commissionate, e usava la fotografia come prova documentaria, dato positivo da associare a misurazioni antropometriche dei crani, disegni, descrizioni biologiche e psicologiche.

Cinque sezioni

Il percorso della mostra, articolata in 5 sezioni, presenta una selezione ragionata di questi materiali seguendo la cronologia delle ricerche di Lombroso: iniziando con gli studi sui malati psichiatrici e sul genio, passando poi per la sua teoria sull’atavismo (secondo la quale alcuni individui presentano i caratteri regressivi tipici dell’uomo primitivo), per le ricerche sul brigantaggio e sul delitto politico, si arriverà al tema della criminologia in rapporto al razzismo con un focus specifico sulla donna delinquente. Il percorso espositivo terminerà con un’ampia panoramica di immagini legate all’identificazione del criminale ovvero alla fotografia segnaletica e alla nascita della Polizia scientifica.

Ritratto di criminale atavico. L’iscrizione a tergo della fotografia riporta il reato: “Uccisore della moglie dormiente con tre colpi di scure nella bocca per gelosia. Condannato a 27 anni.” Fotografo non identificato, stampa all'albumina, fine XIX inizio XX secolo.

Ritratto di criminale atavico.
L’iscrizione a tergo della fotografia riporta il reato: “Uccisore della moglie dormiente con tre colpi di scure nella bocca per gelosia. Condannato a 27 anni.”
Fotografo non identificato, stampa all’albumina, fine XIX inizio XX secolo.

Il delinquente atavico

Alla sezione introduttiva, contenente una selezione rappresentativa delle diverse tipologie di fotografie raccolte da Lombroso, una macchina fotografica, uno stereografo per il disegno del profilo del cranio, una maschera mortuaria in cera di un detenuto, scritti scientifici e divulgativi, un ritratto a disegno, segue la prima sezione dedicata all’immagine del folle e alla nascita dell’antropologia criminale. Le decine di fotografie dei malati psichiatrici raccolte da Lombroso sono qui documentate con alcuni ritratti di alienati scelti fra quelli giunti all’antropologo criminale da vari istituti psichiatrici italiani. Lombroso utilizzò lo studio del volto insieme ad altre forme di evidenza (come i tatuaggi presenti sui corpi dei criminali da lui accomunati a quelli delle “popolazioni primitive”), per formulare la sua teoria del delinquente atavico, una sorta di moderno selvaggio riconoscibile da una serie di caratteristiche fisiche.

Piccoli criminali crescono

La seconda sezione è dedicata a brigantaggio, delitto politico, criminalità minorile. A supporto delle sue teorie sulla devianza Lombroso utilizzò anche fotografie di briganti, prevalentemente del Sud d’Italia. A questo scopo raccolse un centinaio di ritratti scattati fra il 1861 e gli anni settanta dell’Ottocento, alcuni dei quali presenti in mostra. A testimonianza dell’interesse di Lombroso nei confronti del delitto politico sono esposte una serie di fotografie e disegni che ritraggono anarchici e rivoluzionari, fra cui Anna Kuliscioff, rivoluzionaria in Russia, socialista e femminista in Italia. Insieme ad alcuni suoi collaboratori, Lombroso si occupò anche di delinquenza minorile. Questo filone di ricerca è documentato dalle fotografie che ritraggono i bambini e gli adolescenti senza fissa dimora scattate a Cagliari fra il 1898 e il 1903, i “corrigendi” lombardi, e alcuni giovani rei i cui casi furono sottoposti al giudizio dell’antropologo criminale.

Giovanni Cortese, giovane detenuto. La criminalità minorile era oggetto d'interesse per Lombroso, che vedeva nell'infanzia una fase in cui il predominio dell'istinto e la carenza di freni morali ricreavano le condizioni di vita dell'uomo primitivo e del delinquente. Fotografo non identificato, stampa alla gelatina ai sali d'argento, inizio XX secolo.

Giovanni Cortese, giovane detenuto.
La criminalità minorile era oggetto d’interesse per Lombroso, che vedeva nell’infanzia una fase in cui il predominio dell’istinto e la carenza di freni morali ricreavano le condizioni di vita dell’uomo primitivo e del delinquente.
Fotografo non identificato, stampa alla gelatina ai sali d’argento, inizio XX secolo.

La donna delinquente

Al tema della donna delinquente è dedicata la terza sezione della mostra, che presenta fotografie di crani di prostitute, immagini scattate all’interno di bordelli, ritratti di prostitute napoletane e argentine, oltre a una serie di carte de visite di delinquenti russe. Insieme al futuro genero Guglielmo Ferrero, nel 1893 Lombroso pubblicò il primo trattato al mondo sulla delinquenza di genere, che venne tradotto in diverse lingue. Andando contro i giudizi precedenti, che vedevano nelle donne un freno al dilagare del delitto, Lombroso e Ferrero criminalizzarono la prostituzione indicandola come la forma di delinquenza più tipicamente femminile. In contrasto con le coeve richieste di parità di diritti civili e politici da parte dei movimenti femminili, i due studiosi affermarono l’inferiorità della donna rispetto all’uomo.

Criminologia tra razza e orientamento sessuale

Criminologia, razzismo e omosessualità sono i temi della quarta sezione, nella quale ritratti e fotografie segnaletiche di criminali aborigeni australiani, cubani, egiziani, ebrei, russi, tedeschi, gitani, nonché di donne delinquenti, compaiono accanto a fotografie di “pederasti”, “pervertiti”, “saffiste” e “terzo sesso”. Queste immagini documentano il nesso fra criminologia e razzismo implicitamente presente nelle teorie Lombrosiane, e mostrano il tentativo di definire l’orientamento sessuale in base a categorie con significati stigmatizzanti.

Cartellino segnaletico di Angelo Buffa. Fu realizzato sul modello ideato da Salvatore di Ottolenghi, allievo e assistente di Lombroso, che coniugava l'uso della fotografia segnaletica alle impronte digitali. Fotografo non identificato, stampa alla gelatina sali d'argento, 1910.

Cartellino segnaletico di Angelo Buffa. Fu realizzato sul modello ideato da Salvatore di Ottolenghi, allievo e assistente di Lombroso, che coniugava l’uso della fotografia segnaletica alle impronte digitali. Fotografo non identificato, stampa alla gelatina sali d’argento, 1910.

Segnaletica e Polizia scientifica

La mostra si conclude con la quinta sezione dedicata alla fotografia segnaletica e alla Polizia scientifica. Nel 1886 Lombroso propose di applicare in Italia i metodi “esattamente governabili” delle scienze alle indagini poliziesche. Il suo invito venne accolto da Salvatore Ottolenghi, che a partire dal 1895 introdusse nel Paese tecniche di investigazione scientifica comprendenti l’uso della fotografia accanto al segnalamento descrittivo, antropometrico e dattiloscopico dei delinquenti e dei presunti tali. Nella sezione sono presenti, insieme a un disegno e una tavola statistica, ritratti di criminali e alcuni esempi di schede segnaletiche contenenti fotografie identificative e impronte digitali.

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