(photo credit Riccardo Riande)

INTERVISTA – Anna Favella: “Il futuro del pianeta (e del cinema): dipende solo da noi”

(photo credit Riccardo Riande)

Sfruttare i risultati della propria carriera attoriale – una passione totale, quella per la recitazione, tra cinema, tv e teatro – per lanciare un messaggio a tutte le persone che è possibile raggiungere dai social media. È questa la missione che si è data Anna Favella, una donna meravigliosa che ha negli occhi – profondi e blu come il mare – una fiamma accesa: per lei la sostenibilità e la salvaguardia del pianeta sono battaglie da combattere ogni giorno, in modo concreto, con piccole ma decisive condotte quotidiane. Il drammatico cambiamento climatico che sta mettendo in ginocchio la Terra è uno dei risultati della deplorevole condotta dell’Uomo negli ultimi decenni che ha irrimediabilmente compromesso l’ecosistema, inquinando l’aria e le acque. Anna non ci sta: per questo ha deciso di comunicare direttamente con la propria community, invitando i suoi sostenitori a compiere azioni tangibili per tutelare l’ambiente.

Anna Favella è Marcela nella serie "Luis Miguel"

Anna Favella è Marcela nella serie Netflix “Luis Miguel”

Anna Favella

Sensibilizzazione ed educazione, questi sono capisaldi del messaggio di Anna, sempre più famosa in tutto il mondo grazie alle serie Netflix Luis Miguel (in lingua spagnola) e Incastrati, di e con Ficarra e Picone (è in lavorazione la seconda stagione). Nonostante il grande successo raggiunto, Anna Favella ci dimostra – in modo esemplare ed ispirazionale – che ogni artista ha il dovere (e il privilegio) di essere responsabilmente da esempio per gli altri. Soprattutto per le generazioni che domani, molto presto, saranno a loro volta presi come punti di riferimento. Per me parlare con Anna è stato un onore e un immensa gioia. 

Volevo iniziare a parlare delle tue recenti serie su Netflix, Luis Miguel – tre stagioni nei panni di Marcela. Dal punto di vista professionale e umano cosa ti ha regalato questa serie Netflix?

Per quanto riguarda Luis Miguel è stato un ciclo professionale e personale durato cinque anni (dal 2017 al 2021, ndr.) che mi ha regalato dal punto di vista professionale grandi soddisfazioni, non solo perché ho recitato per la prima volta in lingua spagnola, ho fatto un lavoro dal punto di vista linguistico molto interessante, recitavo in castellano perché il personaggio è vissuto in Argentina e ho inserito dei termini del Messico anni ’80, grazie al lavoro degli sceneggiatori. È stato molto stimolante interpretare un personaggio realmente esistito, anche quella per me è stata una sfida e una prima volta. Raccontare una biografia, la storia di Marcela, un personaggio molto amato, non solo dal cantante, che la viveva come un punto di riferimento, ma anche dal pubblico. È stata una grande emozione e una grande responsabilità. Essere investita dall’affetto degli spettatori di tutto il mondo è una grande soddisfazione. 

Lo scorso gennaio, sulla stessa piattaforma, è invece arrivata Incastrati, la serie di e con Ficarra e Picone. Chi è la tua Ester? Quanto si avvicina a te? Mi riferisco alla sua attenzione verso la sostenibilità e la salvaguardia del pianeta. 

Sì, Ester si avvicina a me per questi aspetti e anche per il suo amore per lo yoga. Nella serie esce fuori il suo lato più buffo, quello marcatamente rivolto all’attenzione per l’alimentazione salutare, che è anche l’elemento che crea più distanza dal marito che la trascura e che ormai è inghiottito dalle serie tv. Per me la salvaguardia del pianeta è una mission, provo un forte senso di responsabilità verso questi temi. Quando Greta Thunberg ha iniziato a coinvolgere le scuole a scendere in piazza per manifestare, per far sentire la propria voce. Quando ho visto dal vivo questi cortei ho capito che anch’io dovevo fare qualcosa.

Nei panni di Ester nella serie Netflix "Incastrati" (Photo Credit Dario Palermo/Netflix © 2021)

Nei panni di Ester nella serie Netflix “Incastrati” (Photo Credit Dario Palermo/Netflix © 2021)

Ce ne puoi parlare? Com’è iniziata la tua battaglia?

Ho sempre avuto un interesse verso la sostenibilità e quando ho visto che il mio profilo di Instagram ha avuto un considerevole aumento di fan – grazie soprattutto alla serie di Luis Miguel – ho capito che il mio canale social poteva essere un megafono. Così ho iniziato a postare e condividere i video di quelle manifestazioni e altri messaggi legati a quelle tematiche ambientali, cercando di raggiungere il maggior numero di persone. La cosa bella è che sempre più utenti – soprattutto i più giovani – interagivano, sostenendo fortemente questa battaglia. Questo mi ha dato forza e coraggio, così ho iniziato a condividere sempre di più, sfruttando la piattaforma digitale per muovere un po’ le coscienze.

Cosa si può fare?

Parto dalla concezione che noi di questo pianeta siamo ospiti, siamo solo di passaggio. Purtroppo l’arroganza dell’Uomo ha portato a questo, a bistrattare la casa dove viviamo, e oggi il futuro del pianeta è compromesso, fortemente a rischio. Invece rispettare la natura – evitando gli sprechi e senza inquinare l’aria e il pianeta marino – significa rispettare il prossimo. Sono convinta che anche le nostre piccole azioni quotidiane possano comunque generare un grande cambiamento, nella mentalità, nello stile di vita. Gesti e condotte che devono tornare ad essere “normali”, come una volta facevano i nostri antenati, tutti (inconsapevolmente) molto più sostenibili di noi. Questo cambiamento è fondamentale: non c’è più tempo.

Sempre su Netflix lo scorso mese è uscito Don’t Look Up, un film satirico che inquadra perfettamente la nostra società e il suo menefreghismo dinnanzi a temi importanti, gli stessi che ti accalorano. Cosa pensi di quel film? Io l’ho trovato particolarmente attuale, in modo inquietante…condividi?

È un film necessario, che tutti aspettavamo. E sì, come dici tu, è inquietante. Don’t Look Up è la perfetta metafora di quello che sta accadendo. Nel finale del film, le parole recitate di DiCaprio, mi commuovono ancora adesso. È un lusso quello che noi abbiamo, ovvero di vivere in questo pianeta, eppure noi lo stiamo distruggendo. Siamo noi gli artefici di questo disastro. È assurdo pensare di non rimboccarsi le maniche: dobbiamo affrontare seriamente la questione. L’asteroide del film è il simbolo di questa urgenza. Il conto alla rovescia è iniziato e il problema tocca tutti noi: non domani, ma adesso.

Cr. NIKO TAVERNISE/NETFLIX © 2021

Leonardo DiCaprio e Jennifer Lawrence in “Don’t Look Up” (Cr. Niko Tavernise/Netflix © 2021)

Hai citato Leonardo DiCaprio. Cosa pensi di lui?

Lo stimo immensamente perché da molto tempo è un attore impegnato e pubblicamente esposto su questi temi, e quindi capace di influenzare quante più persone. Tutte le grandi personalità, siano esse del mondo dello spettacolo, della cultura o dello sport, a mio avviso, sfruttando la loro voce, devono avere questa responsabilità e lanciare messaggi di questo tipo.  

Non so se l’hai visto, ma nel film First Reformed di Paul Schrader (2017) c’è un passaggio molto drammatico in cui si prospetta la fine del pianeta nel giro di pochi decenni (“perché fare figli se consegniamo loro un pianeta in via d’estinzione?”). Cosa ne pensi?

Se la situazione è quella attuale, forse sì, la provocazione del film è vera, forse non dovremmo più mettere al mondo figli. Ma questa non deve essere la soluzione finale. Invece serve fare qualcosa adesso, sfruttando gli strumenti e le conoscenze che abbiamo a disposizione. Non è più possibile far finta di niente e voltarsi dall’altra parte. Noi sappiamo cosa sta veramente accadendo nel mondo, ciascuno di noi, in questa battaglia, è fondamentale. Questa battaglia riguarda tutti: prima lo capiamo, prima inizieremo, davvero, a fare qualcosa per cambiare le cose.

Cosa pensi di Greta Thunberg? Cosa può rappresentare per il mondo – per le nuove e vecchie generazioni – la sua campagna Fridays for Future?

Le sono grata, dovremmo esserlo tutti. La sua campagna, visibile, ad alta voce, è stata una presa di consapevolezza legata ad una voglia concreta di passare all’azione. Parlando alle nuove generazioni, Greta Thunberg ha dato una lezione a tutti, anche agli “adulti”. Ha sviscerato un problema globale sempre messo in secondo piano, per questo il suo intervento è stato fondamentale. Tutti dovrebbero esporsi come lei, questi sono temi di vitale importanza, parliamo di vita o di morte. Non solo per il pianeta, ma per gli esseri umani. Essere sostenibili significa tornare ad uno stile di vita più “naturale” dove si ascoltano i ritmi della natura, senza più accelerare oltre i limiti che il pianeta ci consente.

Anna Favella ritratta da Riccardo Riande

Anna Favella ritratta da Riccardo Riande

Lo scorso ottobre ho partecipato ad un’iniziativa interessante, l’Ocean Film Festival, legato alla tematica di sostenibilità del pianeta acqua. Qui qual è il delitto?

Per me il mare è qualcosa di estremamente importante, nelle mie vene scorre acqua salata! Sono nata e cresciuta a Nettuno, un posto di mare, e ho un rapporto viscerale con l’acqua. Per me il mare è sempre uguale e sempre diverso, mi emoziona, mi ripara, mi conforta, mi ricarica, mi rigenera. Ma al di là delle emozioni che mi suscitano, è noto il beneficio che l’acqua apporta al pianeta terra. Oltre al fatto che il 50% dell’Ossigeno che respiriamo proviene dai mari e dagli oceani, le acque riescono ad assorbire l’anidride carbonica e il calore generato dal pianeta, riuscendo a preservare la biodiversità e mantenendo e offrendo un microclima che permette la vita. La tutela dei mari è quindi fondamentale, soprattutto per difenderli dall’inquinamento delle microplastiche, la minaccia più grande, ancora troppo sottovalutata. Le microplastiche sono spesso invisibili, diventando cibo per i pesci che poi, a loro volta, diventano cibo per noi. Quindi, oltre a ciò che respiriamo, è anche ciò che mangiamo ad essere contaminato. Anche in questo caso serve ancora più sensibilità verso questo tema.  

Ci parli della esperienza come ambassador di Worldrise, una ONLUS che sviluppa progetti di conservazione e valorizzazione dell’ambiente marino?

Sono felice di rappresentare questa realtà, volevo fare qualcosa di concreto e dare un esempio, mettendoci la faccia, per fare in modo che se ne parli sempre di più. Collaboro anche con l’associazione One Ocean Fondation, la scorsa estate nel grand canyon di Caprera al nord della Sardegna abbiamo messo in acqua diverse sonde per monitorare, attraverso il suono, l’ambiente marino e, in particolare, sette diversi tipi (in tutto sono otto, ndr.) di cetacei normalmente presenti nel Mediterraneo Occidentale. Abbiamo fatto prelievi di DNA ambientale per sorvegliare la biodiversità, abbiamo pulito le spiagge. Per me è stata un’esperienza entusiasmante, è un progetto scientifico molto importante. Non sono una biologa marina, ma sono felice di poter dare il mio contributo. Dovremmo farlo tutti.

Cosa può fare un artista (in questo caso un’attrice come te) per essere green sul set? 

Ridurre l’uso di plastica sui set, una pratica che si sta già, sempre più, diffondendo. Quindi, più borracce e meno bottigliette di plastica. E poi stampare il meno possibile, per non usare la carta, utilizzando sempre più la tecnologia, i nostri device, smartphone e tablet, usando le mail da lì. E poi i catering, che ora utilizzano piatti organici.  Mi piacerebbe immaginare un set con i pannelli solari, arrivandoci magari con un’auto elettrica. C’è sempre più sensibilità, è giusto: il cambiamento parte anche da qui.

Monica Vitti

Monica Vitti

Se n’è andata Monica Vitti. Come attrice, cosa ti ha lasciato?

Non tendo a mitizzare mai nessuno. Ma Monica Vitti per me è, soprattutto in questa fase della mia vita lavorativa, una continua ispirazione. Ci sono degli aspetti del suo modo di lavorare che cerco di rubare. Monica metteva al servizio dei suoi personaggi la sua vulnerabilità, riusciva sapientemente a tradurre questa sua sensibilità nelle storie che doveva raccontare. Monica affermò che nella vita non avrebbe potuto far altro che recitare. Condivido questa esigenza e bisogno di esprimersi, una necessità che mi viene da dentro. Come diceva lei, “recitare è uno stato d’animo”, una frase semplice che racchiude tutto

Cosa rappresenta per te il cinema? So che hai preso parte a diverse serie (che funzionano bene con lo streaming e la navigazione web), ma cosa ti regala la sala buia?

Il cinema è un momento magico, dal buio della sala la fantasia si libera, può accadere qualsiasi cosa. È un po’ la magia anche del teatro, un luogo sacro dove lo spettatore diventa un tutt’uno con la storia e i suoi interpreti. Amo ancora andare al cinema da sola, è davvero un altro tipo di visione, è un viaggio che ti lascia un’emozione anche dopo, una volta uscita dalla sala. È lì che sta la grandezza di un film, nella sua capacità di sconvolgerci. 

Vedi ancora un futuro per il cinema (e il teatro) così duramente colpiti in questi ultimi due anni?

Sono due anni di buio, di crollo. Mi auguro, e ne sono sicura, che il cinema ripartirà. Non solo perché sono un’inguaribile ottimista, ma perché il cinema è qualcosa di unico e insostituibile, esattamente come lo è il teatro. La sala cinematografica è un luogo  che va rispettato e salvato. La missione è riportare le persone al cinema: la visione di un film sul grande schermo, è un momento da vivere in pieno e da condividere, è un momento davvero irripetibile.

Anna Favella in uno scatto di Manuela Giusto

Anna Favella in uno scatto di Manuela Giusto

Resta il cinema, un film, il mezzo più potente per cambiare il mondo?

Il cinema riesce ad arrivare a tutti, senza barriere culturali. Una storia ben raccontata è un modo per fare aprire gli occhi, ma anche per condividere diverse sensazioni, per mettere in discussione, inconsapevolmente, noi stessi. Il cinema è sempre un viaggio per gli occhi, è un viaggio dell’anima. È pura emozione.

Intervista di Giacomo Aricò

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