Photos – Benoît Fatou – Photos Jino Park © 2019 RECTANGLE PRODUCTIONS – GAUMONT – FRANCE 2 CINEMA – BELGA PRODUCTIONS – KEYSTONE FILMS

#IoSonoQui, la commedia romantica di Éric Lartigau

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Alain Chabat e Doona Bae saranno al cinema da giovedì 14 ottobre in #IoSonoQui, l’attesa nuova commedia romantica di Eric Lartigau che racconta di un insolito viaggio, dai Paesi Baschi fino alla splendente Corea del Sud, all’inseguimento di quell’incontro che potrebbe cambiare per sempre il proprio destino.

Il film

Stéphane (Alain Chabat), uno chef di successo, conduce una vita tranquilla nei Paesi Baschi, circondato dall’affetto dei figli e dal supporto dell’ex-moglie. Eppure l’unica cosa che lo fa sentire vivo è Soo (Doona Bae), una giovane donna coreana che ha conosciuto su Instagram. I due parlano di arte e di ciliegi in fiore e sembrano instaurare un solido rapporto, nonostante la lontananza. In uno slancio emotivo, Stéphane decide di partire per Seoul e incontrare Soo. Al suo arrivo però, lei non si presenta e Stéphane inizia a vagare per l’aeroporto e per la città, dove la ricerca di Soo lo porterà a riscoprire se stesso. Riusciranno i due a incontrarsi?

Éric Lartigau

Lasciamo spazio ad un estratto dell’intervista rilasciata dal regista Éric Lartigau.

Nelle sue prime sequenze, #IoSonoQui sembra promettere una commedia romantica. Successivamente il film assume gradualmente l’aspetto di una storia introspettiva dalla risonanza molto contemporanea. Com’è nata questa idea?

L’impulso iniziale è stato innescato dal produttore Édouard Weil di Rectangle Productions, che mi ha riportato un fatto di cronaca: un uomo svedese decide di incontrare una donna cinese che ha conosciuto su Internet e parte per la Cina con il desiderio sposarla. Ma la ragazza non si presenta all’aeroporto e non darà cenni di risposta. L’uomo indice uno sciopero della fame. Dopo una settimana, viene rimpatriato e ricoverato all’ospedale. All’epoca dei fatti avevamo appena iniziato a discutere del personaggio di Stéphane e, inoltre, quando arrivammo in Corea, l’ambasciata ci disse che, quattro volte al mese, diversi uomini dovevano essere rimpatriati dopo essere andati a incontrare donne coreane che non erano mai stati in grado di conoscere. Ho trovato affascinante questa storia e questo viaggio, perché dicono qualcosa sulla possibile e assurda virtualità verso la quale i social network possono condurre. È la porta aperta alla fantasia, alla possibilità di un amore eccessivamente idealizzato. Ognuno può facilmente inventare la propria storia. Sono stato preso dall’idea di cercare di capire il meccanismo che guida una persona in cerca dell’amore e dell’assoluto e il suo corollario: cosa succede quando la fantasia viene tramutata in realtà concreta?

Photos – Benoît Fatou – Photos Jino Park © 2019 RECTANGLE PRODUCTIONS – GAUMONT – FRANCE 2 CINEMA – BELGA PRODUCTIONS – KEYSTONE FILMS

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Il film si apre con le immagini di una maestosa quercia, dove si intuiscono il tuo amore per la natura e il desiderio di legare il tuo personaggio alla terra, anche se lui sembra essere dipendente dal suo cellulare…

L’apertura di un film è molto importante perché porta immediatamente lo spettatore da qualche parte. Anche se non ti piacciono gli alberi, puoi comunque trovare affascinanti le ramificazioni che ricordano quelle del nostro cervello. La quercia è il mio albero preferito, insieme al ginkgo biloba. Entrambi sono alberi millenari. C’è qualcosa di nobile e al tempo stesso rustico nella quercia. Sono follemente innamorato di una quercia vecchia di cinque secoli che si trova nella casa dei miei genitori. Quando ero piccolo mi rifugiavo sempre sotto di essa quando avevo delle preoccupazioni. Mi è stata di grande conforto.

Come hai affrontato il processo sulla decisione dei toni del film? #IoSonoQui è allo stesso tempo una commedia romantica, un’allegoria, una storia metafisica con piccoli tocchi quasi fantastici a volte. Tutto era possibile con un tale punto di partenza. Hai dovuto tagliare qualcosa? #IoSonoQui è il film meno identificabile nella tua filmografia in termini di genere…

Sì, i generi dei miei film precedenti sono molto marcati, ma qui è diverso. La rivoluzione che il personaggio vivrà, è interiore e allo stesso tempo semplice e prodigiosa. Volevo davvero che il mio personaggio non fosse né infelice né depresso all’inizio. Tutto sta andando bene per lui. Compensa tutte le sue debolezze con ciò che lo circonda. Ha forgiato una piccola fortezza attorno a sé. Stéphane non va controcorrente nella sua vita. È in sintonia con le persone che incontra, con la sua realtà. Ma ci sono altre realtà che non vuole vedere. Per la cronaca, ho un amico il cui figlio ha rivelato di essere gay all’età di 25 anni: è caduto dalle nuvole, perché non se lo sarebbe mai immaginato. In realtà poi era furioso con se stesso per non averlo voluto ammettere prima. Mi sono ispirato a questa storia.

Photos – Benoît Fatou – Photos Jino Park © 2019 RECTANGLE PRODUCTIONS – GAUMONT – FRANCE 2 CINEMA – BELGA PRODUCTIONS – KEYSTONE FILMS

Photos – Benoît Fatou – Photos Jino Park © 2019

Nella sequenza del cinema, come in tutto il resto del film, metti in discussione il ruolo del romanticismo al giorno d’oggi. A che punto è il romanticismo nell’era degli scambi virtuali? I social network hanno modificato la “mappa del cuore”?       

In un certo senso i social network hanno alimentato il romanticismo. Abbiamo costruito una palette di persone che fa da eco ai nostri centri d’interesse. Quindi possiamo passare un’ora a fantasticare su una ragazza, un albero, un’auto… siamo sempre presi a raccontarci delle storie. E non appena veniamo distratti da altro ecco che tutto svanisce. Tutto questo ha sicuramente delle conseguenze in noi, e dal momento in cui il nostro telefono si spegne, sopraggiunge il vuoto. Il mio film dice che abbiamo urgente bisogno di romanticismo. E io stesso penso di essere romantico.

Il titolo del film contiene un piccolo paradosso: il “#” crea dubbi sulla realtà, sull’esistenza della frase “Io sono qui”.  

Ho trovato subito il titolo, anche prima di iniziare a scrivere la sceneggiatura. Stéphane non è del tutto presente… e qui torniamo alla nozione di presente, nel senso proprio del termine. Il concetto di tempo funziona costantemente su di me, perché sono affascinato da queste domande: qual è il presente? Cosa significa vivere veramente? Come si fa a vivere in simbiosi con il presente? E soprattutto: come ci si comporta di fronte ai sentimenti? Come facciamo a fidarci del nostro istinto?

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Stéphane fotografa tutto e per tutto il tempo. Cosa avevi in mente quando ha deciso di rendere il tuo personaggio dipendente dal cellulare? Ha paura di perdere la memoria? Sta cercando di fermare il passare del tempo catturando ogni momento della sua vita?           

Stéphane si rifugia in una bolla. Questo è il paradosso: i social network creano l’illusione di collegarci al mondo, ma possono anche rinchiuderci in una bolla. Il film pone anche la questione di ciò che condividiamo o meno.

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