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La Tana di Beatrice Baldacci, scoprire lo spazio del dolore è un atto d’amore

Presentato a Biennale College in occasione della 78esima Mostra del Cinema di Venezia, giovedì 28 aprile uscirà nei cinema La Tana, il lungometraggio di Beatrice Baldacci con protagonisti i giovani Irene Vetere e Lorenzo Aloi. 

Il film

Nell’estate dei suoi diciotto anni, Giulio (Lorenzo Aloi) ha deciso di non partire: passerà le vacanze a casa, per aiutare i genitori con i lavori nell’orto. Nella villetta accanto, disabitata da tempo, arriva Lia (Irene Vetere), una ragazza di vent’anni. Giulio vorrebbe conoscerla, ma lei è scontrosa e introversa. Un giorno Giulio sta facendo il bagno al lago e Lia tenta di affogarlo per gioco. Giulio è un bravo ragazzo, sensibile e fin troppo educato. Attratto da lei, comincia a pensarla giorno e notte. Lia lo inizia a degli strani ‘giochi’, sempre più pericolosi. La ragazza però non parla di sé. Ha detto di essere venuta da sola per passare le vacanze nella vecchia casa di famiglia, dove non tornava da quando era bambina. Lia però nasconde dei segreti e non permette a nessuno di mettere piede nella vecchia casa abbandonata.

Beatrice Baldacci racconta…

“La tana, è il luogo in cui si corre a salvarsi quando si è rincorsi a nascondino. La tana è un animale spaventato che si nasconde per paura. La tana è un luogo sicuro ma angusto, a volte talmente angusto da essere inaccessibile agli altri. Il giorno in cui ho scoperto la malattia di mia madre, ricordo di non averne parlato per molto tempo. Avevo paura e mi sono chiusa in me stessa. Non era facile condividere quelle emozioni quindi mi sforzavo di sopprimerle e allontanarle dalla mia vita. La tana per me era un posto sicuro in cui nascondersi. Solo molto tempo dopo ho capito che quella tana si era trasformata in qualcosa di dannoso e che rappresentava solo la mia paura di non accettare la scomparsa“.

Lorenzo Aloi

Lorenzo Aloi

“Quando ho pensato per la prima volta a La Tana, ho visto l’immagine di una casa, un riparo dentro le mura. Spesso però non ci accorgiamo che le cose che ci fanno più paura sono annidate dentro di noi e che nessun muro può proteggerci. La Tana è una storia d’amore tra due giovani divisi da un enorme muro: questo muro misterioso e difficile è la paura di condividere le emozioni, in particolare la sofferenza. Uno dei tratti dominanti ed insieme più tremendi della sofferenza è data dal fatto che essa traccia un profondo solco di divisione intorno a chi soffre. In tal modo il dolore ‘delimita’. Nel bene e nel male, nella luce e nell’ombra. La tana esplora l’oscurità del dolore, l’impotenza, la paura e il desiderio di solitudine di fronte alla morte; ma anche il modo in cui la luce – il bisogno di sperare e amare – cerca fragilmente di penetrare in questa oscurità. La luce: la necessità dell’altro per affrontare il dolore. Lia è il personaggio che si porta dentro il grande dolore da decifrare”.

“Nello scrivere questa storia quindi abbiamo sentito necessario rivelare le sue emozioni con la stessa difficoltà che hanno i protagonisti nel comprenderle. Passo dopo passo, attraverso Giulio lentamente ci avviciniamo a lei come il mistero da risolvere. Ci scopriamo poi a guardare le cose con gli occhi di lei, a comprendere gradualmente il suo punto di vista. Ora Lia deve entrare, attraverso le emozioni di Giulio, dentro il suo stesso mistero: l’irrazionalità del dolore, il rapporto fra l’amore e la morte. Questo è il suo personale ignoto. La sfida più grande che si pone è quella di riuscire a raccontare le due anime del film attraverso gli occhi di Giulio: conciliare la suspense con il dramma psicologico. In questa struttura particolare, l’ignoto ci seduce e ci spaventa, ci illude di poter raggiungere una verità mettendo a tacere le emozioni“.

Irene Vetere

Irene Vetere

“L’ignoto che interessa questo film e la luce che orienta il suo microscopico zig-zag, invece, sono proprio le emozioni: più pensiamo di aver compreso i personaggi più questi si contraddicono, scappano, si nascondono. L’enigma emotivo dei personaggi così si fa più denso e complesso e il mistero che sembra ogni volta risolversi, invece si complica. Dietro ogni frame si nasconde sempre qualcosa di ambiguo come le emozioni, che lascia spazio di interpretazione. I toni del film saranno scuri, sottili e fragili, in una Natura che viene mano mano turbato dalle emozioni dei personaggi. All’interno di questa Natura, la tana non è solo una casa di campagna ma un luogo interiore; come Giulio entra nell’ interiorità del dolore di Lia così la natura entrerà nella sua tana e la morte non sarà un tramonto, ma una rinascita, un atto di amore“.

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