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L’Unione Falla Forse, le unioni civili e l’omofobia nel documentario di Fabio Leli

Dopo l’anteprima al Lovers di Torino, giovedì 2 maggio arriva al cinema L’Unione Falla Forse, il documentario diretto da Fabio Leli che intreccia la vita delle famiglie omogenitoriali alle bizzarre teorie degli esponenti anti-LGBT, in un unico racconto.

Il documentario

5 giugno 2016. In Italia vengono introdotte le unioni civili. Una legge attesa da trent’anni che ha permesso alle coppie omosessuali di poter istituzionalizzare il proprio amore. Ma che allo stesso tempo ha risvegliato nel Paese sentimenti omofobi che sembravano ormai superati e che invece, spinti dall’associazionismo cattolico, hanno tagliato dalla legge la possibilità di adozione e l’obbligo di fedeltà per i partner. A distanza di tre anni, questi sentimenti sembrano crescere insieme al numero di coppie unite civilmente.

Contro l’Omofobia

Da un lato le famiglie omogenitoriali, dall’altro i movimenti omofobi. Due mondi assolutamente distanti e distinti che avevano bisogno di essere messi a confronto in maniera diretta, a causa della crescita esponenziale dei movimenti ProLife di stampo cattolico estremista e della loro ascesa politica, grazie all’exploit dei partiti di destra che li hanno accolti nelle loro fila (il ministro della Famiglia Fontana e il senatore Pillon, entrambi componenti del Family Day, ne sono un chiaro esempio). Ma anche a causa del crescente bisogno di riconoscimenti giuridici che le famiglie omogenitoriali chiedono a gran voce, a cui a volte solo la magistratura concede l’approvazione, dovuta alle lacune della legge sulle unioni civili del 2016 causate dal taglio della stepchild adoption e dell’obbligo di fedeltà tra i partner.

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Fabio Leli racconta…

L’esigenza di realizzare L’Unione Falla Forse, nasce dal bisogno di comprendere l´evoluzione esponenziale (o involuzione, a seconda dei punti di vista) di alcuni movimenti associativi che attraverso manifestazioni, spazi mediatici, campagne sui social network e varie pubblicazioni, urlano al mondo intero la loro preoccupazione per l’incolumità della famiglia eterosessuale e dei bambini, a causa delle unioni omosessuali. Essendo membro di una famiglia eterosessuale, non riuscivo a comprendere come il riconoscimento giuridico dell’unione di due persone dello stesso sesso, avrebbe potuto mettere in pericolo me e l´incolumità della mia famiglia, nonché la mia eventuale futura progenie“.

Una ricerca partita quindi spontaneamente nel novembre 2015, mi ha portato a raccogliere un’infinità di materiale audio/video e giornalistico su quello che poi son riuscito a identificare alla fine come vero tema della mia ricerca, di cui all´inizio davvero non avrei mai sospettato: l’omofobia. Nel 2019 esiste ancora e si è evoluta nascondendosi sotto lo slogan: “Difendiamo la famiglia”. Rendendomi conto di aver compreso questo solo dopo un’attenta e ampia ricerca, ho pensato alla moltitudine di persone che magari condivide davvero il pensiero della “difesa della famiglia”, ma ignora le reali e subdole motivazioni che portano queste associazioni e movimenti a prodigare il bene della famiglia “naturale”, esclusivamente attraverso la propaganda del divieto alla concessione di diritti verso gli omosessuali. Ma questo non vuole essere un film sull’omofobia“.

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In molti di quegli articoli letti e riletti ci sono voci autorevoli di medici, psicologi, studiosi e docenti universitari che parlano di “anormalità”. Quindi questo vuole essere un film sulla bellezza di tante “normalità” differenti, che esistono e fanno parte di una realtà che va affrontata e compresa, cosa che in questo Paese probabilmente non è mai stata fatta a livello antropologico, ma che da adesso è stata introdotta a livello politico e legislativo. In un periodo storico in cui anche il Papa, massimo esponente del credo cattolico, ha dichiarato al mondo intero:“Se una persona è gay e cerca il Signore e ha buona volontà, chi sono io per giudicarla?”, mi chiedo come sia possibile che venga ancora propagandato odio verso chi possiede un orientamento sessuale differente. Credo che il velo debba essere sollevato, anche a causa di un´intolleranza diffusa non solo in Italia, ma anche nel resto del mondo, provocando a volte stragi e suicidi“.

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