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NOI – Intervista ad Aurora Padalino: “Ascoltateci, siamo artisti che danno l’anima per i vostri applausi”

Da qualche giorno è online Noi, un bellissimo video-messaggio lanciato da tutti quegli attori di teatro che non vedono l’ora di tornare su un palcoscenico per riprendersi la linfa vitale del loro lavoro: gli applausi del pubblico. Il video, montato da Mario Virga, è nato da un’idea dell’attrice Aurora Padalino che ha scritto un testo potente e diretto che ha interpretato con sentimento insieme a tanti colleghi: Mario Pupella, Mirko Cannella Enrico Sortino Paola Fulciniti Lorenza Giacometti Ester Pantano Fabrizio Corucci Marco Simeoli Ida Elena DeRazza Federica D’Angelo Rosario Terranova e l’immensa Fioretta Mari. A firmare la musica è stata Ida Elena DeRazza.

La forza di un applauso

Ben montato, con un messaggio diretto che arriva dritto al cuore. Noi è un video corale con i volti e le voci di tutti quegli artisti che hanno intrapreso una missione, quella di donare emozioni. I lavoratori dello spettacolo, fortemente penalizzati dalla pandemia, non vedono l’ora di tornare, per nutrirsi di quello scambio, unico, fortissimo, con il pubblico che assiste. Uno scambio che esplode sempre in un applauso, un riconoscimento che entra nell’anima di ogni attore per restarci per sempre. 

Intervista ad Aurora Padalino

Per entrare nel vivo di questo video, abbiamo intervistato l’ideatrice del progetto, l’attrice palermitana Aurora Padalino.

Aurora, come e quando è nata l’idea di realizzare questo video? Qual è il messaggio che tu e i tuoi colleghi volevate lanciare?

Il progetto NOI nasce in piena fase Due. Dopo il lungo silenzio e dopo essermi concessa il tempo necessario, era arrivato il momento di dare voce a questo testo che vuole raccontarci in totale verità e che vuole ringraziare la gente che ci segue, ci stima, lanciando un messaggio di speranza e di ripartenza. Una ripartenza diversa ma necessaria perché NOI torneremo più carichi di prima.

Aurora Padalino in uno scatto di Giuseppe Sinatra

Aurora Padalino in uno scatto di Giuseppe Sinatra

Sin dall’inizio l’emergenza legata al Coronavirus portò ad un Decreto che – anche se in modo non troppo esplicito – di fatto sospendeva (o limitava enormemente) teatri e cinema (fino al 3 aprile, ndr). Tu cosa hai provato in quel momento? Qual era lo stato d’animo che hai vissuto pensando al Mercato Teatro, ai compensi ed ai rimborsi che si disintegrano quando una replica o uno spettacolo vengono annullati?

Quello che ho provato io fin dall’inizio è stata come una sorta di sfida, una possibilità che ci è stata data. Da troppo tempo i teatri, i cinema e i musei soffrono. Se parliamo di luoghi che ospitano l’artista bisognerà trovare un modo accessibile per rispettare le norme e credo che ci vorrà ancora un po’ di tempo. Riportando la luce su NOI, e quindi l’artista, possiamo invece dire che è il momento di farci rispettare, ascoltare, riscoprendo il valore, la ricchezza delle arti nobili che da sempre ci insegnano a vivere. Quindi ci dobbiamo reinventare in maniera saggia e positiva, dando voce e proteggendo il nostro lavoro: non è un divertimento.

C’è sempre la sensazione che in partenza – prima che gli stessi addetti ai lavori si mobilitino (penso anche al messaggio lanciato agli scorsi David di Donatello dagli attori) – ci sia sempre una scarsa tutela verso tutti coloro che fanno arte e cultura. Sei d’accordo? Perchè è così?

Sono d’accordo, è un fatto evidente, chiaro. Siamo stanchi di fare la miseria, di donarsi anima e cuore per ricevere in cambio solo briciole. Essere gli ultimi della fila, per quanto alcuni abbiano riconoscimenti, premi e copertine non è importante, non è questa l’essenza del nostro lavoro. Perché scegliere di fare l’artista e soprattutto l’attore è un lavoro dell’anima, un grande sacrificio di tempo tolto alla nostra vita, per dare vita ad anime di altri. Quindi non è un divertimento, non è un hobby o solo una semplice passione perché con noi lavorano tecnici, registi, musicisti sempre più sottopagati e in molti casi mai citati. La cultura è necessaria come l’acqua o il cibo.

Aurora Padalino immortalata da Valentina Glorioso

Aurora Padalino immortalata da Valentina Glorioso

Sistema droplet, una (o più) poltrona vuota ogni due persone. Che effetto ti fa questa misura?

Potrebbe essere interessante, lo riconosco è strano, ma concedimi di dire che si potrebbe apprezzare di più tutto e tornare all’essenziale e anche questo fa ed è parte del cambiamento.

Negli ultimi anni le persone sono diventate sempre più diffidenti e selvatiche, spesso isolate nei propri schermi. Non so, sinceramente, quanto questa esperienza terribile (ancora in corso) ci abbia insegnato qualcosa. Tu che spettatore ti aspetti di vedere? Come ne stanno uscendo da questa pandemia?

Sinceramente non lo so, tutto è soggettivo ma chi sceglie di pagare un biglietto per andare a vedere uno spettacolo è una persona sensibile. Per questo credo che il pubblico abbia bisogno di messaggi chiari, autentici e che donino speranza. Non molti hanno capito l’importanza della situazione ma del resto l’essere umano è egoista e l’esempio che ci viene dato dall’alto non è per niente bello. Oggi è importante camminare nel mondo pensando da soli: è fondamentale per saper scegliere da che parte stare.

Oltre a portarsi a casa il pane, penso che un artista, soprattutto in un momento come questo, senta una voglia di comunicare emozioni davvero enorme. A differenza del cinema, per un attore poter vedere gli occhi del pubblico, crea uno scambio unico. Quanto diventa importante il Teatro Adesso che dobbiamo ripartire?

Adesso è necessario il teatro non nel contatto fisco ma nella voce, nello sguardo, nel nostro modo di muoverci. Torno a dire la chiarezza, l’autenticità della storia e soprattutto tornare a donare quella speranza e umanità che si tende a perdere.

(Foto di Aurora Padalino)

(Foto di Aurora Padalino)

Aurora, cosa significa per te un applauso?

Per me un applauso equivale all’abbraccio dell’anima a cui il messaggio è arrivato. Un’anima che, attraverso quell’applauso, ti ringrazia.

Intervista di Giacomo Aricò

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