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Salvate Il Soldato Ryan, il capolavoro di Steven Spielberg è sempre d’impatto

Acclamato dalla critica e dal pubblico internazionale, mercoledì 7 aprile, in prima serata (ore 21) su Iris andrà in onda Salvate Il Soldato Ryan (1998), uno dei capolavori di Steven Spielberg con protagonisti Tom Hanks, Matt Damon e un folto cast composto da Tom Sizemore, Edward Burns, Jeremy Davies, Vin Diesel, Barry Pepper, Giovanni Ribisi e Adam Goldberg. Ambientato durante la Seconda Guerra Mondiale, Salvate Il Soldato Ryan è un film indimenticabile che ha lasciato un segno profondo e significativo in tutto il mondo.

Il film

Vista attraverso gli occhi di un drappello di soldati americani, la vicenda ha inizio il giorno della storia invasione del D-Day durante la Seconda Guerra Mondiale, per poi spostarsi oltre la costa dove la squadra si impegna in una pericolosissima missione speciale. Il Capitano John Miller (Tom Hanks) deve portare i suoi uomini al di là delle linee nemiche per rintracciare il soldato James Francis Ryan (Matt Damon), i cui tre fratelli sono stati uccisi in combattimento. Trovandosi di fronte a difficoltà insormontabili, gli uomini cominciano a discutere gli ordini ricevuti. Perchè otto uomini devono rischiare la propria vita per salvarne una sola? Circondati dalle brutalità della guerra, ogni uomo cercherà la propria risposta e la forza di trionfare su un futuro incerto con onore, generosità e coraggio.

I premi

Vincitore di 2 Golden Globe (Miglior Film Drammatico e Miglior Regia) e 5 Premi Oscar (Miglior Regia, Miglior Fotografia, Miglior Montaggio, Miglior Suono e Migliori Effetti Speciali), Salvate Il Soldato Ryan ha dato a Steven Spielberg il massimo riconoscimento dall’Associazione Americana dei Registi, il premio “The Spirit Of Normandy” della Legione Americana e un Premio di Merito dall’USO Metropolitan di Washington, così come il più alto riconoscimento per meriti civili da parte del Minitero della Difesa Americano.

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L’idea del film

L’interesse di Steven Spielberg per quel periodo storico è evidente in molti dei suoi film. “Quasi la metà dei film che ho diretto sono ambientati negli anni ’30 e ’40 – raccontò il regista – il secondo o terzo film che ho girato quando ero ragazzino, era un film d’azione sulla Seconda Guerra Mondiale intitolato Escape To Nowhere. Sono cresciuto guardando molte pellicole di guerra, che mi hanno influenzato notevolmente“.

La sceneggiatura di Salvate Il Soldato Ryan, scritta da Robert Rodat, è ispirata al 50° anniversario del giorno dello sbarco alleato in Francia: “parecchi libri sono stati pubblicati per commerorare lo sbarco alleato – raccontò Rodat gran parte dell’anno vivo in una piccola città del New Hampshire e nella piazza del paese c’è un monumento ai caduti che risale alla Guerra d’Indipendenza. Sulla lapide spesso si ripetono i cognomi di fratelli uccisi in combattimento. Il pensiero di perdere un figlio in guerra è doloroso oltre ogni limite, ma il pensiero di perderne più di uno è inconcepibile“. Anche Tom Hanks fece un’approfondita ricerca di libri e di altro materiale che descrivesse la guerra da un punto di vista umano oltre che da un punto di vista tattico. “Si avverte una sensazione nitida in Salvate Il Soldato Ryan – spiegò Tom Hanks – oltre ad essere la storia di un’impresa straordinaria, è una storia molto umana“.

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Addestramento e ricerca della Normandia

Spielberg ingaggiò il capitano dei Marines Dale Dye per trasformare l’insieme degli attori in un credibile battaglione militare. Dye e i suoi uomini fecero provare la vita da accampamento a Hanks e ai co-protagonisti. Per tutto il tempo gli ricordavano il loro compito, chiamandoli solo con il nome dei personaggi e trasmettendogli le regole basiche della vita di soldato. Ci furono dieci giorni di esercitazioni all’uso delle armi, al combattimento ravvicinato, alle manovre, alle tattiche individuali, al gergo militare della Seconda Guerra Mondiale e alle segnalazioni.

La riproduzione dello sbarco massiccio degli alleati sulla spiaggia di Ohama è stata forse la sfida più difficile affrontata da Spielberg e dal suo gruppo. Il primo problema da risolvere era trovare una località adatta. La spiaggia dove avvenne lo sbarco è oggi area protetta, e si è sviluppata eccessivamente nel corso degli anni. Furono settimane di ricerche, in cui lo scenografo Tom Sanders si unì ai suoi collaboratori per dei sopralluoghi sulle spiaggie della Francia, dell’Inghilterra e dell’Irlanda. Il tratto di costa perfetto, incredibilmente simile alla Normandia, fu trovato in Irlanda. Sanders e il suo team trasformarono la costa irlandese nella roccaforte tedesca in Normandia, montarono cavalli di frisia e postazioni fortificate in ferro. Riempirono la scogliera di casematte, le mini-fortezze da cui i tedeschi facevano piovere un inarrestabile sbarramento di fuoco.

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Uno stile documentaristico

L’approccio di Steven Spielberg alle riprese fu documentaristico, contribuendo ad accrescere il senso di realismo. Invece di prestabilire le inquadrature, il regista optò per le riprese con la camera a spalla, spiegando: “in questo modo ho potuto filmare il set come avrebbe fatto una telecamera che riprendesse dei soldati in guerra“. La pianificazione, la preparazione, le prove, l’attenzione alla verosimiglianza dei dettagli ebbero un effetto magico. Quando Spielberg urlava “Azione!“, gli attori si sentivano trasportati da un set cinematografico ad un evento di mezzo secolo fa. Tom Hanks disse “il flusso di adrenalina che ho provato era diverso da quello di altri film, perchè appena uscivi là fuori c’era il caos. C’erano esplosioni e gente che ti cadeva intorno: non era difficile immaginare che la carneficina fosse vera, che fosse causata da pallottole, mortai e granate. C’era terrore nei nostri occhi, perchè avevamo veramente paura, benchè sapessimo che fosse una finzione“.

Dopo l’Irlanda, la produzione si spostò in Inghilterra per le altre riprese. Qui, un’aerostazione britannica abbandonata, a 45 minuti a Nord di Londra, divenne campo base. Le costruzioni pre-esistenti si trasformarono in uffici e in una base per le lavorazioni, mentre i campi aprti fecero da sfondo perfetto per la fedele ricostruzione di un villaggio francese bombardato.

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Sentire l’odore della battaglia

Steven Spielberg, in conclusione, raccontò: “fare un film di guerra non è allettante. Mio madre mi raccontava storie sulla guerra spiegandomi quanto sia atroce. In questo film ho voluto riprodurre le immagini, i suoni e perfino l’odore di una vera battaglia“.

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