WandaVision Serie 0

Una serie dentro la serie: il metalinguaggio di WandaVision

Si è da pochissimo conclusa la messa in onda di WandaVision, la prima serie TV dei Marvel Studios proposta in esclusiva in streaming sulla piattaforma Disney+, e da ora è online anche la serie Assembled, un documentario di 57 minuti sul dietro le quinte della sua produzione. Un perfetto complemento a quei nove episodi, che si riallacciano all’universo narrativo dei film sugli Avengers, ma lo fanno in modo assolutamente non tradizionale. Il primo impatto è straniante, ci si trova di fronte ad “una serie dentro la serie”. Prima estetica da vecchia sit-com in bianco nero, mano a mano emerge il linguaggio dei migliori comedy americani di ogni decennio. Colpi di scena centellinati ma significativi, una ricchezza di rimandi che alzano al massimo il livello di attenzione e di decodifica di ogni informazione da parte del pubblico, in attesa delle rivelazioni della puntata successiva. Anche chi non è pratico degli eroi Marvel dovrebbe immergersi nella visione di Wanda e del suo inizio assolutamente innovativo. In seguito capiremo di aver a che fare con un prodotto comunque canonico, ma che nel complesso rappresenta un esperimento decisamente riuscito di linguaggio televisivo che rompe gli schemo a cui siamo abituati. Pronti a fare play?

 

Nelle puntate precedenti…

Come nelle serie più avvincenti facciamo prima un passo indietro, ovvero: cos’è successo nelle puntate precedenti? WandaVision si posiziona come l’ultimo tassello del Marvel Cinematic Universe, che non vuol dire necessariamente che la sua fruizione sia preclusa a chi non ha assistito tutti i 23 film del franchise (paura, eh?). In realtà, per apprezzarla al 100% bisognerebbe non solo essere esperti del mondo cinematografico Marvel ma anche a tutti i relativi fumetti, oltre che conoscere tutte le serie TV del passato. Per per chi desidera avvicinarsi e apprezzarla – senza esagerare negli spoiler – è sufficiente sapere che la protagonista è Wanda Maximoff, nei fumetti nota come Scarlet Witch, potentissima strega proveniente dall’immaginaria nazione europea di Sokovia. Inizialmente in Avengers: Age of Ultron (2015) Wanda è parte dei piani dell’organizzazione criminale paranazista Hydra, ma in seguito entra nelle fila dei buoni, all’interno del gruppo dei Vendicatori – Iron Man, Captain America, Thor, Hulk, Vedova Nera, Occhio di Falco – con una particolare predilezione per Visione, un androide animato da una delle potentissime gemme dell’infinito, così umano che ne nasce un amoreNella saga Avengers: Infinity War (2018) il malvagio Thanos ruba questa gemma uccidendo Visione, compiendo quindi il suo terribile piano per dimezzare la popolazione umana e intergalattica attraverso lo schiocco del suo Guanto dell’Infinito, composto da varie gemme tra cui appunto quella strappata a Visione. In Avengers: Endgame (2019), ambientato cinque anni dopo, gli eroi riescono infine a far tornare indietro la metà della popolazione, tra cui Wanda. Ecco, ora possiamo proseguire.

Un fondamento drammatico da esplorare

Il successo dell’universo cinematografico Marvel è basato sul replicare alcune delle meccaniche dei relativi fumetti, trasponendo su pellicola avventure e interazioni tra i suoi tantissimi personaggi. Negli albi il crossover è una tecnica collaudata, un modo per raccontare una storia in modo capillare e multisfaccettato, con più punti di vista corali che si incastrano e una narrazione che si sviluppa su più testate, invitando il pubblico ad acquistare albi che magari non avrebbe mai comprato, ampliandone così gli orizzonti di lettura – e vendendo più fumetti. L’MCU agisce nello stesso modo, puntando l’acceleratore sull’aspetto più spettacolare, e forse anche superficiale, del crossover: i combattimenti, le scene d’azione o la passerella di eroi. In alcune pellicole questo aspetto ha spesso prevalso sulla caratterizzazione, i drammi interiori e l’approfondimento della personalità di ognuno – al di là di quanto necessario per costruire un racconto tradizionale di Bene vs. Male nella classica lotta per salvare il mondo… come da contratto, insomma.

Elizabeth Olsen è Wanda Maximoff (Photo courtesy of Marvel Studios. ©Marvel Studios 2021. All Rights Reserved.)

Elizabeth Olsen è Wanda Maximoff (Photo courtesy of Marvel Studios. ©Marvel Studios 2021. All Rights Reserved.)

Il finale di Infinity War ha invece offerto un grosso twist narrativo che permette di colmare questa lacuna. Thanos uccide tre miliardi di persone e gli Avengers le fanno tornare indietro, ma solo cinque anni dopo. Ora, immaginate il trauma psicologico per chi è rimasto – che ha dovuto convivere con la perdita dei propri cari – e di chi è tornato, non invecchiato di un giorno, ma con il mondo invecchiato di colpo di un lustro, probabilmente con la triste scoperta di aver perso qualcuno nel frattempo. La trama di WandaVision scaturisce dalla perdita e dal dolore, come esplorare queste tematiche decisamente più adulte con lo stile Marvel, e veicolarle ad un pubblico abituato a ben altro?

Un esercizio di stile metatelevisivo

Sappiamo che il personaggio di Wanda è tra quelli redivivi, mentre Visione è stato ucciso da Thanos. Cosa vi aspettereste da questa premessa? Di sicuro non un primo episodio con la forma di una sit-com anni ’50, copia perfetta del Dick Van Dyke Show. I due personaggi sono freschi di matrimonio, con la loro casetta nella zona residenziale della tranquilla cittadina di West View. Venti minuti di vecchie gag e giochi degli equivoci, con le risate del pubblico dopo ogni battuta, e giustamente quel pizzico di mistery: cosa sta succedendo? Cos’è questa WandaVision? Nelle prime puntate non capiamo nulla, assistiamo e basta. Anche gli stessi protagonisti sembrano un po’ straniti, non ricordano neanche bene come siano giunti fino a quel momento. Ma il livello tecnico è suggestivo: bianco e nero formato 4:3 dei televisori a tubo catodico come una volta, e anche la sigla riprende grafiche e modalità del passato. Inoltre, Disney rende disponibile un episodio alla settimana, facendolo diventare l’appuntamento fisso di questi ultimi venerdì sera. Il secondo episodio si sposta sullo stile Vita da Strega, in effetti azzeccatissimo per Scarlet Witch, e proseguendo, con un salto temporale di una decina d’anni tra un episodio e l’altro, riconosciamo anche La Famiglia Bradford, Casa Keaton, Malcolm e infine il contemporaneo Modern Family.

Photo courtesy of Marvel Studios. ©Marvel Studios 2020. All Rights Reserved.

Photo courtesy of Marvel Studios. ©Marvel Studios 2020. All Rights Reserved.

Alle puntate che giocano con questi linguaggi si affiancano – o meglio, si incastrano – sequenze ed episodi che danno ampiezza racconto, girate con lo stile delle pellicole cinematografiche dell’MCU, che svelano i collegamenti e l’evoluzione della vicenda. Finalmente capiamo cosa sta succedendo! Dopo un inizio molto “meta” e una splendida rottura di ogni schema e aspettativa, la serie riprende i binari canonici della narrazione cinematografica, con un paio di episodi “spiegone” che purtroppo tolgono quel fascino appena evocato. Giustamente è solo un gioco, ed è meglio non esagerare. Ma quando funziona, in particolare nei primi episodi, funziona decisamente bene.

Giocare con il pubblico, anche fuori dallo schermo

Il principale merito di Jac Schaeffer, Matt Shakman e Kevin Feige, rispettivamente caposceneggiatrice, regista della serie e showrunner dell’intero MCU, è anche di esser riusciti a coinvolgere gli spettatori al di fuori dello schermo. L’intervallo tra la messa in onda di un episodio e l’altro è stato il palcoscenico perfetto per approfondimenti, teorie e dibattiti. Cosa sta succedendo veramente a West View? Qual è vero il piano dell’agenzia SWORD? Nello strano insetto inquadrato per cinque secondi nel settimo episodio non è che in realtà si nasconde lo spietato e terribile Mephisto? Durante la serata di Halloween i personaggi di Wanda e Visione sono vestiti come le loro controparti a fumetti degli anni ‘60: come possono conoscere questi costumi? Ad un certo punto compare un personaggio che sembra giungere direttamente da un’altra serie cinematografica: un intreccio tra realtà differenti e parallele? La possibilità di un multiverso infiamma le conversazioni social e alimenta il buzz mediatico. Come se non bastasse, gli addetti ai lavori dialogano con i giornalisti su vari aspetti dei dietro le quinte, oppure chiacchierano su Twitter direttamente con gli spettatori. L’interprete di Visione, Paul Bettany, anticipa l’entrata in scena di un personaggio con cui desiderava da tanto lavorare: subito una folle rincorsa a scartabellare le sue dichiarazioni e interviste vecchie di anni, alla ricerca dell’attore misterioso. WandaVision è perfettamente consapevole che esiste un pubblico fuori dalla TV e lo pungola divertita. 

Paul Bettany è Vision (Photo courtesy of Marvel Studios. ©Marvel Studios 2021. All Rights Reserved.)

Paul Bettany è Vision (Photo courtesy of Marvel Studios. ©Marvel Studios 2021. All Rights Reserved.)

Essere trollati, con stile

Ora che WandaVision si è conclusa e tutti, per lo meno gli abbonati Disney, hanno potuto conoscere ogni risposta, possiamo stilare un  primo bilancio. Sicuramente Feige & soci hanno saputo come ingaggiare i telespettatori anche se, a onor del vero, abbiamo assistito a teorie dei fan molto più affascinanti delle rivelazioni che poi ci sono state offerte. L’impressione è che molti falsi indizi fossero semplici strizzatine d’occhio fini a sé stesse, fatte esclusivamente per far parlare di sé, di settimana in settimana. A scanso di disilludere chi ancora non ha terminato la serie, ve lo diciamo subito: non aspettatevi troppo dal finale, che chiude benissimo le sue vicende, ma non vi troverete l’afflato rivoluzionario percepito nella prima metà della stagione. Anche l’attesa entrata in scena di un certo Stregone Supremo si riduce ad una semplice citazione, e stop. Va bene Marvel, grazie lo stesso, sarà per il prossimo film. Però ti ringraziamo per aver riparato un torto enorme, aver finalmente dato a Wanda un background completo e un arco narrativo degno di nota. Presente sin dai tempi di Age of Ultron ma mai davvero libera di esplorare il personaggio, finalmente Elizabeth Olsen ci regala un’interpretazione perfetta, capace di passare con uno sguardo dal registro comico della finta sitcom a quello drammatico dell’eroina determinata e al contempo fragile o disperata. È su di lei che grava il peso di tutta la serie, e forse è per lei che abbiamo sopportato di essere stati un po’ “trolllati” durante queste settimane. Rinunciamo al multiverso e alle sue possibilità narrative, ma ci teniamo stretta la performance della Olsen, va bene così.

To be continued

Questa serie è arrivata al momento giusto. Wanda si muove all’interno di una confortevole sitcom dove vive una quotidianità spensierata con il suo dolce Visione, espressione del mitico sogno americano dove tutto sembra perfetto, anche se sappiamo che il mondo degli Avengers vive ancora nell’incertezza. Ma anche noi spettatori, attorniati dalla pandemia, troviamo conforto nello spettacolo dell’intrattenimento Marvel… ecco come WandaVision solletica la nostra immaginazione e offre molteplici livelli di lettura, ancora tutti da scoprireForse chi non conosce appieno il fumetti avrà colto solo superficialmente tutti gli easter egg e i possibili collegamenti con l’intero universo narrativo, anche se onestamente è un dialogo con il fan service che non aggiunge molto alla narrazione. Su Angela Harkness, Spectrum e White Vision la serie vi dirà tutto ciò che vi serve sapere, così da potervi lanciare sul prossimo prodotto Marvel, ad esempio. Spider-Man: No Way Home (previsto per Natale 2021), Doctor Strange in the Multiverse of Madness (2022) oppure Falcon and Winter Soldier, la prossima serie Marvel sempre su Disney+, in arrivo tra poco meno di una settimana. Unico consiglio: non lasciatevi sedurre troppo da teorie e speculazioni che potrebbero poi deludervi. Incrociamo le dita, prima o poi il multiverso arriverà!

Wanda e Vision (Photo courtesy of Marvel Studios. ©Marvel Studios 2021. All Rights Reserved.)

Wanda e Vision (Photo courtesy of Marvel Studios. ©Marvel Studios 2021. All Rights Reserved.)

Sicuramente WandaVision ha portato una rottura e una sperimentazione nel suo stesso media, giocando con il linguaggio televisivo ma poi tornando negli schemi canonici, molto meno disorientante di quanto poteva ambire, ma comunque meritevole di una visione. La sua dimensione non è solo narrativa, ma anche commerciale. Un prodotto Disney+ Originals realizzato anche per attirare nuovi abbonati al servizio, uno dei tasselli nel reticolo dell’intrattenimento Disney/Marvel, la multinazionale dello spettacolo più grande di sempre. Che forse eccede nell’applicare la regola del cliffhanger, quando alcuni spunti vengono lasciati in sospeso al termine dell’episodio. Ma in fondo il mondo Marvel è questo: un grande e spettacolare To be continued.

Enrico Banfo

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