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1001 Grammi, il peso della vita per Bent Hamer

Ane Dahl Torp è la protagonista di 1001 Grammi, il film scritto e diretto nel 2014 da Bent Hamer che sarà nelle nostre sale da oggi giovedì 11 agosto.


Marie (Ane Dahl Torp) è un’impiegata di fiducia dell’Istituto di Metrologia Norvegese, l’organizzazione responsabile delle norme nazionali in materia di misurazioni. Il lavoro di Marie consiste nell’attraversare la Norvegia per controllare bilance postali, contatori del gas e atri apparecchi di misurazione in modo che possano essere certificati. All’Istituto di Metrologia Norvegese nulla è lasciato al caso.

Eppure, le vie imperscrutabili del destino portano Marie, zelante e riservata, fino a Parigi per verificare il chilo norvegese. Il fatto che il chilo internazionale si trovi a Parigi, città di fredda scienza e forti emozioni, avrà un impatto enorme sulla vita di Marie, solitamente così stoica. Alla fine, sarà il suo campione di riferimento della delusione, della sofferenza e, infine, dell’amore, ad essere messo sul piatto della bilancia.

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Vi proponiamo ora di seguito un estratto dell’intervista rilasciata da Bent Hamer a Annika Pham.

Qual è l’origine di questo film? Ho letto in un’intervista che ti ispiri spesso al tuo proprio vissuto e ai tuoi sogni.

Tutto è cominciato con un servizio che ho sentito alla radio sul metro, il chilogrammo e l’Istituto di Metrologia “Justervesnet” che cercava una nuova sede. Ma non si sa mai come un’idea si sviluppi dentro di noi. Spesso è una reazione incosciente a un semplice soggetto, a una sensazione o all’impressione che rappresenti molto più, e questo non è necessariamente immediato.

Ci introduci nel mondo scientifico della misurazione, allo stesso tempo sconosciuto e affascinante. Quanto tempo hai passato a fare ricerche e hai realmente filmato negli istituti di metrologia in Norvegia e in Francia?

Dopo questa trasmissione radiofonica che mi è rimasta in testa, ho letto un articolo di giornale che raccontava del direttore del dipartimento delle masse di Justervesnet che doveva trasportare il chilo norvegese all’Ufficio Internazionale dei Pesi e delle Misure (BIPM), al fine di tararlo rispetto al prototipo internazionale. Mi hanno sorpreso le difficoltà incontrate alla dogana per far entrare il chilogrammo sul territorio francese. Poi, qualche anno dopo, per caso, ho incontrato l’architetto che aveva progettato il nuovo Justervesnet, Kristin Jarmund, che mi ha proposto una visita guidata della “sua” casa. È finita che ci abbiamo girato alcune scene. Inoltre ho lavorato molto con la mia co-produttrice francese Marianne Slot per stabilire una relazione di fiducia e ottenere il permesso di girare al BIPM. Dunque sì, gran parte del film è stata girata in luoghi reali.

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Diresti che, come in Kitchen Stories – I Racconti di Cucina, sia stato un concetto a muovere il film, grazie a una sceneggiatura lineare incentrata sul personaggio principale di Marie (Ane Dahl Torp), la cui apparenza di scienziata asociale crolla nel momento in cui si sposta dalla Norvegia alla Francia e scopre il senso della vita e dell’amore?

Kitchen Stories era senza via d’uscita, mentre 1001 Grammi racconta il percorso di una persona ripiegata su se stessa che si apre al mondo. Ma possiamo dire che si tratta di una storia molto pianificata e “rigida”. Certamente abbiamo pensato di sfruttare il contrasto tra il freddo norvegese e il clima più caldo di Parigi. Inoltre è la prima volta che il mio protagonista è una donna. Ane è stata formidabile. In ogni scena ha saputo far evolvere il suo personaggio secondo l’idea stabilita, tenendo sempre a mente il progetto nella sua integrità. Volevamo che mantenesse questa immagine di scienziata dal cuore di pietra, con il padre come unico legame emotivo. Solo alla fine dice sì all’amore e alla vita.

Oltre alla metafora del peso o del chilo che porta Maria e del peso della vita, hai evidentemente giocato con questo concetto disseminando il film di modi di dire come “prima o poi arriverà l’ora della resa dei conti” o “porta il fardello più pesante chi non ha niente da portare”. Sono avvertimenti per Maria, te stesso e il pubblico?

Sì, è una riflessione sulla vita ma che pone delle domande piuttosto che dare delle risposte. Se eleviamo il soggetto a un livello più filosofico, potremmo chiederci se una poesia è più esatta di un chilogrammo.

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E come sempre nei tuoi film, sono presenti grandi momenti di humor per discutere di “pesanti” questioni esistenziali…

Le persone cercano spesso di far passare i miei film per delle commedie ma non ho mai fatto una commedia in vita mia. Semplicemente, mi sembra complicato rappresentare la mia visione della vita senza dello humor. Come potrebbe un essere umano dire qualcosa su un altro essere umano senza questo strumento polivalente?

Come Roy Andersson, con il quale condividi un’attenzione tutta particolare per l’inquadratura, i colori, lo humor e le riflessioni sull’esistenza, produci da solo i tuoi film. Non ti disturba l’eventualità di passare più tempo a lavorare al finanziamento del film che alla sua realizzazione?

Lavoro sempre così. All’inizio ho un’idea e desidero soprattutto proteggere il mio “bambino”. Dirigere è un modo di essere, ma apprezzo anche la produzione. Non sono il genere di persona che si sveglia con la voglia di girare un nuovo film o una scena. Conservo il mio entusiasmo facendo al contempo la “semina” e la “raccolta”.

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Cosa bisognerebbe fare per rendere permanente l’attuale successo del cinema e della televisione norvegese sul piano nazionale e internazionale?

Siamo un piccolo paese che produce circa 20 film all’anno, il che è più che dignitoso. Alcuni registi realizzano importanti film di genere all’estero. Questo dimostra ancora una volta che sono capaci di essere all’altezza di registi provenienti da paesi più produttivi, la cui cultura cinematografica è più radicata. L’essenziale è che gli autori prendano dei rischi con la sceneggiatura. In seguito, bisogna definire i propri obiettivi: arrivare al grande pubblico o no. Il cinema non è solo divertimento, può anche essere arte, e in fin dei conti nessuno saprebbe dire quale film avrà successo al box-office.

“Ciò che conta non può sempre essere contato e ciò che può essere contato non necessariamente conta”.  

Albert Einstein

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