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CAMERA PSYCHO – Babadook: l’inconscio bussa sempre tre volte

Babadook, l’Uomo Nero che Jennifer Kent ha portato al cinema, bussa tre volte – “dook dook dook” – alla porta della casa dove vivono Amelia (una straordinaria Essie Davis) e suo figlio il piccolo Samuel (Noah Wiseman) di sei anni. La casa è triste, grigia, buia spenta come è, da sei anni, la vita di Amelia, profondamente depressa per non aver elaborato il lutto per la perdita del marito avvenuta la sera stessa della nascita di Samuel mentre i genitori andavano in ospedale per il parto.

Amelia e Samuel

Amelia e Samuel

La donna rimasta sola con il bambino è stata annientata dal trauma. Emarginata socialmente svolge un lavoro umile in un istituto per anziani, si occupa di loro, come del cagnolino di casa e del figlio bambino problematico che incomincia a manifestare seri problemi caratteriali. Non si prende cura di se stessa perché è morta dentro. Ma poi arriva Babadook il personaggio di un libro per bambini che conduce Amelia accompagnata dal Samuel in un viaggio allucinante attraverso il suo inconscio.

Babadook è il ritorno del rimosso che vince tutte le difese e i catenacci della censura, rappresenta tutti gli impulsi negati che vogliono avere accesso alla coscienza. Sono impulsi inammissibili che trasformeranno la dolce, passiva, Amelia madre amorevole, in una creatura mostruosa e distruttiva. È su Samuel che si scatena il suo odio perché con la sua nascita le ha portato via il marito, avrebbe preferito avere lui al suo fianco al posto del bambino.

Il libro nero di Babadook

Il libro nero di Babadook

L’amore materno è spesso ambivalente le madri amorevoli sono spesso non solo amorevoli. Ma sarà l’amore alla fine a prevalere l’amore per Samuel che rafforzerà l’Io della madre e farà fuggire il mostro in cantina. La presa di coscienza è l’accettazione di tutto ciò che era stato negato, vale a dire il lutto, la rabbia, l’aggressività, la conflittualità che caratterizza i rapporti umani anche più intimi e stretti.

Babadook non lo puoi negare altrimenti diventa sempre più forte ed emerge nel sintomo, nel disagio psichico e in questo caso nella depressione, nel lutto patologico, nello scivolamento psicotico. Con le parti negate di noi stessi, con nostri impulsi inaccettabili dobbiamo conviverci, riconoscerli, tenerli bene, controllarli non avere paura di loro perché loro siamo noi.

Amelia protegge il figlio e sconfigge il mostro

Amelia protegge il figlio e sconfigge il mostro

Nell’Introduzione alla Psicoanalisi Freud rappresenta così la transizione tra l’inconscio e la coscienza. C’è una grande anticamera dove si trovano gli impulsi che non hanno accesso alla coscienza. L’anticamera comunica con un piccolo salotto dove risiede la coscienza. Sulla porta c’è un guardiano che produce la rimozione e che decide chi entra e chi no. È facile capire che la maggior parte dei nostri impusi sono inconsci e stanno in anticamera e bussano per entrare: dook, dook, dook.

Claudia Sacchi

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