Garry Marshall

Addio Garry Marshall, un regista da favola

Recentemente lo avevamo ammirato ancora una volta al cinema con Mother’s Day, film che – dopo Appuntamento con l’Amore e Capodanno a New York – ha concluso la “trilogia sulle feste”. A dirlo è stato lo stesso Garry Marshall, attore, regista e produttore, che se n’è appena andato, spirando a Burbank. Aveva 81 anni.

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Ideatore di serie tv cult come Happy Days e Mork & Mindy, Marshall è riuscito a lasciare una traccia indelebile nel cinema con Pretty Woman, una favola romantica. Ogni anno la ritrasmettono e, ieri come oggi, la storia d’amore tra la prostituta Vivian Ward e il multimiliardario Edward Lewis ritrova sempre consensi. Forse per l’affiatamento della coppia hollywoodiana riproposta poi in Se Scappi ti Sposo (di ben nove anni dopo).

Oppure per la favola che ci fa sempre rivivere, il lieto fine che tutte le donne vorrebbero. Un film che uscì nelle sale cinematografiche americane il 23 marzo 1990 e consacrò la giovane Julia Roberts come stella del cinema, regina delle commedie oltreoceano, al fianco di un Richard Gere già amato dal pubblico femminile soprattutto per American Gigolo (1980) e Ufficiale e Gentiluomo (1982).

Vivian (Julia Roberts) e Edward (Richard Gere)

Vivian (Julia Roberts) e Edward (Richard Gere)

Gli ingredienti del film di Garry Marshall, di per sé genuini, hanno portato ad un prodotto di successo: due protagonisti belli e affascinanti, un pizzico di romanticismo, lui che salva lei dalla strada (anche se poi sarà lei che salverà lui da se stesso, dalle sue ambizioni e dal suo mezzo cinismo), un amore apparentemente impossibile e un finale da sogno. Ritroviamo qualcosa di noi nei personaggi, si ride, si soffre e poi si sogna. Una pellicola in stile americano come tante altre, dove qui la chimica tra i due protagonisti è unica e indimenticabile.

La cenerentola degli anni ‘90 ha però delle antenate. Non fu infatti Julia Roberts la prima a vestire i panni scomodi di una escort alla ricerca della favola: la troviamo in Irma la Dolce del 1963 o nell’elegante Audrey Hepburn di Colazione da Tiffany di due anni prima. In ogni caso dietro si nasconde una brava e timida ragazza, la stessa che qualcuno ha ritrovato in Ana di Cinquanta Sfumature di Grigio: il minimo comun denominatore, in quest’ultimo caso, è la dolcezza di lei e la generosità (nonché ricchezza) di lui.

Julia Roberts

Julia Roberts

A rimanere però nell’animo femminile nelle diverse generazioni, alcuni dettagli e scene cult del film. Tutte noi ricorderemo sicuramente l’abito peek-a-book mini con anello centrale e gli stivali cuissard di pelle verniciata indossati da Vivian per adocchiare qualche possibile cliente come Edward. Ripensiamo a Julia Roberts quando viene cacciata malamente da un dei più bei negozi per la sua mise ben poco adatta. Ci emozioniamo ancora per il bacio sul pianoforte dell’hotel a cinque stelle. Sorridiamo felici rivedendo Richard Gere quando va a salvare la sua “principessa dal castello” passando dalle scale antincendio, impaurito dalle vertigini e con in mano un bel mazzo di fiori.

Tutti elementi che ci fanno sognare e credere possibile che le favole al giorno d’oggi, con scenari e sfumature diverse, sono possibili.

 

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