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Alessio Boni in Respiri – Intervista ad Alfredo Fiorillo: “Il dolore va elaborato altrimenti vince la follia”

Alessio Boni è il protagonista di Respiri, il film diretto da Alfredo Fiorillo – dal 7 giugno al cinema – che racconta una storia oscura e misteriosa, tra inquietudine e follia. Nel cast ci sono anche Pino Calabrese, Lidiya Liberman, Milena Vukotic, Eva Grimaldi, Lino Capolicchio, Eleonora Trevisani e Valentina Cenni.

Francesco (Alessio Boni) un ingegnere quarantenne, dopo una misteriosa disgrazia si ritira a vivere in un paese sul lago d’Iseo. Con la figlia ancora piccola (Eleonora Trevisani) occupa l’antica villa di famiglia, una magnifica costruzione liberty lambita dalle acque. Nella grande casa vi è anche un’altra misteriosa persona, di cui si percepisce soltanto l’eco del respiratore che la tiene in vita. Ma ulteriori presenze non meno inquietanti, e decisamente più pericolose, si muovono intorno alla villa.

Cos’è accaduto all’uomo e alla sua famiglia? Quali segreti nasconde? Saprà Marta (Lidya Liberman), amica d’infanzia da sempre innamorata di lui, risvegliare Francesco dal torpore in cui è caduto e liberarlo dal dolore? E, soprattutto, riusciranno quanti gravitano intorno alla casa a sfuggire al pericolo che incombe sulle loro vite? Le risposte sono tra le mura della villa, custode silenziosa della verità.

Alessio Boni e Eleonora Trevisani (foto di Stefano Montesi)

Alessio Boni e Eleonora Trevisani (foto di Stefano Montesi)

Per affrontare le tematiche del film, ho intervistato il regista Alfredo Fiorillo.

Esce al cinema Respiri, un film che nasce da una domanda che ti pongo subito: quanto siamo capaci di convivere con il dolore?

Il dolore è uno dei sentimenti principali dei nostri stati d’animo, è insito nelle nostre emozioni, fa parte della nostra vita. C’è sempre un percorso da affrontare quando ci capita qualcosa di doloroso. Ed è questo che noi possiamo vedere nel film: lavorare sul dolore, capirlo, per ridisegnare un percorso, per ricominciare. Il dolore è un’emozione così forte che a volte ci sovrasta, per questo va elaborato e anche condiviso. Quando prende il sopravvento, diventa difficile da accettare, c’è il rischio che si crei una frattura psicologica. Quindi diventa importante capire come e quanto riusciamo a condividere qualcosa di tragico. È l’elaborazione del lutto, ovvero l’accettazione di quello che ci è capitato.

Si può descrivere Respiri come un viaggio nella mente?

Quando ci si rapporta al dolore, bisogna capire cosa scatta nella mente di una persona. Di fronte a questo sentimento si reagisce in modo irrazionale: ci sono follie in atto quando non si riesce a gestirlo. Quindi sì, il film è un viaggio nella mente attraverso la percezione di un disagio emotivo.

Alessio Boni (foto di Stefano Montesi)

Alessio Boni (foto di Stefano Montesi)

Alessio Boni interpreta Francesco, il protagonista. Chi è? Ce lo puoi presentare?

Francesco è un uomo che viene da un passato di soddisfazioni imprenditoriali, da una famiglia che gli ha garantito un futuro sereno. È un uomo intraprendente, si può dire che ha davvero tutto dalla vita. Il dolore però lo sconvolge, lo sposta dal suo vertice di sicurezza e dalla sua stabilità sociale, economica e familiare. Qui esce il contraltare: quando si trova ad affrontare una realtà tragica, demolisce completamente la sua vita. Il mistero che avvolge e stravolge la sua vita è la base del film. Inizialmente, condivide la tragedia che l’ha coinvolto solo con se stesso. Poi intraprende un percorso di accettazione che, anche se non rimetterà propriamente in piano la sua vita, gli farà riscoprire i sentimenti essenziali.

Il dolore rappresenta una parte indissolubile della nostra esistenza. A tuo parere quanto fortifica e quanto al contrario soffoca?

Il dolore è un elemento imprescindibile della vita e bisogna saperci convivere. Se lo si affronta attraverso un percorso di coscienza che ti permette di accettarlo, sicuramente fortifica. Al contrario, ti soffoca quando diventa ossessivo, quando non ti permette di vedere tutto quello che ruota intorno ad esso.

Secondo te vale il concetto “nessuno si salva da solo”? Il dolore si può gestire da soli?

È vero, nessuno si salva da solo. Quando un uomo supera una soglia, non riesce a farcela se non condivide il proprio tormento. La condivisione come ho detto prima, è fondamentale.

Alessio Boni e Lidiya Liberman_( foto di Stefano Montesi)

Alessio Boni e Lidiya Liberman_( foto di Stefano Montesi)

Mistero e inquietudine incorniciano questa storia. Come hai deciso di girare Respiri? Che stile hai adottato?

Mistero e inquietudine sono due elementi portanti del film. Abbiamo scelto di girare un film di genere, quello che negli anni Settanta ha portato in alto il nostro cinema, da Bava a tanti altri. Ripercorrere alcuni situazioni molto visive. Soprattutto grazie alla villa del film, bellissima, in stile liberty.

Da spettatore ti chiedo un parere su due film americani che hanno affrontato una tematica simile, legata alla perdita. Il primo è Manchester By The Sea, che ho trovato potentissimo, e il secondo è il più recente Tre Manifesti a Ebbing, Missouri. Tu come li giudichi?

Sono entrambi bellissimi, li ho amati molto. Tre Manifesti è uno dei film più belli degli ultimi anni: c’è ironia, dolore, amicizia. C’è un grande incastro narrativo e ci sono attori fantastici. Riesce a trattare un tema così delicato attraverso una sorprendente linearità. Anche Manchester By The Sea ha raggiunto dei livelli narrativi eccezionali e una capacità di comunicare delle emozioni davvero altissima. È importante che film come questi, oltre al loro aspetto artistico di intrattenimento, riescano a trasmettere questa forza.

Pino Calabrese e Eleonora Trevisani (foto di Stefano Montesi)

Pino Calabrese e Eleonora Trevisani (foto di Stefano Montesi)

Con Respiri parliamo di cinema indipendente. La realizzazione di questo film è stata una vera e propria impresa, una produzione senza sostegni da parte dello stato né delle televisioni.

È stata davvero un’impresa produrlo, ci sono voluti otto anni! Abbiamo girato l’Italia, in cerca delle condizioni ideali, seguendo un percorso estremamente complicato. Io e Angela Prudenzi, insieme alla quale ho prodotto e scritto questo film, non abbiamo mai mollato, e piano piano abbiamo iniziato ad affinare gli strumenti con molta pazienza. Investendo tempo e denaro, aspettando, sentendoci dire tanti “no”. Ma niente ci ha fermato. Poi abbiamo trovato i giusti incastri e, sempre con i tempi estremamente dilatati, abbiamo iniziato a mettere i primi tasselli, dalla scelta delle location agli attori, a cominciare da Alessio Boni. Da qui abbiamo trovato dei sostenitori come Sergio Carrara (Carrara spa), Simone Polini (Polini Group) e Filtes International che oltre alla produzione si sono occupati anche della distribuzione, dimostrando di credere nel progetto fino in fondo, sia dal punto di vista artistico che commerciale, andando oltre ai propri settori di competenza. Hanno sostenuto il cinema, e li ringrazio per questo.

All’inizio vi siete sentiti rispondere più volte “se non è una commedia, niente da fare”. Secondo te perché c’è questa situazione nel nostro cinema a livello produttivo?

Questa situazione la paghiamo a livello di struttura. Ancora non si è raggiunta la fase di maturità che in altri paesi c’è già, dove più film possono vivere, possono fare mercato e possono essere commercializzati. Dove ci sono più livelli di fruitori, dalla super-nicchia a fasce di pubblico più ampie, fino ad arrivare ai blockbuster. Il cinema può toccare tutto e sarebbe bello poter arrivare a tutti questi target. Serve coraggio, ma io penso che sia una vera e propria necessità per il cinema quella di raggiungere tutti. Credo e spero che un giorno ci si possa arrivare anche in Italia, grazie alle distribuzioni, alle sale. Bisogna potenziare una richiesta che oggi non viene totalmente corrisposta.

Alessio Boni e Pino Calabrese (foto di Stefano Montesi)

Alessio Boni e Pino Calabrese (foto di Stefano Montesi)

Ci sono respiri affannati, corti, carichi di ansia e paura. Ma ci sono anche respiri di trepidazione, carichi di emozione, respiri di sollievo a pieni polmoni. Del resto, il respiro è vita. Ora che esce il tuo film, com’è il tuo di respiro?

I respiri sono protagonisti del film, come veri e propri personaggi, anche perché abbiamo dato spazio all’audio grazie ad uno strepitoso mixaggio. Ma ho capito che intendi. Era importante che Respiri venisse fatto e che venisse distribuito. E al di là del fatto che possa avere successo o meno, provo una bella sensazione se penso che possa anche solo essere corrisposto da chi lo vedrà. Per questo ora che esce il mio film il mio respiro esprime una estrema serenità: è lento e tranquillo.

Intervista di Giacomo Aricò

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