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CAMERA RETRO – Paul Verlaine e Arthur Rimbaud, i Poeti dall’Inferno

Sono passati esattamente vent’anni dall’uscita al cinema di Poeti dall’Inferno, il film-capolavoro di Agnieszka Holland con protagonisti due eccezionali attori: David Thewlis e l’astro nascente Leonardo Di Caprio. Una pellicola pregevole, sia per la tematica affrontata, cioè quella dell’omosessualità e dell’amore tra Paul Verlaine e Arthur Rimbaud, sia per l’originalità della narrazione e le scenografie mozzafiato.

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Siamo nel 1873. Paul Verlaine invita a Parigi Arthur Rimbaud, un giovane che da tempo gli invia poesie perché trova che i suoi scritti siano qualcosa di davvero unico. Arrogante e infantile,  Rimbaud arriva nella capitale francese appena sedicenne, conquistandosi subito la stima di Verlaine, personalità già affermata nel mondo letterario.

Il giovane poeta infatti esprime le sue idee non in modo convenzionale ma del tutto rivoluzionario per l’epoca. Distrugge tutte le convenzioni sociali e letterarie del tardo ‘800, denigrando il perbenismo del suo paese natale, scappando da casa, attaccando le istituzioni, indignando la borghesia e sbeffeggiando  la religione. Ha un’anima irrequieta e sovversiva, tanto da essere animato da una esasperata tensione nella ricerca del vero. Ben presto nasce un vero e proprio  sodalizio intellettuale  con Verlaine, fino a trasformarsi in un tempestoso legame sentimentale destinato a finire tragicamente.

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La vita, infatti, è un continuo chiaroscuro  di amore, di schiaffi morali e di delusioni. Il denaro comincia a scarseggiare; ciò nonostante Rimbaud, sempre più convinto che la sua poesia è al primo posto nella sua vita, obbliga Verlaine a mantenerlo. Subentra poi una pesante depressione che fa sì che emerga sempre di più il desiderio di trasferirsi in Africa ai confini della esperienza umana. Come abbiamo già accennato, i protagonisti della vita dei due poeti sono genio e sregolatezza; durante un attacco d’ira, Verlaine ferisce il giovane, venendo poi arrestato per l’accusa di sodomia lanciatogli dalla moglie (aveva anche un figlio) e condannato.

Rimbaud si trasferisce prima in Germania e poi in Africa. Colpito a un tumore al ginocchio destro, a 37 anni è costretto a tornare in patria per l’amputazione della gamba. Muore  poco dopo a causa dello stato avanzato del male. Verlaine, uscito di prigione, viene contattato da Isabelle Rimbaud, la sorella di Arthur,  che gli fornisce ogni singolo dettaglio degli ultimi anni di vita del fratello. In realtà la visita era dovuta al fatto che sapeva dell’esistenza di alcuni importanti manoscritti del fratello; Isabelle voleva distruggerli.

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Verlaine decide di  tenersi gli scritti di Arthur perchè, in questo modo, tutti avrebbero potuto ricordare  Rimbaud come il genio letterario che aveva attraversato il decadentismo, il simbolismo, il surrealismo, attuando una vera e propria rivoluzione dell’arte poetica.

Giulia Farneti

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