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CAMERA&LOOK – Alexander McQueen, il genio della moda tra scandali e tormenti

L’11 febbraio 2010, 10 anni fa, Alexander McQueen, tra i più estrosi e talentuosi della storia della moda (e considerato “un rivoluzionario”) veniva ritrovato morto impiccato nella sua abitazione. Lo ricordiamo parlando di Alexander McQueen – Il Genio Della Moda, il documentario codiretto da Ian Bonhôte Peter Ettedgui, che pone uno sguardo molto personale sulla sua straordinaria vita e carriera. Attraverso interviste esclusive a familiari e amici più intimi, materiale d’archivio, splendide immagini e musiche coinvolgenti, questo documentario vuole essere una sincera celebrazione e un entusiasmante ritratto di un autentico visionario della moda, tanto geniale quanto tormentato.

Cresciuto nell’East London, Alexander McQueen era un semplice ragazzo della working class inglese, senza doti né prospettive. Niente nel background personale di Lee Alexander McQueen faceva presagire quello che sarebbe stato il suo futuro. Ultimo di sei figli, Lee sarebbe potuto diventare un pompiere, un muratore o un guidatore di taxi come suo padre. Ma nel suo intimo, “Lee” ha sempre saputo di non essere come gli altri. Il suo fiero spirito romantico e la passione per la poesia punk sono stati fondamentali nella creazione dell’era definita “Cool Britannia” negli anni ’90, che celebrava la cultura giovanile nel Regno Unito. Probabilmente è stata la prima volta in cui, dagli anni d’oro della Swinging London anni ’60, che un ragazzotto dell’East End di Londra è riuscito a emergere e a diventare l’artista più originale e influente del suo tempo.

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Per anni ha coltivato demoni interiori, dalle sembianze eleganti e spaventose. E soltanto controllandoli, forse, è riuscito a diventare uno dei più iconici artisti del nostro secolo. Come ha fatto questo punk ribelle a conquistare l’alta moda parigina? E perché, al picco della sua fama, ha deciso di mettervi un punto? Riflettendo sulla savage beauty e la dirompente vivacità del suo design, i registi Ian Bonhôte e Peter Ettedgui evocano una figura opaca, tra tortura e ispirazioneper celebrare un genio radicale e ipnotico e la profonda influenza che ha avuto sulla sua epoca. Nel film viene offerto un entusiasmante ritratto della vita di McQueen e della sua complessa personalità, seguendolo alla conquista del mondo della moda con i suoi modelli, tanto affascinanti quanto sinistri. Dal suo apprendistato alla prestigiosa scuola di sartoria di Savile Row, dove si mostrò da subito incredibilmente portato, fino alla sua prematura morte all’età di 40 anni, il film racconta la sua storia rompendo le regole della narrazione documentaria attraverso un mosaico composto da molteplici frammenti che dalla loro unione generano un ritratto unico, sfaccettato e rivoluzionario dell’artista McQueen.

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Interviste realizzate a familiari, amici e colleghi (tra cui la stilista Mira Chai Hyde e l’assistente designer Sebastian Pons, professionisti del mercato della moda come John McKitterick e Bobby Hillson, Detmar Blow, vedovo di Isabella Blow, amico intimo e mentore di Lee e la stessa Isabella), riprese dei suoi spettacoli e delle sue sfilate, assieme a video personali precedentemente andati persi di McQueen stesso, rivelano un ineguagliabile talento creativo capace di dare vita alle fantasie più oscure dello stilista e alle sue più grandi ambizioni, attraverso la realizzazione di modelli dal design rivoluzionario e presentati al pubblico attraverso sfilate spettacolari ispirate a miti e leggende, ai racconti del popolo Yooruba, all’Inferno di Dante e alla leggenda di Atlantide, ma che allo stesso tempo riflettono anche le ossessioni e la sua storia personale, i sogni e gli incubi, le paure più profonde e i desideri celati. Tutto questo contribuisce a creare la singolare visione artistica di McQueen. Una visione strutturata per mezzo di una febbrile immaginazione e un mix eclettico di film, arte, musica, storia, danza, tecnologia, il tutto unito insieme al fine di provocare scandalo ed estasi nello spettatore. Contemporaneamente affascinato e disgustato a quella vista, lo spettatore non può distogliere lo sguardo da quello spettacolo – e non potrà mai dimenticare ciò a cui ha assistito e di cui è testimone.

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Diviso in cinque capitoli, il documentario sottolinea i momenti fondamentali della vita del designer attraverso una selezione dei suoi spettacoli più personali e iconici: Jack the Ripper Stalks His Victims del 1992; Highland Rape, il suo spettacolo più controverso; Search for the Golden Fleece la prima collezione disegnata per Givenchy; Voss, un’esplorazione della bellezza e della follia. Il capitolo finale, Plato’s Atlantis traccia un viaggio che ha inizio con la collezione realizzata in memoria della grande amica e musa Isabella Blow morta suicida, e culmina con lo show finale e ultraterreno realizzato prima che McQueen stesso si togliesse la vita. Da solo, in casa, travolto dal successo, dopo aver convissuto per anni con i propri demoni. Una favola moderna dal finale gotico. Era al culmine della sua carriera. Artista iconico, con la sua morte McQueen scandalizzò ancora una volta il mondo ma la sua influenza prosegue anche oggi.

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