Judy Joker

Fattore J, Judy e Joker, due personaggi da Oscar

Nella recentissima 92esima Notte degli Oscar, Renée Zellweger e Joaquin Phoenix hanno vinto, rispettivamente, come Migliore Attrice e Miglior Attore Protagonista. Due performance che, dopo il prestigioso antipasto dei Golden Globe, sono state consacrate e riconosciute anche dall’Academy. Due personaggi diversi – il primo, Judy (Garland), realmente esistito, il secondo, Joker, uno dei protagonisti del fumetto di Batman – che hanno dato il titolo ai rispettivi film e che hanno in comune una profonda sofferenza dell’anima.

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Judy

Judy, il biopic scritto da Tom Edge e diretto da Rupert Goold getta una nuova luce su Judy Garland, una figura spesso fraintesa e travisata, dotata di un talento grandioso. Il film racconta l’ultimo periodo della vita della grande attrice e cantante Judy Garland (Renée Zellweger), sul finire di una carriera sfolgorante iniziata giovanissima con la Dorothy del Mago di Oz. Un mix di fama e successo, fra Oscar e Golden Globe, e poi le battaglie con il suo management, i rapporti con i musicisti, i fan, i suoi amori tormentati e il dramma familiare che la spinse a fare i bagagli e a trasferirsi a Londra. In quegli anni ci ha regalato alcune delle performance più iconiche della sua carriera intonando la famosissima Over The Rainbow.

La più grande performer mai esistita

Fino al 1969 Judy Garland si è esibita in teatro e al cinema con una carriera durata oltre quarant’anni, conquistando tutto il mondo con il suo spirito, la sua intensità e le sue incredibili doti vocali. “Sono solo una delle milioni di persone che si sono innamorate di lei – racconta Renée Zellweger del suo personaggio nel film Judy – è amata e venerata a livello internazionale, come probabilmente la più grande performer che sia mai esistita”. Eppure, nonostante ciò, il 1969 vide una Garland molto diversa dalla baby star degli anni ’30 e la celebrità hollywoodiana degli anni ’40 e ’50. La vita dura l’aveva resa inaffidabile e, mentre il lavoro diminuiva, si era indebitata e aveva perso la casa. Nel tentativo di guadagnare denaro per provvedere ai suoi figli piccoli, Judy ha accettato un lavoro redditizio, cantando per una stagione di cinque settimane a Londra al Talk of the Town, l’elegante night club di Bernard Delfont. Londra è stata l’ultima risorsa per Judy in molti modi, un’ancora di salvezza, un’opportunità per dimostrare a se stessa e agli altri che poteva ancora farcela.

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Un talento troppo pesante

Portare la storia lontano dalla consueta struttura del biopic – uno sprint cronologico attraverso i “pezzi migliori” della vita di una persona – e invece concentrarsi in profondità su un particolare momento, è stato anche un importante punto di forza per la sua attrice protagonista, Renée Zellweger: “pensavo che in questo film ci fosse l’opportunità di esplorare qualcosa che non viene spesso considerata quando si pensa a questa personalità immensa – cosa lei riponeva nel suo lavoro e quanto ciò le sia costato. Questo era un periodo della sua vita in cui lavorava perché aveva bisogno di lavorare, ma fisicamente aveva bisogno di riposare. La sua voce, la cosa che le dà valore e autostima, è anche la cosa che lei sta distruggendo, pur di prendersi cura dei suoi figli”. Il film analizza anche il perché le performance di Judy le abbiano tolto tanto: “la maggior parte delle persone mette una maschera di fronte alla telecamera o ad un pubblico – afferma la Zellweger – penso che con Judy, invece, si veda la persona vera, colei che è riuscita a trionfare nonostante tutte le avversità. Il suo genio puro e la sua naturale abilità: come lei ne nasce una ogni cento milioni di anni”.

Joker

Vincitore, alla 76. Mostra Internazionale del Cinema di Venezia, del Leone d’Oro come Miglior Film, il Joker di Todd Phillips è un film sul nemico per eccellenza ed è un racconto originale e autonomo, mai visto sul grande schermo. L’analisi sviluppata da Phillips del personaggio di Arthur Fleck, interpretato in maniera indimenticabile da Joaquin Phoenix, ci restituisce un uomo che cerca di trovare il suo posto nella società in frantumi di Gotham City. Clown di giorno, la notte aspira a essere comico di cabaret, ma si accorge di essere uno zimbello. Prigioniero di un’esistenza ciclica, tra apatia e crudeltà, Arthur prende una decisione sbagliata che innesca una reazione a catena di eventi, in questo crudo studio di personalità.

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“Joker”

La complessità del Joker

Il regista Todd Phillips ha dichiarato: “mi ha sempre attratto la complessità di Joker e ho pensato che sarebbe stato interessante esplorarne le origini visto che nessuno lo aveva ancora fatto. Parte del suo mistero stava proprio nel non avere un’origine definita, quindi Silver Scott e io ci siamo seduti a scrivere una versione di come poteva essere prima che tutti lo conoscessimo. Abbiamo conservato certi elementi canonici e abbiamo ambientato la storia in una fatiscente Gotham City a cavallo tra gli anni Settanta e Ottanta, epoca a cui risalgono alcuni grandi studi di personalità del cinema che amo. L’abbiamo scritta pensando a Joaquin Phoenix perché quando recita è capace di trasformarsi e va sempre fino in fondo. Speriamo di aver creato un personaggio per il quale emozionarsi, per cui parteggiare, fino al punto in cui non sarà più possibile“.

Riflettere sulla società

Reietto della società, Arthur Fleck impazzisce – la sua risata agghiacciante e il suo ghigno sono un indice di un profondo disagio intriore – e tutta la sua frustrazione diventa follia distruttiva. A vestire i panni di questo criminale schizofrenico, è stato uno strabiliante Joaquin Phoenix: “in Arthur invece vedo il disagio, risultato di prolungati traumi, famigliari, sociali” ha spiegato l’attore. Un malessere che si trasforma, attraverso una indimenticabile metamorfosi, in qualcosa di temibile. Joaquin Phoenix, riguardo al messaggio del film ha dichiarato: “vorrei che faccia ponderare, che sfidi il pubblico a ragionare di politica e di società. Non ci sono risposte facili alle domande che vi porrete, e non c’è un solo modo di guardare questo film. Ognuno di noi nel Joker vedrà qualcosa di diverso“.

© 2019 Warner Bros. Entertainment Inc. All Rights Reserved. TM & © DC Comics Photo Credit: Niko Tavernise

© 2019 Warner Bros. Entertainment Inc. All Rights Reserved. TM & © DC Comics – Photo Credit: Niko Tavernise

Talento e allenamento

Joaquin Phoenix, sempre più bravo, maturo e completo, per arrivare a questa prova ha lavorato sodo. Lo stesso Phoenix ha dichiarato di aver faticato moltissimo per trovare la risata del suo Joker, una risata disperata, che vede coordinarsi espressione del volto e voce. Ovvero: tecnica, studio, prove su prove. Il suo Arthur Fleck è pura sofferenza e disagio, è un calcio allo stomaco. Una sofferenza che Joaquin ha trovato nel suo animo (la sua infanzia è stata dura e la morte per overdose, nel 1993, di suo fratello River lo ha segnato profondamente) e ha espresso, in modo impressionante, anche dal punto di vista fisico: magrissimo, scarnificato. E questo è un altro importante aspetto che bisogna riconocere a questo Attore con la A maiuscola: l’impegno che ci ha messo per iniziare e portare a termine questa vera e propria trasformazione fisica. Mesi e mesi di dieta e sacrifici in nome dell’arte e del personaggio. Il Joker, ovvero quello che sarà probabilmente il ruolo che verrà ricordato di più della sua carriera.

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