Ieri, nella sezione Cannes Classics, è stato proiettato La Taverna della Giamaica, l’ultimo film britannico che Alfred Hitchcock girò prima di volare ad Hollywood. Tratto dal romanzo di Daphne Du Maurier e sceneggiato da Sidney Gilliat e John Harrison, Jamaica Inn viene proiettato in prima il 20 maggio 1939, poco più di 75 anni fa.
La storia era ambientata in Cornovaglia, nel XVIII secolo: una ragazza di nome Mary (Maureen O’Hara), ormai orfana, parte dall’Irlanda per raggiungere La Taverna della Giamaica, un locale malfamato gestito da sua zia Patience (Marie Ney) e dallo zio Joss (Leslie Banks). L’equivoca taverna ospita dei pirati che con dei segnali luminosi fanno naufragare le navi per poi saccheggiarle.
Al centro della scena c’era Charles Laughton, il cui personaggio, il giudice Pengallan, si invaghisce di Mary che, una volta scoperta la vera natura della clientela del posto, cerca aiuto in lui. Ma è proprio quest’ultimo ad essere a capo della banda. Tra doppiogiochisti veri o presunti (Joss verrà ucciso perché ritenuto un traditore), infiltrati nascosti, minacce di morte, esecuzioni capitali, alla fine il cattivo Pengallan, anche per merito dell’ufficiale della marina inglese Jem (Robert Newton) non riuscirà a farla franca e, braccato dalla polizia, si getterà nel vuoto da un albero maestro.
Hitchcock non fu mai soddisfatto di questo film, che completò solo per gli impegni presi con i produttori della Mayflower. Del protagonista, Charles Laughton, Hitchcock disse: “Charles era un simpatico buffone. Quando abbiamo iniziato a girare il film, mi ha chiesto di riprenderlo solo con piani molto ravvicinati, perché non aveva ancora trovato un modo di camminare sul set che gli piacesse. Dopo dieci giorni è arrivato dicendo: “L’ho trovato”, e si è messo a camminare dondolando e fischiettando un valzer tedesco che gli era tornato in mente e che gli aveva ispirato il ritmo del passo. Non era serio e non mi piace lavorare in questo modo: non era realmente un professionista”.
Anche se non l’avesse girato, Hitch era comunque in partenza per gli USA dove ad attenderlo c’era Rebecca, la Prima Moglie, che fu prodotto da David O. Selznick che acquisì i diritti dell’omonimo libro di Daphne Du Maurier, ancora lei. Questa sua ultima fatica britannica fu demolita dalla critica ma fu un grande successo di pubblico che ricompensò la piccola casa di produzione. Un pellicola che però gettò le basi per il genere del dramma in costume che ebbe in seguito molta fortuna in Inghilterra. Ultima curiosità: la realizzazione dei manifesti del film per l’Italia fu affidata al pittore cartellonista Carlo Ludovico Bompiani. Nel bene e nel male, un film storico, da ricordare.
Giacomo Aricò