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C’è solo un Joker e si chiama Jack Nicholson

Con ogni probabilità il prossimo vincitore dell’Oscar come Miglior Attore Protagonista sarà Joaquin Phoenix. Chi è andato a vedere il Joker di Todd Phillipsfilm vincitore del Leone d’Oro alla 76. Mostra del Cinema di Venezia, in sala dal 3 ottobre – è rimasto ipnotizzato dall’interpretazione di uno tra i migliori attori dell’ultimo decennio.

© 2019 Warner Bros. Entertainment Inc. All Rights Reserved. TM & © DC Comics Photo Credit: Niko Tavernise

Joaquin Phoenix in “Joker” © 2019 Warner Bros. Entertainment Inc. All Rights Reserved. TM & © DC Comics – Photo Credit: Niko Tavernise

Joaquin Phoenix, prova strepitosa

Tutti ne stanno parlando: “si è superato“, “è stato strepitoso”, “Phoenix in stato di grazia“. Affermazioni che sembrano mettere d’accordo tutti coloro che hanno visto il film e anche chi non l’ha ancora visto (spesso quando un giudizio dilaga, anche solo “per sentito dire”, diventa universale, come se tutti noi dovessimo provare le stesse sensazioni). La verità è che bastavano già le foto del film o le immagini del trailer per capire che ci troviamo davanti ad un interprete ispiratissimo  – sempre più bravo, maturo e completo – che per arrivare a questa prova ha lavorato sodo. E’ stato lo stesso Phoenix che ha dichiarato di aver faticato moltissimo per trovare la risata del suo Joker. Una risata disperata, che vede coordinarsi espressione del volto e voce. Ovvero: tecnica, studio, prove su prove. Il suo Arthur Fleck è pura sofferenza e disagio, è un calcio allo stomaco. Una sofferenza che Joaquin ha trovato nel suo animo (la sua infanzia è stata dura e la morte per overdose, nel 1993, di suo fratello River lo ha segnato profondamente) e ha espresso, in modo impressionante, anche dal punto di vista fisico: magrissimo, scarnificato. E questo è un altro importante aspetto che bisogna riconocere a questo Attore con la A maiuscola: l’impegno che ci ha messo per iniziare e portare a termine questa vera e propria trasformazione fisica. Mesi e mesi di dieta e sacrifici in nome dell’arte e del personaggio. Il Joker.

Studio, allenamento, prove

Il personaggio, già. Colui che partecipa al 50% alla riuscita di una prova attoriale. Sì, perchè se il personaggio è costruito bene e veste perfettamente (come un abito cucito su misura) il proprio interprete, allora il gioco è fatto. Arthur/Joker sarà probabilmente il ruolo che verrà ricordato di più nella carriera di Phoenix. Sia perchè lo porterà alla certificazione dell’Oscar (massì, ci sbilanciamo), sia perchè ha già stregato critica e pubblico in maniera profonda, indelebile. Il suo lavoro e la sua folle ricerca dell’anima del Joker sono evidenti. Trasudano dal grande schermo in ogni singola inquadratura che lo intercetta. Allenamento e studio, totale e lucida professionalità. Eppure nell’intepretare il Joker – non è la prima volta che vediamo questo personaggio al cinema – tralasciando Cesar Romero (in realtà apparse, nel serie tv anni ’60 Batman) e Jared Leto (che non commento), c’è un altro attore che ha dato tutto se stesso: il compianto Heath Ledger, nel film Il Cavaliere Oscuro di Christopher Nolan (2008).

Heath Ledger è il Joker

Heath Ledger è il Joker

La passione di Heath Ledger

Hanno in comune una cosa Phoenix e Ledger: la disperata preparazione. Ma una cosa li ha divisi: l’immedesimazione. Se Joaquin, che ha scavato se stesso e dentro se stesso per toccare l’apice, ha vissuto il Joker come un lavoro, a distanza di sicurezza e con  più maturità rispetto alla sua precedente prova, nel 2005, in Walk The Line (interpretando Johnny Cash, si immedesimò a tal punto nel personaggio che finì in rehab per dipendenza da alcol e stupefacenti), Heath è Diventato il suo personaggio. Risultato? Una prova magistrale, totale, ultra-appassionata, premiata con un Oscar (postumo) come Miglior Attore Non Protagonista. Per entrare nella psicologia del Joker, Ledger ha vissuto un mese da solo in una stanza, tra libri gialli e film horror, tenendo un diario dove annotava pensieri e sentimenti che sentiva sotto l’influsso di Joker (tecnica dell’Actor Studio). Un altissimo costo emotivo e psicologico che molto probabilmente ha dato i suoi frutti nell’interpretazione (un capolavoro di perfidia” – scrisse il Wall Street Journal) ma che poi Ledger non ha saputo gestire nella vita reale, scindendo la persona dal personaggio interpretato, portandolo così a un uso eccessivo di tranquillanti.

Immedesimazione mortale

Nel caso di Ledger, forse, la professione è stata superata dalla sua eccessiva e strabordante passione (era un artista totale e in diverse scene andò oltre al copione, improvvisando). Tant’è che la causa del suo prematuro decesso è circoscritta a un mix di farmaci che assumeva per combattere la depressione (o l’ossessione di Joker?): rimane il dubbio se sia stata una scelta o una sfortunata coincidenza. Insomma la morte di Ledger ha il volto di Joker, personaggio che non voleva nemmeno interpretare (come ha confessato qualche anno dopo Christopher Nolan). Un villain che è arrivato tragicamente a coinvolgere anche il ventiquattrenne James E. Holmes che il 20 luglio del 2012 aprì il fuoco alla prima di Dark Knight Rises (Il Cavaliere Oscuro – Il Ritorno) in un cinema di Aurora, Colorado. Uccise 12 persone e ne ferì 70. Depresso e pieno di rabbia – la sua storia è al centro dello stupendo Dark Night di Tim Sutton. Holmes (condannato a 12 ergastoli, uno per ogni persona uccisa) quando venne catturato dalla polizia subito dopo la carneficina (aveva uno sguardo allucinato e i suoi capelli erano tinti di arancione), ridendo, disse: “sono il Joker!“. Non è cinema, è cronaca vera. Agghiacciante.

Il pluriomicida James E. Holmes (Photo by RJ Sangosti-Pool/Getty Images)

Il pluriomicida James E. Holmes (Photo by RJ Sangosti-Pool/Getty Images)

Jack Nicholson, il più grande

Ma torniamo alla settima arte e ricapitoliamo. Phoenix si è trasformato in Joker, Ledger si è immedesimato nel Joker. Entrambi eccezionali, straordinari, indimenticabili, magistrali. Eppure, ancora volta, c’è chi li batte tutti e due: Jack Nicholson, il mitico Joker del primo Batman di Tim Burton, uscito al cinema 30 anni fa esatti. Sin dal 1980, quasi dieci anni prima, Nicholson era la prima scelta del progetto, fortemente voluto da Bob Kane (ideatore del fumetto di Batman) e dall’autore Michael Uslan. Per capire cosa significasse per tutta la produzione avere Lui nei panni del Joker, bisogna ricordare alcuni aspetti economici. Per fargli accettare la parte ci fu infatti una lunga trattativa. Decisive furono alcune circostanze contrattuali che dettavano un alto compenso (6 milioni di dollari, all’epoca con questo cachet diventò il più pagato al mondo), specifici orari di ripresa, e “alcuni” profitti dal botteghino (tra i 60 e i 90 milioni di dollari: il film incassò infatti oltre 411 milioni di dollari!). Cifre altissime ma soldi ben spesi perché Jack Nicholson era una garanzia assoluta, capace anche di attirare il pubblico al cinema in fase promozionale (molto più di Michael Keaton, nei panni di Batman, il supereroe del film, che inizialmente fu accolto tra lo stupore generale).

Il Joker di Batman

In Batman, la nascita del personaggio del Joker è simile a quella narrata dal fumetto dell’anno precedente (Batman: The Killing Joke), ma gli sceneggiatori, invece di un comico fallito, decisero di fare subito del Joker un criminale incallito chiamato Jack Napier, un temuto gangster al servizio del boss Carl Grissom della mafia di Gotham City. Mostrare l’antagonista di Batman in età più avanzata rispetto ai Joker di Phoenix-Ledger fu quindi un’ulteriore scelta a favore di Nicholson, che ai tempi aveva 52 anni. Il suo Napier è intelligente, ama l’arte, ma ha un carattere irascibile, connotato da violenti sbalzi d’umore. Ha una psiche contorta ancora prima dell’incidente che gli cambierà la vita: il bagno nella vasca di rifiuti chimici in fabbirca causato da un’irruzione ad opera della polizia e di Batman. Quest’ultimo, in questa particolare trasposizione, è mosso dalla vendetta: Jack Napier è il malvivente che ha ucciso i suoi genitori all’uscita di un teatro per rubare la collana della signora Wayne. Una volta diventato il Joker, l’uomo tenta sia di corteggiare la fotocronista Vicki Vale (Kim Basinger) che di vendicarsi in ogni modo di Batman, senza però riuscirci con entrambi. Nel finale del film, dopo che ha quasi avvelenato Gotham City, Joker si scontra con Batman e alla fine precipiterà mortalmente dall’altissima cattedrale della metropoli. L’impatto con il suolo, farà accendere il registratore con la sua risata (nel cameralook finale vediamo, seppur da morto, il suo viso con gli occhi aperti ed il sorriso stampato sul volto).

Jack Nicholson è Joker

Jack Nicholson è Joker

L’arte di Tim Burton

Oltre all’aspetto economico e alla massima libertà sul set, a convincere Jack Nicholson è stato lo stesso Tim Burton, regista visionario reduce dal successo di Beetlejuice (1988, sempre con Michael Keaton). Una quindicina d’anni fa lo stesso attore, riguardo alla sua esperienza in Batman, lo ha elogiato con queste parole: “Tim Burton è un genio. Ha il modo giusto di fare le cose. Ecco perché feci il film. Accettai la parte dopo aver parlato con lui una sola volta. Avevamo idee simili sui cartoni animati. Tim disse che il Joker avrebbe dovuto avere un lato oscuro umoristico“. Mentre la Warner preparava assegni e contratti, il regista (che lo avrebbe diretto in seguito, 1996, anche in Mars Attacks!) mostrò a Jack Nicholson una serie di differenti design e look del Joker prima di ricevere il suo consenso. Nicholson infatti non lasciava niente al caso. Una volta terminato il film, Jack si ritenne particolarmente soddisfatto della sua interpretazione, considerandola “un pezzo di pop art“. Un Joker “italiano” il suo: il bianco della pelle, il rosso acceso delle labbra e il verde dei capelli. Un clown terrificante e completamente “pazzo”, proprio come il suo interprete.

Il volto della follia

Nessuno meglio di Jack Nicholson sa infatti recitare nei panni di un folle. Chi decise di andare al cinema a vedere Batman già sapeva di uscire soddisfatto dalla sua prestazione nei panni del Joker. Del resto Nicholson aveva già toccato l’apice nel 1980 con Shining, nella celeberrima parte di Jack Torrance (uno scrittore che accetta di fare il custode d’inverno dell’Overlook Hotel nel Colorado insieme alla sua famiglia, impazzisce e tenta di uccidere moglie e figlio) e aveva, in parte, bissato nel 1987 ne Le Streghe di Eastwick di George Miller, addirittura rivelandosi, nel finale, Satana (prima era Daryl Van Horne, un seduttore irresistibile). Un repertorio di sguardi allucinati, risate isteriche, e volti stracolmi di rabbia che avevano messo in scena questa sua capacità totale di padroneggiare Il Male come nessun’altro. Con totale naturalezza e spontaneità. Ad esempio, in Batman, in una delle scene di maggior tensione del film, vediamo Bruce Wayne fronteggiare il Joker nell’appartamento di Vicki Vale. In questa occasione il villain, subito dopo aver sparato al protagonista, lascia l’appartamento non prima però di esibirsi in una stramba danza, chiamata dall’attore stesso “bird dance”. Un balletto frutto della sua improvvisazione, un momento dove il suo essere si è abbandonato alla follia del Joker. Un’immedesimazione “controllata”, magistralmente.

Jack "Joker" Nicholson

Jack “Joker” Nicholson

Nessun Joker come Jack

Ed è proprio qui che sta la grandezza di Jack Nicholson rispetto a Heath Ledger (immedesimazione estrema) e Joaquin Phoenix (studio estremo). Nicholson non ha faticato per diventare il Joker, perchè in parte lo era già (e lo è ancora). Lo stesso attore ha dichiarato che in ogni personaggio che ha accettato di interpretare “c’è il 75% del mio carattere“. E un carattere si forma con la vita, gioie e dolori, successi e traumi (uno, la scoperta della sua vera madre – colei che riteneva essere sua sorella – lo ha travolto nel 1974 a 37 anni, la sua vita cambiò). La capacità di Jack Nicholson di controllare il suo Joker è totale, ed è talento puro. Il confine tra personaggio immaginario e attore nel suo caso diventa sottilissimo. Una volta tolto il trucco, il Joker in Jack Nicholson svanisce nella forma ma non nella sostanza. Se Ledger e Phoenix si sono dannati l’anima per arrivare al risultato finale (ripetiamo, due gigantesche interpretazioni), Jack Nicholson non ha fatto alcuno sforzo. Per questo ha già vinto in partenza. Per questo, per quanto mi riguarda, al cinema esiste un solo Joker, e il suo nome è Jack Nicholson.

Giacomo Aricò


EXTRA – Batman, il primo vero blockbuster del cinema

Come scritto sopra, Batman fu un successo critico e finanziario, ottenendo ai tempi il più alto incasso per una pellicola basata su un fumetto della DC Comics. Batman ricevette moltissime nomination ai Golden Globe, ai BAFTA e ai Saturn Award. Inoltre, nel 1990, Peter Young e Anton Furst furono premiati con l’Oscar alla migliore scenografia.

Michael Keaton e Kim Basinger nel primo "Batman" (1989)

Michael Keaton e Kim Basinger nel primo “Batman” (1989)

Riportiamo quanto scrisse il critico del New York Times Matt Zoller Seitz:

Batman, più che un semplice prodotto trainato dal successo del fumetto da cui è stato tratto, è stato il primo blockbuster totalmente integrato verticalmente realizzato da un’azienda. Il film fu prodotto non solo perché dei tipi eleganti ritenevano che sarebbe diventato un successo al botteghino, ma perché la sua realizzazione garantiva l’impiego di talenti e la promozione di merci provenienti da ogni angolo dell’impero mediatico della Time-Warner. Il materiale di partenza, il vigilante incappucciato di Bon Kane, arrivò dalla Dc Comics, una consociata interamente controllata, e venne considerato un prodotto “pre-venduto” (cioè con un pubblico già affezionato)“.

L’ineluttabile cassetta della Warner Home Video fu programmata prima ancora dell’uscita del film per il novembre dello stesso anno, a pochissima distanza dalla distribuzione in sala, ma in piena euforia natalizia. Prince, artista della Time-Warner, sarebbe stato incaricato di registrare una colonna sonora pop “ispirata” dal film e di apparire nei videoclip che avrebbero lanciato contemporaneamente sia la musica che la pellicola. Il regista, Tim Burton, era un autore pop, al pari di Walt Disney o Steven Spielberg. Il cattivo, il Joker, sarebbe stato interpretato da Jack Nicholson, che negli Ottanta accumulò una fortuna interpretando la parte adorabile e ironica di se stesso in versione divo del cinema“.

Batman 2

Sebbene concepito a tavolino, Batman ebbe vari sequel, diede vita ad una nuova serie animata, a un film d’animazione e a un merchandising del valore di un paio di miliardi di dollari. Tutto questo fece apparire il successo di Guerre Stellari – un lavoro svolto soprattutto per passione, che trovò il suo pubblico in modo naturale e divenne un fenomeno di marketing solo molti mesi dopo il suo trionfo al botteghino – come qualcosa d’altri tempi. Quando il critico di “Rolling Stone” Peter Travers saltò sul carro dei chiassosi vincitori, celebrando Batman come “il film del decennio”, non aveva idea di quanto avesse ragione“.

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