(foto di Emanuela Scarpa)

Cuore e acciaio, Claudio Santamaria diventa Jeeg Robot

(foto di Emanuela Scarpa)

Accolto con enorme entusiasmo alla 10. Festa del Film di Roma, oggi arriva finalmente al cinema Lo Chiamavano Jeeg Robot, l’atteso film scritto da Nicola Guaglianone e diretto da Gabriele Mainetti. Protagonista nei panni di un uomo che diventa Supereroe è Claudio Santamaria.

Enzo Ceccotti (Claudio Santamaria) è un nessuno che vive a Tor Bella Monaca. Sbarca il lunario con piccoli furti, e spera sempre di non essere preso. Un giorno, fuggendo dalla polizia, si tuffa nel Tevere entrando accidentalmente in contatto con una sostanza radioattiva contenuta in un barile. A causa di un incidente scopre di avere un forza sovraumana. Ombroso, introverso e chiuso in se stesso, Enzo accoglie il dono dei nuovi poteri come una benedizione per la sua carriera di delinquente.

Intanto a Roma è in corso una vera lotta per il comando e alcuni clan provenienti da fuori stanno terrorizzando la città con diversi attentati e bombe. Tra tutti spicca l’eccentrico e sanguinario boss Zingaro (Luca Marinelli). Tutto cambia quando incontra Alessia (Ilenia Pastorelli), convinta che Enzo sia l’eroe del famoso cartone animato giapponese Jeeg Robot d’acciaio.

Claudio Santamaria (foto di Emanuela Scarpa)

Claudio Santamaria (foto di Emanuela Scarpa)

Il film si rifà alla serie animata giapponese Jeeg Robot D’Acciaio, prodotta nel 1975 dalla Toei Animation  su soggetto di Go Nagai (in Italia fu trasmessa a partire dal 1979). Protagonista del cartone è Hiroshi che, grazie alla campana di bronzo inserita nel suo corpo, diventa invincibile e acquista la capacità di trasformarsi nella testa di Jeeg, un robot potentissimo progettato da suo padre, il professor Shiba.

Nel film di Mainetti, il protagonista diventa Claudio Santamaria – ingrassato 20 Kg. per la parte – che affronta un processo di colpa e redenzione che lo porta ad utilizzare i suoi nuovi poteri per difendere e salvare la comunità. Da ladro a eroe buono: la sua missione diventa un obbligo morale. Nella storia del cinema italiano, non si era ancora visto un supereroe così.

Ilenia Pastorelli (foto di Emanuela Scarpa)

Ilenia Pastorelli (foto di Emanuela Scarpa)

Sta proprio qua il successo del Jeeg di Mainetti, il primo vero SuperHero Movie italiano: andare oltre ogni tipo di aspettativa. Una scelta, quella di raccontare le gesta di un uomo qualunque che scopre di avere dei super poteri, che il regista ha spiegato così: “se è vero che, guardandoci indietro, non scorgiamo uno storico fumettistico in cui personaggi mascherati si sfidano a suon di super poteri per decidere il destino del mondo, è altrettanto vero che, a queste storie, non siamo insensibili”.

Così il film, da esperimento si trasforma in un successo, di critica (già apprezzatissimo all’anteprima di ottobre a Roma) e, ovviamente, di pubblico. Per Claudio Santamaria è questa novità il segreto della sua riuscita: “in Italia l’argomento ‘Supereroi’ è ancora tabù, così come il concetto di ‘cinema di genere’”. Con questa pellicola invece “abbiamo dimostrato che possiamo fare film sui supereroi senza scimmiottare e imitare quelli del cinema americano, e questa è una chiave del suo successo”.

Luca Marinelli (foto di Emanuela Scarpa)

Luca Marinelli (foto di Emanuela Scarpa)

Per il (super)attore, la capacità di Gabriele Mainetti e Nicola Guaglianone è stata “la capacità di prendere diversi elementi dall’universo del cinema Marvel e riadattarli nella nostra società, calandoli in un tessuto urbano e metropolitano che ci appartiene, fortemente italiano e contemporaneo”. Uno scenario in cui Jeeg Robot mette in pratica i suoi poteri, tra acrobazie e tanti momenti ironici.

Un Supereroe comune, che Mainetti – da amante dei generi – ha raccontato con originalità e brillantezza: “quando ti avventuri in un genere che non ti è proprio, il rischio di scadere in un’imitazione è dietro l’angolo: per questo che non abbiamo voluto raccontare le avventure di un superuomo in calzamaglia”.

Jeeg Robot (foto di Emanuela Scarpa)

Jeeg Robot (foto di Emanuela Scarpa)

Il regista, che ha anche curato la colonna sonora insieme a Michele Braga, ha voluto portare lo spettatore in un viaggio nuovo, tra incredulità e sorpresa: “dovevamo convincerlo a credere dall’inizio, con le verità che ci appartengono, tangibili in personaggi ricchi di fragilità: sono loro che lo trascineranno per mano”. Ah, se gli incassi andranno bene, si parla già di sequel…

“Questo film è fatto di diversi generi armonizzati tra loro e lentamente si snoda in una favola urbana fatta di superpoteri”.

Gabriele Mainetti

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