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Dior and I: il travolgente pre-sfilata nel documentario di Frédéric Tcheng

Dopo la co-produzione di Valentino: The Last Emperor di Matt Tynauer (2008), la co-direzione di Diana Vreeland – L’Imperatrice della Moda (2011), Frédéric Tcheng ha deciso di raccontare un altro tassello del settore fashion con il documentario Dior and I, presentato in anteprima mondiale al Tribeca Film Festival e nelle nostre sale solamente domani mercoledì 3 giugno.


Non è la storia del mito Christian Dior che rivoluzionò lo stile, la moda e la silhouette femminile nel dopoguerra con il suo New Look, passata anche tra le mani del giovane Yves Saint Laurent, ma bensì è la sfida e il peso che ha portato sulle spalle, nel cuore e nella mente da creativo lo stilista belga Raf Simons, quando gli venne affidata in tutta fretta nel 2012 la realizzazione della collezione pret-à-portér di Dior, dopo quindici anni sotto il dominio di John Galliano.

Oltre al DNA completamente diverso della maison rispetto alla sua esperienza da Jil Sander, gli viene dato l’onere di rendere omaggio all’uomo Dior e al suo couturier (1905 – 1947) pur trovando uno slancio innovativo. La poca dimestichezza con la lingua francese e il fatto di non disegnare bozzetti, sicuramente non lo aiuteranno. Sarà invece la sua personalità e lato razionale, tra la calma e l’essere reticente, a non fargli perdere il controllo fino alla fine e a far incanalare lo stress verso il genio creativo.

Raf Simons

Raf Simons

Il tempo stringe e nel film viene percepita l’ansia e l’aspettativa che crescono nelle otto settimane prima della sfilata. La moda vede un fremito e un’energia di ugual misura a quella che si percepisce nel mondo dell’arte e nelle Gallerie prima dell’inaugurazione della mostra: lo stilista incuba, crea, plasma, cambia e ricrea un po’ come fa l’artista con le sue opere d’arte, solo che non ha le tele ma la tela (intesa come tessuto). Nel film si percepisce questa continua e ossessionata tensione di non voler deludere, gli addetti ai lavori completamente assorbiti nelle loro mansioni, tesi al momento culminante, cioè la passerella.

Al tempo stesso l’atmosfera viene pacata da una voce fuori campo, paragonabile a un fantasma del passato, che ripercorre in modo velato le stesse ansie che Raf Simons sta vivendo. È Christian Dior, il fondatore della maison.  Vi è infatti un paragone continuo, un’affinità, tra il couturier e lo stilista, le stesse ansie, lo stesso animo pacato quasi timido, le situazioni affini, che permettono allo spettatore di percepire a fondo che cosa sta dietro alla sfilata stessa: non solo semplici tessuti, modelle, ma creatività fluente, sacrifici e esasperante dedizione. Dior & ISi coglie l’eccitazione del backstage, della ricerca della perfezione, la fatica e infine l’emozione. Le modelle che salgono e cavalcano la passerella, indossando come affascinanti dee sacrificali i loro abiti couture. Diventano oggetto di critica e di desiderio. A chiudere, l’apparizione fugace di Raf Simons a fine sfilata, che ricorda proprio l’animo di Monsieur Dior.

Selene Oliva

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