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Fango e Gloria, un secolo dopo la Prima Guerra Mondiale, il docufiction di Leonardo Tiberi con Eugenio Franceschini

In occasione del Centenario della I Guerra Mondiale e dei 90 anni dell’Archivio Storico del Luce, arriva stasera al cinema Fango e Gloria, il film di Leonardo Tiberi che narra le vicende dei milioni di giovani coinvolti in quel tragico evento, utilizzando come simbolo proprio colui che sarà prescelto per rappresentare l’enorme schiera dei caduti anonimi: il Milite Ignoto.

"Fango e Gloria"

“Fango e Gloria”

In particolare è la storia di Mario (un bravissimo Eugenio Franceschini), dei suoi amici e della sua fidanzata. Ragazzi qualunque della piccola borghesia di provincia, entusiasti e pieni di progetti per un futuro che a molti di loro verrà negato. “Fango e Gloria”, oltre a contenere una parte di fiction ambientata a Verona e dintorni (la trincea dove si svolgono alcune delle scene più drammatiche è stata costruita alle pendici del Monte Baldo) si avvale di materiali di repertorio dell’Archivio Storico Luce, sottoposti a procedimenti di colorazione e di sonorizzazione per renderne la fruizione ancora più suggestiva e inedita.

Il film infatti è costruito con fiction e filmati di repertorio che interagiscono continuamente tra loro al punto che il repertorio non rappresenta più, com’è prassi, solo e unicamente il passato, il dato di fatto, la fredda ed inoppugnabile testimonianza dell’accaduto, ma entra ed esce dalla ricostruzione di fantasia sostanziandola del pathos della realtà e imprimendole il marchio della verosimiglianza.

FANGO E GLORIA - V. Corti, E. Franceschini

I personaggi – spiega il regista Tiberi –  migrano dal girato che li rappresenta e li genera al mondo del repertorio e viceversa. Per realizzare tutto ciò, per compenetrare al massimo girato e repertorio, mi sono posto come primo obiettivo quello di “attualizzare” i filmati storici, vale a dire renderli fruibili come fossero stati girati oggi e non un secolo fa”. Per questo le preziose pellicole dell’Archivio Storico sono state scansionate in Alta Definizione, restaurate da graffi e macchie, acquisite in digitale, variando la velocità di scorrimento – per eliminare le fluttuazioni ondulatorie che avevano le macchine da presa dell’epoca e che provocavano i movimenti accelerati e ridicoli a cui siamo abituati.

Un filmato d'archivio ricolorato

Un filmato d’archivio ricolorato

Le stesse immagini in bianco e nero sono state colorate, nel pieno rispetto della filologia e della storia, con un procedimento che nei risultati assomiglia molto alle bicromie di inizio secolo, come il Kinemacolor di Charles Urban.  “Alla ricerca dei colori perduti” spiega il regista che ha aggiunto: “la mia è stata una scelta forte,  audace, che potrebbe non essere condivise da chi di quelle vecchie immagini rimpiange la patina di antico. Ma io credo fermamente nelle mie scelte, adottate non per esibizionismo tecnico o per desiderio di accattivarsi il pubblico, ma, al contrario, perché necessarie e determinanti, perché generano drammaturgia e permettono allo spettatore di calarsi nel racconto in un modo quanto più possibile vivo e partecipato. La guerra di ieri è come quella di oggi, vederla a colori e al passo giusto ne accentua la tragica attualità e induce a riflessioni sulla natura dell’uomo”.

Eugenio Franceschini e Valentina Corti

Eugenio Franceschini e Valentina Corti

Protagonista del film è Mario, un ragazzo qualunque del 1914. E’ nato nel centro Italia, in una località volutamente non specificata della riviera romagnola. Entusiasta e pieno di progetti per il suo futuro, un futuro che non vedrà mai. Parlando di lui il regista spiega che Mario “rappresenta i cinque milioni di suoi coetanei che nei tre anni del conflitto vennero chiamati alle armi: venivano dalla Sicilia, dal Piemonte, dalla Sardegna, dal Veneto, da ogni regione di quella giovane Italia e fu proprio nel fango delle trincee che impararono a conoscersi e, secondo alcuni storici, anche a completare concretamente l’unità della Nazione”.

La Grande Guerra, atroce e assurda, la prima globale, una feroce tempesta d’acciaio che ha devastato l’Europa e che solo in Italia ha spezzato seicentocinquantamila vite e ferito un milione di soldati. La prima guerra di macchine, di uomini e di industrie combattuta da tutti, interventisti e pacifisti, da socialisti e nazionalisti, da analfabeti e grandi intellettuali.

Leonardo Tiberi

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