Suscita grande interesse Liberami, il documentario di Federica Di Giacomo che verrà presentato oggi alla Mostra di Venezia nella categoria Orizzonti. Il film è incentrato sul ritorno dell’esorcismo nel mondo contemporaneo. Ogni anno – in Italia, in Europa e nel mondo – sempre più persone chiamano “possessione” il loro malessere. La Chiesa risponde all’emergenza spirituale nominando un numero crescente di preti esorcisti e organizzando corsi di formazione.
Padre Cataldo è un veterano, uno tra gli esorcisti più ricercati in Sicilia e non solo, celebre per il carattere combattivo e instancabile. Ogni martedì Gloria, Enrico, Anna e Giulia seguono, insieme a tantissimi altri, la messa di liberazione di padre Cataldo e cercano la cura a un disagio che non trova risposte né etichette. Fino a dove ognuno di noi, credente o meno, è disposto ad arrivare purché gli altri ne riconoscano il male? Cosa siamo disposti a fare per essere liberati, qui e ora? Questa è la storia dell’incontro fra la pratica esorcistica e la vita quotidiana, dove i contrasti tra antico e contemporaneo, religioso e profano risultano a tratti inquietanti, a tratti esilaranti. Un film non sulla religione ma su come la religione può essere vissuta.
Liberami è frutto di un lungo lavoro di ricerca, come sottolineato da Federica Di Giacomo: “nella mia mente ha iniziato a comporsi uno strano puzzle postmoderno in cui l’esorcista è un nuovo guaritore, spesso l’ultima spiaggia dopo una via crucis di maghi, psichiatri e rimedi alternativi, metafora di una società in cui l’importante è trovare una cura, rapida e risolutoria. Anche a costo di consegnarsi a qualcuno che ci chiama Satana”. La regista ha raccontato questa storia dal punto di vista di chi la vive ogni giorno: “gli esorcisti vengono nominati dai vescovi e la loro vita si trasforma completamente. E i cosiddetti posseduti sono persone comuni che si avvicinano alla Chiesa in un momento critico della loro vita”. La loro esperienza “si emancipa, quindi, dall’immaginario horror e acquista una complessità in cui c’è posto anche per l’ironia”.
Altro intenso documentario è Robinù, scritto e diretto da Michele Santoro, che verrà presentato nella sezione Il Cinema nel Giardino. Il giornalista sceglie il cinema per parlare di una strage dimenticata, ovvero quella dei baby boss della Camorra. Quest’ultimi, per la prima volta, si raccontano senza mediazioni: la sete di potere, l’amore per i soldi, il divertimento sfrenato, le loro pagine Facebook da vere star. Ribelli insofferenti ai capi “d’o’sistema”, la vecchia Camorra, senza padroni e senza paure.
A Napoli, negli ultimi due anni, bande di adolescenti si combattono, a colpi di kalashnikov, in una guerra dimenticata che è arrivata a contare oltre 60 morti. La chiamano “paranza dei bambini”: giovani ribelli che sono riusciti a imporre una nuova legge di camorra per il controllo del mercato della droga. Una paranza che da Forcella si insinua nei Decumani, e scende giù fino ai Tribunali e a Porta Capuana: il ventre molle di Napoli, la periferia nel centro, tra turisti che di giorno riempiono le strade e gente che di notte si rintana nei bassi trasformati in nuove piazze di spaccio, il vero carburante capace di far girare a mille il motore della mattanza.
Basato sui veri volti dei baby-boss della camorra, dei loro familiari devastati dal dolore, il documentario porta per la prima volta sullo schermo la storia di un intero giovane popolo ridotto a carne da macello. Sotto gli occhi indifferenti delle istituzioni, quei ragazzi hanno evaso qualunque obbligo scolastico, non parlano italiano, hanno i denti già devastati dalla droga, ed esprimono chiaramente sentimenti e passioni di una forza sconosciuta a quella parte di Paese definita “normale”.