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Gli Infedeli di Stefano Mordini, 5 storie di bugie e tradimenti

Remake del fortunato e omonimo film francese di Emmanuelle Bercot (2011, con Fred Cavayé, Alexandre Courtes, Jean Dujardin, Michel Hazanavicius, Eric Lartigau, Gilles Lellouche), mercoledì 15 luglio su Netflix arriva Gli Infedeli, il film a episodi diretto da Stefano Mordini ed interpretato da Valerio Mastandrea, Riccardo Scamarcio, Laura Chiatti, Valentina Cervi, Marina Fois, Massimiliano Gallo ed Euridice Axen.

Il film

Ne Gli Infedeli di Stefano Mordini, attraverso cinque storie brevi, vengono raccontate le peripezie amorose di cinque uomini, ognuno alle prese con mogli, fidanzate, amanti. Uno sguardo irriverente e divertito, ma anche lievemente amaro, sull’amore. Il film, per stile e toni, si ispira alla tradizione della commedia all’italiana ed in particolare a I Mostri di Dino Risi (che a sua volta aveva ispirato Bercot). Se nel film francese c’erano 10 episodi diretti da 7 registi diversi, nella versione italiana le storie sono la metà, tutte girate dallo stesso Mordini.

Riccardo Scamarcio e Laura Chiatti (Foto di Andrea Pirrello)

Riccardo Scamarcio e Laura Chiatti (Foto di Andrea Pirrello)

Riccardo Scamarcio racconta…

L’intento era di fare un film comico e cattivo, che mettesse in luce personaggi estremi, raccontando il malcostume dell’infedeltà maschile. Quella di Mordini è un’indagine sul tradimento degli uomini, fatta con ironia, prendendoli un po’ in giro. Abbiamo ricercato i cliché della commedia all’italiana, al contrario non avrebbe funzionato. Il tema del tradimento riguarda tutti. Io cerco di evitarlo, sapendo che è un demone in agguato. In amore non bisogna mai dare nulla per scontato, bisogna stare attenti ai rapporti seduti, dove tutto sembra andare avanti grazie a una perfetta routine“.

Valentina Cervi e Valerio Mastandrea (Foto di Andrea Pirrello)

Valentina Cervi e Valerio Mastandrea (Foto di Andrea Pirrello)

Valerio Mastandrea racconta…

Si tratta di un viaggio dentro la cultura dominante maschile e sul suo potere molto spesso abusato. Un film come questo, che prova a ridere, quasi vergognandosene, del maschilismo, degli aspetti più retrivi dell’essere uomo, cerca di distruggere gli aspetti culturali più solidi e tranquillizzanti. Non ho mai provato tanta antipatia per i personaggi che ho interpretato. Ma la sfida era cercare di essere empatici odiandoli, in modo che lo spettatore possa scorgere qualcosa che gli ricordi qualcuno, o addirittura se stesso“.

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