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Hook, Peter Pan, Robin Williams, le emozioni non invecchiano

Mi si stringe il cuore a ripensare all’indimenticabile cameralook di Robin Williams in Hook – Capitan Uncino nel momento in cui torna a volare, spinto dal suo pensiero felice, la nascita del figlio Jack. Tutto d’un tratto lo vediamo sfrecciare nel cielo dell’Isola Che Non C’è nella sua calzamaglia verde: è sempre stato lui Peter Pan. E al cinema, almeno per me, lo sarà per sempre, anche se in cielo, purtroppo, Robin è volato via troppo presto.


Sono passati trent’anni da quella magica pellicola di uno Steven Spielberg in stato di grazia che, subito dopo, si mise al lavoro per realizzare Jurassic Park. Alla base di Hook c’è il Peter Pan di James Matthew Barrie, che si inventò “il ragazzo che non voleva crescere” nel 1902, dando vita ad una serie di romanzi che lo vedevano protagonista. Con il film del 1991, Spielberg diresse un capolavoro capace di far volare insieme la realtà del presente e la magia del mito. Una storia carica di ironia e significato, in cui tutto torna al proprio posto. Quel fanciullo che non voleva crescere e volava grazie alla polvere di stelle è ormai adulto, vive a San Francisco, è si dimentica chi era. È diventato Peter Banning (Robin Williams), un Avvocato specializzato in fusioni che mette il lavoro davanti alla famiglia, anche nel periodo natalizio.

Peter è sposato con Moira (Caroline Goodall) e ha due figli, la piccola Maggie (Amber Scott) e Jack (Charlie Krosmo), che sta diventando un ometto. Alla recita della prima – che porta in scena proprio Peter Pan vestendo i panni di Wendy – si fa distrarre da telefonate di lavoro (c’erano i primi cellulari con antenna), alla partita decisiva di baseball del secondo invece nemmeno si presenta, nonostante avesse promesso di esserci. Due mancanze che si susseguono in due giorni, appena prima della partenza per Londra (su un volo Pan Am, come gioco di parole), alla volta della casa dell’anziana nonna Wendy Moira Angela Darling (Maggie Smith), una donna straordinaria che in gioventù ha adottato numerosi bambini orfani tra cui anche lo stesso Peter quando questi era un adolescente. Peter dovrà tenere un discorso alla cerimonia in suo onore.

Peter Banning di fronte a nonna Wendy

Peter Banning di fronte a nonna Wendy

La famiglia Banning arriva in una Londra imbiancata e piena di luci: sta arrivando il Natale. La casa di Wendy è tutta addobbata e sembra essere rimasta ferma nel tempo: le finestre, l’arredamento, le decorazioni natalizie, ci riportano agli anni Cinquanta. Moira in quella casa è cresciuta, e appena varca la porta si emoziona: “Questa casa mi ricorda la bambina che ero, tutto parla di me”. Peter invece è scocciato, aspetta con impazienza telefonate di lavoro e non sembra nemmeno troppo preoccupato dal fatto che i suoi figli, soprattutto Jack, siano delusi dal suo comportamento, distaccato e privo di attenzioni. Anche Wendy non lo riconosce più: “Peter, ma tu sei diventato un pirata?”.

In quella sera, mentre Peter, Moira e Wendy vanno alla cerimonia, Jack e Maggie spariscono nel nulla. C’è solo un indizio: una lettera scritta da Giacomo Uncino, Capitano desideroso di vendetta. I bambini sono stati rapiti e ora si trovano all’Isola Che Non C’è. Che significato ha tutto ciò? Wendy spiega all’incredulo Peter che lui è Peter Pan, l’unico che può salvare i propri figli da Uncino. Peter pensa che stia delirando, ma all’improvviso viene raggiunto da una strana, piccolissima, creatura illuminata che vola: Trilli/Campanellino (Julia Roberts). È lei che, avvolgendolo in un lenzuolo, lo trascina all’Isola, direttamente sul galeone dove si trovano i pirati e Capitan Uncino (Dustin Hoffman), assistito dal fidato Spugna (un indimenticabile Bob Hoskins).

Peter (Robin Williams) e Capitan Uncino (Dustin Hoffman)

Peter (Robin Williams) e Capitan Uncino (Dustin Hoffman)

Ed è qui, di fatto, che inizia la vera avventura del film. Peter Banning ritrova i bimbi sperduti (ora capitanati da Rufio) e nel giro di tre giorni tornerà a ricordare chi era: Peter Pan. Cresciuto, invecchiato, ma ancora capace di volare, combattere ed esultare. Nello scontro finale con Uncino, avrà la meglio, riconquistando l’amore dei figli e volando nuovamente a Londra per ricominciare, con occhi diversi ed una ritrovata consapevolezza, una nuova vita.

Hook è uno splendido viaggio nell’infanzia, nei ricordi che riaffiorano nonostante il passare del tempo e il susseguirsi delle crescenti responsabilità che la vita ci porta. Il momento, fortemente simbolico, in cui Peter ricorda tutto nella casa di Wendy sull’Isola Che Non C’è, è carico di un sentimento struggente che mescola nostalgia ed entusiasmo. Bisogna sempre ricordare e celebrare il bambino che è in noi, senza mai abbandonarlo o ignorarlo. Robin Williams, a tal proposito, disse: “l’arrivo di Capitan Uncino è per Peter Banning una sorta di esorcismo che lo costringe a ricordare chi era e a tornare ad essere Peter Pan”. Un personaggio diventato, in chiave psicologica, indicatore di quella Sindrome (dal testo La Sindrome di Peter Pan di Dan Kiley del 1983) che coinvolge, a livello patologico, tutti quegli individui che non accettano di crescere e di assumersi della responsabilità.

Peter Pan torna a guidare i bimbi sperduti

Peter Pan torna a guidare i bimbi sperduti

Nel film di Steven Spielberg invece tornare ad essere fanciulli è l’unica strada per la salvezza. Gli adulti che vivono per lavorare trascurando i figli e i loro bisogni, sono diventati cinici, severi ed egoisti. Si sono dimenticati l’importanza dei sogni e dei pensieri felici, quelli che ti fanno volare. Solo scavando nel proprio passato Peter ritroverà la sua vera anima, quella di un ragazzo che non voleva crescere fino al giorno in cui ha sostituito il gioco con l’amore, quello per Moira, la nipote di Wendy, quell’incantevole fanciulla che sempre si merita un vero bacio. È l’amore, la famiglia, la motivazione che porta Peter a crescere. Una spinta talmente forte che poi, però, lo ha portato a diventare un uomo incapace di dare amore.

In questa casa non si cresce, per nessun motivo” dice nonna Wendy a Maggie e Jack. Hook parla sia agli adulti che ai bambini. Non bisogna avere fretta di crescere. Il periodo dell’infanzia è un momento irripetibile, in cui i figli cercano i padri per giocare, e in cui i padri tornano ad essere bambini. E gli anni passano, passano in fretta, come Moira ricorda a Peter: “presto Jack non ti chiederà più di andare alle sue partite e sarai tu che farai di tutto per stare con lui”. La storia di Peter Pan, e dei suoi avventurosi scontri con Capitan Uncino, diventa così un modo per farci riflettere sulla famiglia, sull’importanza di stare insieme, senza mai perdere la voglia di sognare.

La famiglia Banning nel finale del film

La famiglia Banning nel finale del film

E non è un caso che questa magia nel film accada proprio a Natale. È in questo momento dell’anno che tutto riaffiora e tutto si forma. Un momento in cui i padri si rivedono bambini negli occhi e nei gesti dei loro figli. Un momento che i figli conserveranno per tutta la vita. Un momento in cui adulti e bambini hanno gli stessi occhiIn fondo al cuore le emozioni più forti non devono mai invecchiare.

Giacomo Aricò


EXTRA – Hook, le clip fondamentali




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