HANNO TUTTI RAGIONE

Iaia Forte diventa il Tony Pagoda di Hanno Tutti Ragione, dal romanzo di Paolo Sorrentino

Iaia Forte vestirà i panni di Tony Pagoda in Hanno Tutti Ragione, il suo spettacolo teatrale tratto dall’omonimo testo di Paolo Sorrentino che sarà in scena al Piccolo Eliseo di Roma dal 7 ottobre al 1 novembre.

Iaia Forte in "Hanno Tutti Ragione"

Iaia Forte in “Hanno Tutti Ragione”

Iaia Forte si è innamorata del protagonista del romanzo di Sorrentino quando ha letto due capitoli del libro a Fiesole, come spiega lei stessa: “il piacere di incarnare Tony Pagoda e di dare suono alla bellissima lingua del libro è stato tale, che mi ha fatto desiderare di farne uno spettacolo. Questo cantante cocainomane, disperato e vitale, è una creatura così oltre i generi che può essere, a mio avviso, incarnato anche da una donna: mi piace immaginare che il ghigno gradasso di Pagoda nasconda un anima femminile, una “sperdutezza”, un anelito ad un “armonia perduta” ”.

Così la Iaia Forte in versione Tony è un vulcano in eruzione, un filosofo della sottocultura: “In ultima analisi, dico io, la vita è una meravigliosa rottura di coglioni. Ma su cosa dobbiamo concentrarci? Sulla rottura di coglioni? O sul favoloso? I comodi si adagiano sulla rottura di coglioni. Li rassicura. Come il telegiornale delle otto. Gli altri, li vedi, si catapultano in strada a tutte le ore, valicano la notte, avidi e nevrotici, spaesati ma concentrati. Cercano il favoloso. E non lo trovano. Perché lo hanno già vissuto”.

Iaia Forte è Tony Pagoda (foto Rocco Talucci)

Iaia Forte è Tony Pagoda (foto Rocco Talucci)

Abita una vita eccessiva e mediocre, lussuosa ma povera, Tony. Ha un’opinione crudele per tutto e per tutti. La moglie: «Quindici anni fa, con mia moglie, si scopava da bufali. Ora è un oggetto d’arredamento». La gente: «La gente, questa articolata organizzazione umana che crede sempre di sfilare sull’orlo di un precipizio senza ritorno, mentre si sta solo trascorrendo la vita. Confondono la monotonia col disastro. Un errore comune».

Sui sentimenti: «l’uomo, si sa, è come la Coca-Cola. Basta scuoterlo un po’ e attacca a spruzzare di tutto. Sangue e sentimenti. Calore e risentimento. Tutto di fuori». E sarà il girotondo monotono di stati umorali altalenanti a fargli capire che qualcosa è cambiato. E allora via, un taglio netto con tutto e tutti. Soprattutto con se stesso.

(foto Rocco Talucci)

Lo spettacolo è concepito come un concerto, in cui i pensieri del cantante nascono nell’emozione di esibirsi davanti a Frank Sinatra, al Radio City Music Hall. In una sorta di allucinazione del sentire provocatagli dall’ alcool e dalla cocaina, Pagoda, mentre canta, è attraversato da barlumi di memoria, illuminazioni di sé, “struggenze” d’amore, sarcastiche considerazioni partorite tra le note delle canzoni, dove la musica che accompagna la performance dialoga con le parole stesse usate come una partitura.

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